Malgrate: il 'giro del mondo' in scooter elettrico di un ingegnere con la sclerosi multipla. 'Con una disabilità grave si può viaggiare e divertirsi'

Con le stampelle, in carrozzina o con uno scooter elettrico pieghevole: il giro del mondo si può fare anche così. Come dimostra l’esperienza di Riccardo Calvini, 55 anni, un ingegnere aeronautico malgratese al quale nel 2012 è stata diagnosticata la sclerosi multipla nella forma primaria progressiva, circostanza che non gli ha impedito, rivelandosi anzi uno sprone, di volare per 400mila chilometri e visitare 85 nazioni in tutti i continenti: «Mi manca solo l’Antartide».

Calvini a Abu Dhabi

Lo stesso Calvini ne parlerà martedì 18 ottobre alle 20,45 in un incontro pubblico che si terrà al convegno parrocchiale di via Sant’Antonino 10 a Malgrate, su iniziativa dell’associazione Fiab-Lecco Ciclabile.
«Uno dei miei obiettivi – spiega Calvini – è testimoniare come con una disabilità grave si possa viaggiare e divertirsi. Perché il rischio di chi si trova alle prese con una disabilità è quello di chiudersi in casa, alimentando così una spirale di depressione, mentre invece viaggiare dà la carica. E’ il messaggio che voglio trasmettere, magari a persone che hanno anche una disabilità meno grave della mia e credono di non poter fare una serie di cose. E invece si può. Come viaggiare, appunto».

A Lisbona

La vicenda dell’ingegnere malgratese comincia nel 2012: «Avevo sempre praticato sport: nuoto, corsa, trekking in montagna. Da qualche tempo, dopo uno sforzo avvertivo di avere le gambe di cemento – dice - Feci una risonanza magnetica e appunto mi diagnosticarono la sclerosi multipla. Ed è stato un evento che naturalmente ha segnato la mia vita che è cambiata completamente. Ma non mi sono lasciato abbattere. Mi è sempre piaciuto viaggiare e pensavo che non lo avrei più potuto fare. E invece ho continuato: inizialmente con le stampelle, poi in sedia a rotelle e nel 2019 ho scoperto uno scooter elettrico che si può ripiegare come una valigia ed è perfetto per i viaggi in aereo. Lo puoi usare per visitare i musei ma anche all’aperto, per esempio l’ho usato per attraversare Central Park a New York».

A Copenhagen

Nel frattempo, tra l’altro, Calvini ha anche perso il lavoro: con il progredire della malattia, nel 2017 l’azienda per la quale lavorava lo ha licenziato. Così, gli è toccato anche ricorrere al giudice che alla fine ha definito discriminatorio quel licenziamento, condannando l’azienda. Ora è in pensione: single, c’è una badante che lo assiste, «e anche questa è un’altra sfida, perché dover affrontare da solo i problemi della malattia non è semplice».
In quanto ai viaggi, sostanzialmente di questi anni dal 2018 uno intero è stato praticamente trascorso in giro per il mondo, con tutte le difficoltà che naturalmente può comportare la condizione di disabile: «Non si possono fare tutte le cose. Ho dovuto rinunciare per esempio al trekking in montagna. Ma viaggiare si può. E nella maggioranza dei casi, le persone che incontri sono disposte ad aiutarti. Nel 99% dei casi ho sempre trovato qualcuno che mi ha dato una mano. Nell’esperienza negativa, ho imparato che le persone non sono poi così cattive come si potrebbe pensare. E’ stata una lezione importante. E soprattutto, voglio anche sottolineare come l’assistenza trovata negli aeroporti italiani è la migliore al mondo. Nonostante spesso si pensi che per molti aspetti anche relativi alla disabilità, l’Italia sia arretrata rispetto ad altri Paesi».
E anche durante i mesi del covid, «quando le persone non erano così disposte ad avere contatti con altri, ho trovato tanto aiuto. E non era scontato».

In Cappadocia

A ricordare i viaggi effettuati, quali esperienze «che hanno lasciato il segno» Calvini ricorda l’Australia con le «persone disponibili e aperte e con i paesaggi straordinari che vanno dall’Oceano alla giungla e al deserto», ma anche la Russia asiatica visitata nel 2018, tra Vladivostok e la Kamchatka «dove davvero ci si sente ai confini del mondo», e poi l’Uganda «che uno pensa essere un posto di tribù di cannibali e invece non è così: anche se il turismo non è sviluppato, ho trovato una gentilezza incredibile. Naturalmente, non ci sono autobus facilitati per i disabili eppure le persone si facevano in quattro perché potessi salire. Più ci si allontana dal mondo occidentale, alla mancanza di strutture sopperisce la gentilezza delle persone»
L’ultimo viaggio effettuato è quello tra il luglio e il settembre di quest’anno: 49 giorni in solitaria viaggiando in Turchia e vistando Istanbul, Ankara, la Cappadocia e fermandosi sul mare ad Antalya. Poi una sosta ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi e infine otto giorni a Puket in Thailandia perché «un po’ di meritato riposo era d’obbligo».
D.C.
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