
Il palazzo di Giustizia di Milano
Il procedimento – dinnanzi al collegio giudicante della decima sezione penale del Tribunale di Milano – si è aperto lo scorso 18 settembre e dopo poco meno di una decina di udienze i difensori dei dieci imputati sono ancora alle prese con le così dette questioni preliminari. Martedì però il “colpo di scena”. Un intero anno di intercettazioni telefoniche e ambientali operate nel corso dell’inchiesta sono state dichiarate inutilizzabili. E ciò, chiaramente, rischia di indebolire - e non poco – il quadro accusatorio a carico degli indagati nell’ambito dell’operazione “Vendemmia” che, dopo il rinvio a giudizio, hanno optato per il rito ordinario. Stiamo dunque parlando dell'ex assessore regionale alla Famiglia ed ex sindaco di Lecco Giulio Boscagli, dei meratesi Cristina Clementi (classe 1966, direttore dell'unità amministrativa dell'Ao di Vimercate) e Luca Stucchi (classe 1965, direttore generale dell'Ao di Mantova) nonché di Maurizio Amigoni (classe 1950, direttore generale dell'AO di Vimercate), Sergio Fienga, classe 1972 (avvocato), Carlo Lucchina (classe 1949 direttore generale della sanità), Franco Paolo Candidi (classe 1953, dipendente dell'ufficio Regione), Emanuele Cordero di Vonzo (classe 1965, direttore generale e legale rappresentante dell'azienda Marsch), Paolo Puccitelli Valentini (classe 1960, capogruppo dei consiglieri del Pdl in Regione Lombardia) e Simone Rasetti (classe 1969, capo della segreteria dell'assessore regionale alla sanità Lombardia). A vario titolo la Procura – con fascicolo ora nelle mani del dr. Fusco – contesta loro reati che vanno dalla "corruzione per atti contrari ai doveri del proprio ufficio" alla "turbata libertà degli incanti". Secondo l'impianto accusatorio, tutto ancora da dimostrare, avrebbero favorito persone a loro vicine, sfruttando il loro ruolo negli enti pubblici, per assegnare gare negli ospedali. L’operazione “Vendemmia”, che ha toccato le aziende ospedaliere di Mantova e Vimercate, ha infatti le proprie basi in presunti appalti “pilotati” nell’ambito del progetto Telemedicina, ovvero l’installazione in 26 ospedali lombardi da parte della società Multimedia Hospital di un canale televisivo con contenuti pubblicitari affiancata da contratti di assicurazione e brokeraggio per aziende ospedaliere. Per tale vicenda, a maggio, hanno già definito la loro posizione Andrea Gennari per l'inchiesta su Mantova (un anno e 11 mesi) e Stefano Casali di Monticelli D'Ongina (5 mesi e 20 giorni) per Vimercate. Prima di loro la strada del patteggiamento era già stata scelta da Bruno Della Negra (un anno e 8 mesi), classe 1962, socio e amministratore unico della società 'Multimedia Hospital' e dal conte Alberto Uva (un anno e 11 mesi) per "Teleospedale".

Lasciate alle spalle le primissime questioni relative all’ipotizzata incompetenza del Foro meneghino – superate dai giudici sostenendo la sussistenza di “connessioni oggettive e sufficienti per radicare il processo a Milano” – le difese hanno presentato le loro istanze relativamente alle intercettazioni. Accolta quella eccepita dall’avvocato Perillo, legale di Cristina Clementi e da un altro collega in riferimento all’inutilizzabilità di quelle disposte dall’allora gip del Tribunale di Lecco, dottoressa Elisabetta Morosini, su richiesta del Pm titolare in origine delle indagini, per “difetti” formali ma anche legati alle motivazioni per cui vennero autorizzate e quindi al titolo di reato ipotizzato.
In pratica, in un sol colpo, sono state dichiarate invalide tutte le telefoniche e le ambientali operate tra il marzo 2009 e il giugno 2010, salvando soltanto quelle ordinate dal Tribunale di Milano e riguardanti un lasso di tempo davvero ridotto, tra il giugno e l’ottobre di cinque anni fa.
In altri termini, di 10 registri che inizialmente sarebbero dovuti confluire nel fascicolo, se ne solo salvati solo 2.
“Il quadro accusatorio inevitabilmente si affievolisce e riduce” commenta dunque l’avvocato Perillo (affiancato in Aula anche dal un altro lecchese, l’avvocato Richard Martini difensore di Boscagli). Estromesso infatti il grosso delle intercettazioni, l’accusa potrà contare solo sulle prove documentali raccolte nel corso dell’inchiesta poggiante proprio su quanto ascoltato tramite le microspie. A riprova di ciò il fatto che la lista del Pm non prevede testimoni se non gli operanti e i co-imputati.
Il processo è stato aggiornato al 15 aprile. Dopo la discussione circa gli ultimi “dettagli” preliminari residuali, verrà finalmente aperto il dibattimento con la calendarizzazione delle prime udienze per l’escussione dei testi della pubblica accusa.
A.M.