Soldi versati sulle carte degli acquirenti. In aula due episodi di truffa a Lecco e Cassago

Avrebbe dovuto ''incassare'' 800 euro grazie alla vendita di alcuni mobili ricevuti in eredità. Invece si è ritrovata lei a sborsare ben 1400 euro. Una truffa in piena regola quella subita da una donna residente a Cassago che stamani è comparsa in tribunale a Lecco per raccontare la disavventura subita.
Il 21 dicembre 2019 infatti, non le era restato altro da fare che presentarsi ai carabinieri della stazione di Cremella. La persona che aveva risposto al suo annuncio postato in rete - in quanto interessata all'acquisto della vecchia camera da letto - si era offerta di corrisponderle in pochissimo tempo il denaro pattuito. ''Era un sabato e già il lunedì successivo mi avrebbe mandato qualcuno a ritirare tutti i mobili'' ha raccontato la cassaghese, recatasi su indicazione del compratore, ad un vicino sportello bancomat. ''Mi ha fatto digitare dei codici e al termine delle operazioni, invece di ricevere del denaro, è stato lui a prelevare dalla mia carta''.

L'interno del palazzo di giustizia lecchese

In sostanza - con artifizi e raggiri - l'imputato sarebbe riuscito a truffare la signora, facendole versare per ben due volte, una somma cospicua. Dapprima 800 euro e pochi minuti più tardi 600, per un totale complessivo di 1400 euro. La vittima non ci ha messo molto a capire che, invece di ricevere il denaro, lo aveva versato lei stessa. E così si è presentata alla stazione dei carabinieri competente per territorio, raccontando l'accaduto. Ad occuparsi delle indagini il vice brigadiere Granzotto - allora in servizio a Cremella - risalito all'intestatario della carta sulla quale erano confluiti i soldi della signora: E.A., un giovane classe 1996 residente in provincia di Brescia. Presi contatti con l'Arma competente per territorio, era emerso che si trattava di una persona irreperibile e già nota alle forze dell'ordine, che al termine delle formalità di rito è stato denunciato per truffa e da lì finito a processo. Non comparso stamani in aula, il giovane è difeso dall'avvocato Marchianò del foro di Milano, oggi sostituito da una collega. Dagli accertamenti era inoltre emerso che la carta sulla quale erano confluiti i soldi della cassaghese era già stata segnalata per analoghi episodi di truffa e utilizzata in alcune sale slot fra le province di Brescia e Verona.
Conclusa la fase istruttoria il giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta ha aggiornato l'udienza al prossimo 10 febbraio per la discussione alla quale seguirà la sentenza finale.
Una vicenda molto simile a quella trattata qualche istante prima nella medesima aula del tribunale lecchese. Imputata una donna, M.F. classe 1991 e residente a Roma, indicata quale presunta autrice di una truffa ai danni di un artigiano con attività a Lecco. E' stato quest'ultimo a raccontare l'episodio al giudice Barazzetta e al vice procuratore onorario Mattia Mascaro, quest'oggi rappresentante della pubblica accusa. ''La caldaia che avevo in negozio non era più a norma e ho pensato di metterla in vendita su internet perchè a qualcuno potevano servire i pezzi di ricambio'' ha raccontato la parte lesa. ''In pochissimo tempo mi ha contattato un tizio spiegandomi di essere interessato all'acquisto in favore di sua nonna. Chiedevo 50 euro e a tutti i costi mi ha convinto a recarmi ad uno sportello bancomat per ricaricare la mia carta. Era un momento tranquillo e convinto di fare un piacere anche all'anziana, gli ho dato retta purtroppo''.
Peccato che - esattamente come accaduto alla cassaghese - anche l'artigiano di Lecco sia stato istruito telefonicamente dalla persona al telefono a digitare alcuni codici che hanno sostanzialmente fatto confluire 300 euro sulla carta dell'acquirente. ''Appena mi sono accorto di quanto accaduto ho raggiunto i carabinieri per la denuncia'' ha riferito la parte offesa, specificando che dalla voce si trattava di un uomo italiano dall'accento veneto. A processo invece, è finita la persona risultatata titolare della carta. Una ragazza appunto, poco pià che trentenne. Si torna in aula il prossimo febbraio per escutere l'ultimo testimone citato dal PM: in quell'udienza l'imputata avrà diritto ad un nuovo difensore. Il suo di fiducia, del foro di Paola (Cosenza) non si è presentata per la seconda volta a Lecco senza fornire giustificazioni nemmeno una volta contattata telefonicamente. E così il giudice Barazzetta ha disposto la trasmissione del verbale all'ordine di appartenenza, segnalando la toga per abbandono di difesa.
G.C.
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