35 anni fa lo schianto dell'ATR 42: i ricordi ancora da brividi del professor Negri
Immagini delle operazioni di recupero dei
pezzi dell'aereo precipitato
pezzi dell'aereo precipitato
L'aeromobile andò in stallo nei cieli sopra Lecco nella zona delle Grigne per poi virare pesantemente verso l'abitato di Onno, prima di schiantarsi in un punto impervio poco sotto il Ristorante La Madonnina, a quota 750 metri.
«Stiamo precipitando». È l’ultimo grido del pilota registrato dalla scatola nera alle 19.29 del 15 ottobre 1987. L’aereo era partito quindici minuti prima, in ritardo di circa un’ora sulla tabella di marcia a causa del maltempo e dell’intenso traffico nei cieli. La causa dello stallo è stata poi attribuita al ghiaccio accumulato sulle ali che avrebbe modificato il profilo alare di portanza.
Tutto in 50 secondi.
"Ero vicino alla finestra, in casa a Onno. Sentii distintamente il rumore, vidi la scia luminosa e dopo un attimo i bagliori dell'esplosione. Molti sostenevano che l'aereo fosse incendiato al momento dell'impatto, invece quando andò in stallo si accesero i fari che, nella pioggia, facevano apparire il velivolo incendiato" ricorda. "Subito partii, avvisai il 112 e gli dissi che conoscendo il territorio, l'aereo lo avrebbero trovato alla Conca di Crezzo. Allertai anche l'ambulanza di Asso, allora non c'era il 118. Salii sotto la pioggia: c'era odore di cherosene, cani che abbaiavano e allarmi di abitazioni attivi. Le prime ambulanze sul luogo furono quelle di Asso, Erba e le Sos di Canzo. Poi Lecco, Como e Bellagio" prosegue. "Io ero tra i pochi che avevano carta bianca per accedere nel luogo dello schianto, gli altri mezzi venivano bloccati più a valle. Quasi subito arrivò la conferma che non vi era alcuna rilevazione del segnale dell'aereo, ciò significava che era andato distrutto. La mattina successiva non sapevamo cosa avremmo trovato” ha aggiunto, tornando alla memoria poi al momento in cui la tragedia si palesò in tutta la sua freddezza dinnanzi agli occhi di chi, come lui, si occupò delle operazioni successive all'individuazione del velivolo.
Pierfranco Negri
Per tutti i parenti delle vittime venne istituito un servizio di supporto psicologico, si presentò anche il vescovo di Milano. “Arrivarono subito il giorno dopo la tragedia e vennero fatti alloggiare in strutture vicine. Una delle cose che più rimase impressa nei soccorritori fu la presenza delle due bare bianche contenenti i corpicini di due bimbe e, vicina, quella della madre” ha aggiunto, ancora emozionato, il giornalista di Onno.
"Il mio ricordo va alle vittime, ai famigliari, ai soccorritori, al carabiniere morto. A tutti coloro che hanno contribuito alle operazioni di recupero va la mia gratitudine per l'impegno dimostrato. Questa esperienza di vita mi ha permesso di affrontare le avversità con più determinazione" la sua chiosa.
A.G.