Disarmiamoci, a iniziare dalle caserme
Cara Leccoonline
Ho visto uno striscione che apriva un pezzo dell'adunata degli alpini domenica che diceva: "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva".
Che è un po' in contraddizione, l'impegno deve essere civile o militare? Ma soprattutto, se si è stati e si è bravi maestri non dovrebbe servire nessun obbligo, tantomeno una leva.
C'è davvero bisogno per l'impegno civile di cameratismo, esercitazioni militari, nonnismo, gerarchie date da gradi e non dal merito e ancora alienazione e sperperi economici per inutili caserme, soldati e carri armati da schierare sull'arco alpino e sui confini magari di Gorizia perché non passi l'invasor?
Non è necessario invece oggi, per più motivi, culturali, economici, politici e di futuro possibile e da costruire al posto che reintrodurre la leva, quella di disarmarci?
Abbiamo 95.000 militari sparsi in un migliaio di caserme e ogni anno 25 miliardi di € in spesa militare, con l'obiettivo, appena votato, di arrivare a 38. Ossia 104 milioni € al giorno.
Siamo il sesto esportatore di armi al mondo, i nostri primi clienti sono Egitto e Turchia e non è un mistero come le usino.
È tempo e responsabilità di disarmarci, dismettere molte divise e altrettante caserme e restituirle, convertirle, aprirle alle Città, all'uso pubblico, educativo, sanitario, artistico, produttivo, sociale e abitativo popolare
L'Italia è già fin troppo in guerra perché è da sempre un territorio infarcito di guerra, con basi militari ovunque, ordigni nucleari, porti dove partono armamenti e divise da sfilare.
Ci servono uomini e donne disarmati, per il benessere delle comunità, abbiamo migliaia di morti sul lavoro ogni anno, tutti gli anni perché non abbiamo abbastanza ispettori del lavoro e continuiamo a tenere caserme con dentro militari la cui funzione è non fare nulla. Qual è la loro funzione? Quotidiana, dentro quelle caserme, dietro quel filo spinato e cartelli di zona militare limite invalicabile?
E c'è ancora chi marcia per le strade festanti di qualche città con scritto "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva".
Signornó signore.
Ho visto uno striscione che apriva un pezzo dell'adunata degli alpini domenica che diceva: "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva".
Che è un po' in contraddizione, l'impegno deve essere civile o militare? Ma soprattutto, se si è stati e si è bravi maestri non dovrebbe servire nessun obbligo, tantomeno una leva.
C'è davvero bisogno per l'impegno civile di cameratismo, esercitazioni militari, nonnismo, gerarchie date da gradi e non dal merito e ancora alienazione e sperperi economici per inutili caserme, soldati e carri armati da schierare sull'arco alpino e sui confini magari di Gorizia perché non passi l'invasor?
Non è necessario invece oggi, per più motivi, culturali, economici, politici e di futuro possibile e da costruire al posto che reintrodurre la leva, quella di disarmarci?
Abbiamo 95.000 militari sparsi in un migliaio di caserme e ogni anno 25 miliardi di € in spesa militare, con l'obiettivo, appena votato, di arrivare a 38. Ossia 104 milioni € al giorno.
Siamo il sesto esportatore di armi al mondo, i nostri primi clienti sono Egitto e Turchia e non è un mistero come le usino.
È tempo e responsabilità di disarmarci, dismettere molte divise e altrettante caserme e restituirle, convertirle, aprirle alle Città, all'uso pubblico, educativo, sanitario, artistico, produttivo, sociale e abitativo popolare
L'Italia è già fin troppo in guerra perché è da sempre un territorio infarcito di guerra, con basi militari ovunque, ordigni nucleari, porti dove partono armamenti e divise da sfilare.
Ci servono uomini e donne disarmati, per il benessere delle comunità, abbiamo migliaia di morti sul lavoro ogni anno, tutti gli anni perché non abbiamo abbastanza ispettori del lavoro e continuiamo a tenere caserme con dentro militari la cui funzione è non fare nulla. Qual è la loro funzione? Quotidiana, dentro quelle caserme, dietro quel filo spinato e cartelli di zona militare limite invalicabile?
E c'è ancora chi marcia per le strade festanti di qualche città con scritto "per dare all'Italia altri 100 anni di impegno civile chiediamo il ripristino della leva".
Signornó signore.
Paolo Trezzi