Immagini scattate il mattino dell'incendio
Prima l'accesa discussione, culminata con l'intervento dei sanitari (e delle forze dell'ordine). Poi il fuoco appiccato per danneggiare tre porte all'interno di un condominio. Due fatti tra loro collegati, con il secondo episodio ricondotto ad una sorta di “vendetta” per il primo. A distanza di quattro anni dall'accaduto, la vicenda che nel 2018 per un paio di giorni infiammò – metaforicamente ma non solo – il rione di Santo Stefano a Lecco è approdata, nei giorni scorsi, in Tribunale. Quattro gli imputati. Da una parte i fratelli Taher Samir Sobih (classe 1986), Mohamed Alshahat Sobih (classe 1994) e Karim Samir Sobih (classe 1984) con il tunisino Abedllatif Tlili (classe 1974), tutti residenti in zona, assistiti i primi due dall'avvocato Stefano Regazzoni e gli altri due dal collega Paolo Rivetti, accusati in concorso tra loro di lesioni aggravate; dall'altra la loro “vittima” Augustin Ameyibor, 24 enne di origini nordafricane, nato a Bergamo ma domiciliato Lecco, difeso dall'avvocato Laura Rota, chiamato a rispondere anch'egli di lesioni ma anche di danneggiamento a seguito di incendio. Nella ricostruzione degli inquirenti, quest'ultimo, la sera si sarebbe portato nella pizzeria al taglio dei primi due imputati, innescando uno scontro che avrebbe poi coinvolto anche gli altri due presenti nel locale come avventori; una volta dimesso dall'ospedale, l'indomani, il giovanotto sarebbe tornato in viale Turati, raggiungendo poi il caseggiato di via Perazzo dove risiede Karim Samir Sobih per dare fuoco, "armato" di tanica di benzina, a tre porte. Ad evitare il peggio solo per l'intervento di una vicina di casa. Grazie anche alla remissione incrociata delle rispettive querele, tutti i coinvolti sono stati assolti per le lesioni mentre è rimasto in piedi il reato di danneggiamento a seguito di incendio per il quale il 24enne è stato condannato dal giudice Martina Beggio a un anno e 8 mesi.