Lecco, processo Micheli: per il collegio la bancarotta fu distrattiva. Due anni la pena
Mattia Micheli
Nel primo pomeriggio odierno il collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Martina Beggio, a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi - ha irrogato all'imputato una pena pari a due anni di reclusione, con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Non è stata invece riconosciuta la riqualificazione del reato in bancarotta semplice, come aveva chiesto in requisitoria nell'udienza di fine settembre, la stessa Procura.
Al centro del procedimento vi era una supposta distrazione contestata dalla Procura a Micheli quale legale rappresentante della CBS srl, società nata per il "rilancio" dello storico Cortile delle Botti e dei Sassi di via Ghislanzoni a Lecco, dichiarata fallita nel 2019. 170.800 euro la cifra indicata nel capo d'imputazione. Tale somma sarebbe uscita dai conti della CBS - immobiliare che arruolava la Impresa edile Micheli Livio & figli attivamente impegnata in cantiere nei lavori ed altri soci di capitale - in favore proprio dell'impresa edile, poi anch'essa "andata all'aria" dopo aver tentato la strada del concordato. Un passaggio di denaro senza giustificazione contabile, secondo la ricostruzione della curatela - costituitasi parte civile per il tramite dell'avvocato Davide Brambilla, lecchese del Foro di Como - non persuasa della motivazione a posteriori fornita dalla CBS, rappresentata appunto dall'imputato, che avrebbe legato il versamento in favore dell'impresa costruttrice - evidentemente già dal nome, di famiglia - agli oneri di urbanizzazioni dovuti al Comune di Lecco per la ristrutturazione del Cortile delle Botti e dei Sassi. 57.000 euro la pretesa di Palazzo Bovara. CBS avrebbe però optato per acquistare dalla Micheli un terreno da cedere poi all'Ente pubblico al posto del pagamento cash. Terreno che al momento del versamento non era però nemmeno nelle disponibilità dell'impresa di costruzioni, terreno poi battuto all'asta per soli 2.000 euro dopo il fallimento della Micheli Livio & figli, cifra dunque irrisoria rispetto a quella bonificata da CBS.
Pur bollando l'operazione edilizia al centro del fascicolo d'indagine come ''imprudente'' e ''azzardata'', il PM Chiara Di Francesco, alla scorsa udienza, rassegnando le proprie conclusioni aveva escluso la distrazione, chiedendo la condanna di Micheli a un anno per "bancarotta semplice".
Aveva parlato di''suggestioni'' invece, l'avvocato Marcello Elia, difensore del 40enne, definendo l'operazione legata alla compravendita del terreno perfettamente in linea con l'oggetto sociale dell'impresa, evidenziando poi il credito che vantava la Impresa edile Micheli Livio & figli nei confronti di CBS che, con l'acquisto dell'appezzamento a Rancio, avrebbe così incrementato il proprio valore patrimoniale. Del resto, il cambio di destinazione dell'area urbanistica oggetto dell'intervento - da residenziale a commerciale - presupponeva un corrispettivo in denaro o in standard per l'ente pubblico, aveva sottolineato il legale. Da lì la scelta di mettere gli occhi su un'area rilevante, peraltro di interesse per il Comune di Lecco, altro elemento che sarebbe emerso in maniera decisa nel corso del dibattimento. Chiesta così l'assoluzione su tutta la linea.
L'epilogo tuttavia è stato diverso: Mattia Micheli è stato condannato a due anni con il beneficio della non menzione e della sospensione della pena principale e accessoria, subordinata al pagamento - entro un anno dal passaggio in giudicato della sentenza - della somma di 160.800 euro al fallimento, cifra riconosciuta come risarcimento alla parte civile.