Perledo: intrusione al Castello, liberati i rapaci. 'Condannati ad una brutta fine'

Rapaci in volo sopra il Castello (foto tratta dal profilo Fb della struttura)
Nelle stesse ore in cui a Lecco monta la polemica della associazioni ambientaliste contro l'ordinanza "affama-randagi" (come ribattezzata dall'onorevole Michela Vittoria Brambilla, paladina della causa), a Perledo si è consumato un episodio gravissimo la cui chiave di interpretazione è facile riconducibile alla volontà di "rendere liberi" animali nati e sempre vissuti in cattività, condannandoli però a non sopravvivere.
La scorsa notte, il castello di Vezio, antico avamposto militare di origine basso medievale eretto a difesa e controllo del lago e dei territori circostanti dalla regina longobarda Teodolinda, è stato scenario di una visita indesiderata: ignoti, scavalcando le mura di cinta hanno scassinato 5 voliere della piccola falconeria del complesso facendo scappare altrettanti rapaci.
"Uno è già stato trovato morto, ucciso e mangiato da un altro rapace; degli altri nessuna traccia - dicono dal Castello - Probabile che gli altri due più piccoli abbiano già fatto una bruttissima fine, abbiamo qualche speranza di recuperare i due più grandi, anche se non sarà semplice. Spero - prosegue Nicola, il falconiere - che chiunque sia stato possa leggere questo messaggio, che sappia che col suo gesto non ha liberato in natura degli animali in grado di sopravviverci ma li ha destinati a morire in maniera orribile, di fame e di stenti nei migliore dei casi, o sbranati fra di loro o da qualche selvatico più probabilmente. Spero che chiunque sia stato possa almeno adesso capire che sono, erano, animali nati in cattività, incapaci di sopravvivere in natura, che venivano accuditi giornalmente, abituati alle persone e soprattutto addestrati al volo libero. Se fosse stata loro intenzione scappare, se fossero stati stressati o gestiti male, avrebbero potuto scappare un giorno qualsiasi semplicemente sbattendo due volte le ali invece di scegliere ogni volta di tornare da me. Sono 16 anni che mi occupo di loro, 16 anni, d’estate e d’inverno, con 40 gradi e con la neve, a Natale come a ferragosto, con la febbre come durante i lockdown".
Un attaccamento vero, dunque, quello nei confronti di questi animali, tanto da arrivare a parlare, dopo l'apertura delle gabbie, di "danno emotivo incalcolabile", oltre che economico. È stata già sporta querela, consegnando alle forze dell'ordine anche le riprese di tutte le telecamere del Castello.
"Se qualcuno avesse visto o sentito qualcosa ce lo faccia sapere per favore" è l'invito rivolto a tutti.
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