Poli Lecco: illustrato il progetto che mira a favorire 'vita attiva a 360 gradi e inclusione'
Superare barriere di ogni tipo per poter praticare lo sport con l'obiettivo del benessere, fisico ma anche psichico e sociale. Partendo dai cosiddetti soggetti fragili ma guardando alle esigenze di tutti.
E' la filosofia sottesa al "Progetto emblematico Active3" presentato alla sede lecchese del Politecnico e che vede coinvolti il Politecnico, la sezione lecchese del Centro nazionale delle ricerche e le strutture sanitarie: l'ospedale, l'Ats, l'istituto Medea della "Nostra famiglia" di Bosisio Parini, Villa Beretta di Costa Masnaga, l'Inrca di Casatenovo. Un progetto volto a favorire la «vita attiva a 360 gradi e l'inclusione - come ha spiegato la rettrice del Politecnico lecchese Manuela Grecchi -, migliorando le condizioni non solo dei pazienti». Ci si rivolge infatti a bambini, adolescenti, adulti, anziani, per un sano sviluppo fisico e relazionale, per lo svago e la socializzazione, la prevenzione e la cura. Si è parlato di sport-terapia, quale fonte di benessere e salute per tutti. Il progetto è articolato in tre sottoprogetti illustrati nel corso dell'incontro.
Antonio Rossi e Giovanni Fosti
Un primo intervento è stato illustrato da Manuela Galli (docente del dipartimento di elettronica e bioingegneria del Politecnico) e da Massimo Molteni (responsabile dell'unità di piscopatologia dell'età evolutiva alla "Nostra famiglia"). Il punto di partenza sono le difficoltà degli alunni disabili a partecipare alle lezioni di educazione motoria nella scuola primaria, difficoltà legate a barriere fisiche e culturali (da una parte i genitori che chiedono l'esonero come forma di protezione e dall'altra le difficoltà per gli insegnanti), normative e tecnologiche (per esempio, palestre inadeguate).
E così si è pensato di reiventare gli spazi, passando anche attraverso la realtà virtuale. Nel reparto maternità del Politecnico sarà predisposto un ambiente sperimentale nel quale saranno allestite postazioni per simulare attività fisiche e una palestra di arrampicata, ma anche proposti giochi immersivi ed esperienze sensoriali. Prevedendo anche tutori per gli arti inferiori per consentire l'attività motoria a chi non fosse in grado. Soprattutto, però, l'intervento non sarà rivolto solo agli alunni in difficoltà ma alle intere classi, proprio per favorire il processo di inclusione. A tal fine saranno organizzati percorsi formativi rivolti a insegnanti e famiglie e approntato un kit tecnologico per poter trasferire nelle singole scuole le sperienze sperimentate al Politecnico. Si parte con tre istituti: la scuola speciale della ''Nostra famiglia" di Bosisio e due scuole primarie ancora da individuare.
Giuseppe Andreoni e Franco Molteni
Un secondo sottoprogetto prende spunto dai "gruppi di cammino" promossi dall'Aziends sanitaria lecchese ormai ventidue anni da e andati ingrossandosi nel corso del tempo arrivando a coinvolgere oggi 1600 persone, oltre a essere stati proposti anche in altre località lombarde. Ne hanno parlato Giuseppe Andreoni del dipartimento di design del Politecnico e Stefania Bolis dell'Ats. L'obiettivo è la promozione della "medicina della prevenzione". Dando per scontati, a monte, regimi di vita salutare da parte delle persone, l'impegno è quello di mettere a punto una "terapia digitale", sostanzialmente un monitoraggio costante delle condizioni di salute attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici adatti anche ai "non nativi digitali" con sensori indossabili, passando da uno screening iniziale ad esercizi mirati, da attività da effettuare lungo i percorsi all'aperto fino a interventi motivazionali e test specifici. La sperimentazione riguarderà duecento persone individuate appunto tra i partecipanti ai gruppi di cammino.
Manuela Gnecchi e Massimo Molteni
Infine, terzo intervento, una piattaforma per guidare l'attività sportiva dei singoli al chiuso o all'aperto. A presentarlo, Marco Sacco del Cnr di Lecco e Franco Molteni, direttore dell'unità di riabilitazione di Villa Beretta. Da una parte, si parla di "social bike", vale a dire attività effettuata in collegamento telematico con altre persone. Anche in questo caso, inoltre, si può ricorrere alla realtà virtuale con un chiosco di partenza e stazioni lungo un percorso da effettuare in compagnia di altri pedalatori da remoto. Dall'altra parte, ‘attenzione è rivolta all'attività all'aperto e in questo caso con l'utilizzo di "trick", biciclette simili a quelle utilizzate dagli atleti paralimpici e azionate da pedali mossi con le braccia: in questo caso è previsto l'utilizzo di strumenti elettronici applicati agli arti inferiori in grado di fornire impulsi che consentano il movimento. Studiati per le grandi disabilità, potrebbero essere mezzi validi anche per persone avanti con l'età.
Manuela Galli e Marco Sacco
Tre anni sono il periodo previsto per la realizzazione del progetto che vede un impegno finanziario di 3 milioni e 500 mila euro coperti dalla Fondazioone Cariplo e dalla Regione Lombardia, rappresentate nell'incontro rispettivamente dal presidente Giovanni Fosti e dall'assessore allo sport Antonio Rossi, il quale ha ricordato come sia anche grazie alle Olimpiadi invernali del 2026 (Milano-Cortina) che tutto questo sia possibile, «perché le Olimpiadi non solo i venti giorni di gare o le infrastrutture realizzate sul territorio e che resteranno, ma richiamano anche i valori della vita attraverso lo sport> perché proprio quanto presentato in questa occasione al Politecnico «dimostra il valore dello sport nella vita di tutti i giorni».
Stefania Bolis e Vico Valassi
Da parte sua, Fosti ha posto l'accento sulla necessità che le innovazioni finiscano con il diventare uno standard: «Non bisogna innamorarsi della tecnologia» esultando magari per l'ottenimento di un premio, ma fare sì che certe invenzioni non siano più vissute come innovazioni perché in realtà entrate ormai nella vita di tutti i giorni. E perché ciò accada occorre un forte impegno, perché a volte l'ultimo passaggio è quello più difficile. E, sotto questo punto di vista, Fondazione Cariplo garantisce il proprio sostegno.
Del resto, lo stesso Rossi ha definito pilota questo "progetto emblematico", come pilota sono state molte altre iniziative che hanno accompagnato l'apertura e lo sviluppo del polo lecchese del Politecnico. Su questo si è soffermato con una punta d'orgoglio Vico Valassi, presidente di Univerlecco, l'associazione costituita da enti pubblici e associazioni private e che ormai più di trent'anni fa aveva scommesso sul campus universitario lecchese.
D.C.