Lecco perduta/343: gli altri tempi della Malpensata

La compianta nonna Gina, al secolo Virginia Lanzetti, appassionata ricercatrice delle vicende della vecchia Lecco, sosteneva che la denominazione Malpensata (ultimo tratto di abitato sul bordo del Gerenzone verso il Lario) si debba a una curiosa motivazione: le prime case sorte nella località, nella seconda metà dell’Ottocento, lungo l'alveo, subivano le “bizze” del tempo, o meglio gli umori del fiume, acqua alta al piano terra, cantine allagate e altro ancora.


Il Gerenzone alla Malpensata

Si diceva allora, nel gergo popolare, che era stata una “mal pensata” costruire in tale posizione, e la denominazione rimase tale per tutta la località che si estende sotto il ponticello del Gerenzone. Non è stata, invece, una “mal pensata” costruire le case “gobbe e curve” lungo la strada che dal lungolago sale a via Belvedere, la via Malpensata, appunto. Il profilo non rettilineo si deve all’intento di proteggere i passanti dalle folate rabbiose del vento del lago, che prendono d’infilata la zona scendendo dal ramo lecchese del Lario.


 Il Gerenzone nell'ultimo tratto verso il lago

Nei ricordi della vecchia Malpensata i concittadini di generazioni ormai trascorse ricordavano la scuola elementare nell’edificio di via Sirtori, che ospitò nel dopoguerra '45 la Camera del Lavoro e la camera ardente di Giuseppe Di Vittorio, storico sindacalista, scomparso improvvisamente a Lecco il 3 novembre 1957, mentre era giunto in città proprio per incontrare l’organizzazione dell’attuale CGIL che aveva anche rinnovato la sede, rimasta tale sino al 1° maggio 1981, quando venne inaugurato l’attuale complesso di via Besonda al Caleotto.


Ricordo della Malpensata con la cucina d'altri tempi

Qualcuno sostiene, per la verità più di uno, che la denominazione Malpensata sta scomparendo dai richiami geografici territoriali della città di Lecco. C’era la Maddalena, nella via che ricorda anche con una lapide i cinque fratelli garibaldini Torri Tarelli; c’era la Malpensata prospiciente il minuscolo golfo sul lago, proprio davanti a una trattoria che portava tale nome e che a detta di tanti “conservava il sapore delle cose semplici e buone”. Il locale, con la storica presenza di Michele e Bruna Gilardoni con il figlio Mauro, ha passato il testimone ormai oltre vent’anni fa: era, infatti, il marzo 2001. I Gilardoni erano alla Malpensata da oltre tre decenni. C’era il fascino della cucina d’altri tempi, in particolare con il pesce di lago e gli gnocchi di zucca. La trattoria era chiamata Leon d’Oro all’inizio del Novecento, poi prese la denominazione della contrada.


 L'attuale via Malpensata

Il monumento ad Antonio Stoppani, inaugurato nel 1928, nasconde l’ultimo tratto del Gerenzone verso il Lario. Proprio su queste sponde la Malpensata è rimasta quella di un tempo, con le case tranquille, i piccoli giardini e gli orti coltivati con passione, il verde serpeggiante verso balconi e scale. La via Malpensata presenta anche tinteggiature vivaci e colorate con le abitazioni che si affacciano sulla strada, che ricordano gli edifici con tinte smaglianti di antichi nuclei di pescatori dell’alto Adriatico.


 Una gara di pesca in anni lontani

Il Gerenzone sfocia nel lago con la corona di ben tre monumenti: quello di Antonio Stoppani, la statua di San Nicola sulle acque della punta e il “timone” bianco marmoreo per i “fratelli caduti del mare”, inaugurato nel 1986 con solenne cerimonia dall’ANMI di Lecco, abbracciando anche nel ricordo tutti i naviganti del lago.
A.B.
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