Bellano: cinema sold-out per l’incontro con Francesco Costa, tra Morning e California

Sold-out. Il cinema di Bellano era pieno fino all'ultimo posto disponibile e anche oltre. Tante erano infatti le persone sedute sulle scale o in piedi vicino all'entrata. Una piccola folla, accorsa nel paesino in riva al lago nel pomeriggio di sabato per ascoltare una delle personalità più importanti del mondo dell'informazione italiana: Francesco Costa. Seduto di fianco al padrone di casa Armando Besio, il trentottenne giornalista di origini siciliane si è raccontato con grande sincerità e umanità, coinvolgendo appieno i presenti tra battute e profonde riflessioni. Il dialogo con Besio è partito da Morning, una rassegna stampa quotidiana in formato podcast che il vicedirettore del Post realizza da circa un anno.

Francesco Costa e Armando Besio

"Morning dura tra i 20 e i 25 minuti, più o meno la metà di Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio3. È qualcosa che non c'era. Poi un podcast già di per sé non richiede un'attenzione esclusiva, come per esempio la lettura di un giornale, e questo favorisce la creazione di riti" ha esordito Costa. Un progetto che, come ha ricordato il suo protagonista, ha avuto un successo incredibile. "Oggi la maggior parte degli oltre 50mila abbonati del Post ascolta Morning ogni mattina. La nostra idea è quella di produrre un giornalismo che sia comprensibile e accessibile a tutti. Un giornalismo che spieghi non solo cosa accade ma anche perché accade. L'obiettivo è aiutare le persone a prendere decisioni informate" ha proseguito il vicedirettore del Post. Un proposito nobile che spinge Francesco Costa a svegliarsi ogni giorno prima delle 5. Il percorso verso la diffusione di ogni puntata della rassegna, infatti, inizia molto presto e non è esente da rischi. "La cosa più complicata è trovare ogni mattina il tono migliore per raccontare le notizie. Mettermi su un piedistallo sarebbe ridicolo. Cerco di mettere al primo posto le notizie, i fatti, la competenza mia e della redazione e provo a raccontare tutto questo con un tono amichevole, complice e non insopportabile" ha spiegato con grande onestà Costa, sollecitato da Armando Besio.

Esaurita la discussione sul podcast, Besio ha quindi inaugurato la seconda parte dell'incontro con un'altra domanda molto diretta:" Quando è nata la sua passione per gli Stati Uniti d'America?". Prima ancora che come voce di Morning, infatti, Francesco Costa è conosciuto come esperto dell'universo a stelle e strisce. Un mondo complesso e in costante evoluzione che il giornalista ha raccontato in tre libri: Questa è l'America, Una storia americana e California, tutti pubblicati con Mondadori negli ultimi tre anni. "Ho iniziato a seguire le vicende statunitensi subito dopo la laurea, mentre lavoravo come moderatore dei commenti per il sito dell'Unità. Era il 2007, stava emergendo la figura di Barack Obama, un personaggio eccezionale. Mi sono via via appassionato e ho capito che gli Stati Uniti potevano essere un mondo interessante da raccontare" ha spiegato Francesco Costa. Ricordando le sue esperienze oltreoceano, Armando Besio ha posto l'accento sul forte senso di appartenenza e unità che pervade la società statunitense. "Gli Stati Uniti sono una nazione giovanissima popolata in gran parte da immigrati o eredi di immigrati, persone che hanno radici molto diverse tra loro. Per di più, da quelle parti non ci sono la storia e la cultura millenarie presenti in Italia. Gli americani dovevano crearsi una sorta di religione di stato su cui fondare la loro nazione. Il loro patriottismo ostentato nasce da qui" ha risposto il vicedirettore del Post.

L'ultimo libro di Costa racconta uno spaccato molto particolare del mondo statunitense: la California. "Nel libro paragoni la vita in California all'andare in surf: finché stai sulla cresta dell'onda è bellissimo ma la situazione è molto precaria e quando si cade ci si fa molto male. Che cosa è successo in California?" ha chiesto Armando Besio. Per rispondere al quesito, Francesco Costa ha esordito con un'espressione tipica del lessico giornalistico. "Le origini di questa crisi affondano le loro radici negli anni Settanta, quando diversi nodi sono venuti al pettine. Lo sviluppo urbanistico delle città californiane, fondato su enormi distese di villette singole, inizia a mostrare i suoi limiti" ha spiegato il giornalista siciliano. "Questo è un modo di utilizzare il suolo molto poco efficace. Alla fine degli anni Settanta iniziano ad arrivare persone interessate a lavorare nel settore della tecnologia ma non ci sono abbastanza case per tutti. Si crea uno squilibrio tra domanda e offerta che fa alzare i prezzi enormemente". Oggi, in California ci sono studenti universitari che dormono nei parcheggi degli atenei così come famiglie con due stipendi costrette a vivere in quattro in una stanza. "In California, se ti va male anche solo una cosa nella vita finisci per strada" ha sottolineato Costa. Perché succede tutto questo? Tante le cause, ma una è più evidente delle altre. "In California i democratici vincono ogni elezione con l'80% dei voti. Le elezioni vere e proprie sono le primarie del partito dove più un candidato è radicale più ha possibilità di vincere" ha proseguito il giornalista "Il risultato è la totale assenza di dialettica politica. Chi governa sa di non dover rendere conto a nessuno di ciò che fa e questo fa sì, tra le altre cose, che l'apparato burocratico diventi elefantiaco. Pensate che solo per i senza tetto ci sono 91 programmi diversi".

L'incontro ormai volgeva al termine. Se alcuni dei presenti in sala erano già pronti a scattare verso il banchetto del firmacopie, in tanti hanno alzato la mano per porre delle domande a Francesco Costa. La discussione sarebbe potuta continuare per ore con il cinema sempre pieno. "Che cosa ci insegna la parabola della California?" ha chiesto ad un certo punto qualcuno dalle ultime file. La risposta dell'autore è stata come sempre molto chiara. "Pensando al mercato immobiliare di Milano, la storia delle città californiane dimostra che se il problema della casa riguarda la classe media, non basta costruire più case popolari. Bisogna limitare gli affitti brevi, ridurre il numero di case sfitte, investire nei trasporti pubblici. È tutto il sistema che deve funzionare diversamente".
Andrea Besati
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