Erna: con l'ANPI ricordata la battaglia dell'ottobre 1943

“Mentre don Martino stava dicendo la Messa, una staffetta partigiana ci avvisò che i tedeschi si stavano avvicinando...”. Con queste parole Vera Ciceri, partigiana lecchese, ricordava l’inizio della Battaglia d’Erna, il primo atto della lotta armata contro l’esercito nazifascista nel nostro territorio, uno dei momenti cruciali della storia della Resistenza che oggi l’Anpi provinciale di Lecco ha voluto commemorare nuovamente in quota a 79 anni da quei fatti.




Ad aprire la cerimonia il coro dell’Auser, che dopo aver intonato la canzone dell’8 settembre ha lasciato la parola all’assessore Emanuele Torri in rappresentanza dell’Amministrazione comunale: “Questo è un luogo che ha un significato e una rilevanza grande per la storia della nostra città. Sembra ancora di sentire tra queste montagne l’eco delle voci di queste persone che ci richiamano ai valori della giustizia e della libertà. Una testimonianza che bisogna continuare a tramandare soprattutto alle giovani generazioni attraverso i loro esempi e le loro storie”.




Un riferimento alle "nuove leve" è giunto anche da Costantino Ruscigno, del Movimento federalista europeo: “Questi fatti segnano l’inizio del dramma che ancora si doveva compiere, quello della guerra civile e di un Paese lasciato andare alla deriva, e ci ricordano la grande responsabilità che abbiamo verso i giovani di trasmettere questa eredità pesantissima. Un compito che sentiamo ancor più importante davanti alle sfide del nostro tempo: quella dell’autocrazia contro la democrazia, quella della sostenibilità contro il cambiamento climatico e quella del sovranismo contro l’europeismo”.




Ed è un compito che l’Anpi porta avanti quotidianamente negli anniversari dei fatti che più hanno segnato la Resistenza lecchese, come le deportazioni a seguito degli scioperi per il pane e per la pace del 7 marzo 1944 o la fucilazione di quattro cittadini a Fossoli l’11 luglio 1944 o ancora la battaglia di Pescarenico del 27 aprile 1945. Ma è qui, in Erna, che tutto è cominciato dopo l’8 settembre 1943, quando soldati sbandati, ex prigionieri di guerra e dissidenti, hanno dato vita alla brigata Pisacane che radunava circa 130-150 persone sotto la guida di Bernardo Carenini e Gaetano Invernizzi. È stata questa formazione partigiana che a partire dal 18 ottobre ha fronteggiato l’attacco dei tedeschi, rallentandone l’avanzata prima di fuggire in Valsassina, lasciando però sette caduti sul campo che proprio in questo anniversario vengono omaggiati con gratitudine.




“Noi siamo affezionati a questa commemorazione perché ricordiamo non solo l’episodio più importante di Resistenza armata ma perché vi ritroviamo tutte le anime politiche, la società civile, in particolare le classi lavoratrici, le donne, ovvero tutte quelle componenti che hanno permesso la Resistenza italiana e il riscatto di questo Paese dai guasti sociali e morali causati dal fascismo” ha detto il presidente dell’Anpi provinciale Enrico Avagnina, sottolineando che “questo pellegrinaggio civile è continuato con le nuove generazioni e continuerà perché ci compete una responsabilità retrospettiva ben precisa: non consentire che la storia del Novecento anneghi nel mare dell’indistinzione e dell’indifferenza. Per noi fare memoria significa soprattutto diffondere lo spirito antifascista e di conseguenza antirazzista che animò il coraggio e le scelte delle donne e degli uomini della Resistenza. Significa condannare sempre il fascismo e insegnare come esso sia un disvalore che si basa su un’idea sbagliata della convivenza umana, quella in cui esistono uomini e sottouomini, sommersi e salvati, in cui il diritto della forza prevale sulla forza del diritto. È proprio per questo doveroso impegno di riconoscenza verso il sacrificio di queste vite, che abbiamo cercato di mantenere in tutti questi anni, che oggi davanti a queste lapidi sentiamo una profonda tristezza, quasi un sentimento di vergogna, per alcune realtà dell’oggi che potrebbero vanificare la preziosa eredità morale e politica della Resistenza”.




Di nuovo di tristezza ha parlato Avagnina facendo riferimento alla perdita di valori come la responsabilità, la partecipazione, la solidarietà che si sono affermati durante la Resistenza e poi sono stati scolpiti nella Costituzione. Una perdita che si può constatare attraverso l’allarmante astensionismo registrato alle ultime elezioni politiche, segno di una “disaffezione verso le Istituzioni”, ma anche nei nazionalismi e nei sovranismi che rischiano di lacerare l’Europa e che in parte sono causa della guerra che più da vicino stiamo vivendo. “Dal 24 febbraio abbiamo condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa, e insieme a numerose associazioni continueremo a chiedere il cessate il fuoco e un maggiore impegno da parte del nostro governo e dell’Europa nella ricerca ostinata di una via diplomatica che dia inizio a un percorso, una trattativa verso la pace e che continui in una prospettiva di disarmo e di diminuzione delle spese militari, ovvero di applicazione di quell’articolo 11 che le partigiane e i partigiani hanno scritto e voluto”.
M.V.
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