Ballabio, morte di Liam: ad un passo dalla sentenza d'Appello, la Corte dispone di ri-sentire i periti

Ci sarà almeno un'altra udienza. Il verdetto di secondo grado atteso per la giornata odierna è stato infatti posticipato. A conclusioni delle parti già rassegnate, con la difesa rappresentata in Aula dall'avvocato Nadia Invernizzi del Foro di Lecco, la Corte ha ritenuto di fermare tutto e, invece di andare a sentenza, disporre l'audizione dei periti. Il 9 novembre, il pool di professionisti sulla cui relazione si basa il capo d'imputazione formulato in capo a Aurora Ruberto, sarà chiamato a comparire in Corte d'Assise d'Appello a Milano dove si sta celebrando il processo di secondo grado per la morte di Liam Nuzzo, il bebe' di Ballabio Inferiore spirato soltanto 28 giorni dopo la nascita. Era il 15 ottobre di sette anni fa. A distanza di così tanto tempo parrebbe esserci ancora qualcosa da lumeggiare sulle cause del decesso del bambino, la cui breve vita è stata punteggiata da accessi all'ospedale Manzoni. Il primo dopo una caduta asseritamente patita in casa dalle braccia dalla mamma; il secondo a distanza di qualche giorno, dopo la comparsa di rigonfiamenti sulla sua testolina. Dieci anni la pena irrogata in primo grado, al netto dello sconto garantito dalla scelta del rito abbreviato, a sua madre, riqualificando il reato a lei ascritto da omicidio volontario ad omicidio preterintenzionale: Aurora Ruberto avrebbe provocato a Liam il trauma da schiacciamento alla testa da cui sarebbe poi derivato “uno stato di particolare debolezza e di immunodeficienza del neonato tale da favorire l'insorgere di una polmonite interstiziale” che lo ha portato alla morte. Assolto invece il marito, Fabio Nuzzo, 45 anni, tacciato di aver tollerato o comunque non impedito le supposte condotte maltrattanti operate dalla moglie nei confronti del piccolo. La sentenza a suo carico è diventata definitiva, con l'iter giudiziario proseguito dunque solo per la consorte. A presentare appello è stata solo la difesa, dopo la richiesta di assoluzione anche nei confronti della donna avanzata a Como dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, ultimo erede di un fascicolo passato di mano tra più magistrati, con l'iniziale richiesta di archiviazione sostenuta dalla dottoressa Cinzia Citterio. Disposta l'imputazione coatta, era stato il dottor Salvatore Catalano a ordinare la "super-perizia" su cui ora i giudici chiedono di "sapere di più". La firmano i dottori Ezio Fulchieri, professore di Anatomopatologia a Genova, Andrea Rossi, neuroradiologo al Gaslini e Rita Celli, medico legale di Torino. "Non luogo a procedere" la decisione presa dal GIP lecchese, sulla base delle risultanze. Una decisione impugnata però dalla Procura generale. Da qui il processo di primo grado. E l'Appello di cui oggi si aspettava la sentenza. Si tornerà in Aula, invece il 9 novembre.
A.M.
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