Altra ordinanza per Simba La Rue, Baby Gang e altri ragazzini del territorio per una rissa con colpi di pistola a Milano

Baby Gang e Simba La Rue, in un'immagine estratta da un loro video
Ancora loro. Ma questa volta la rivalità tra trapper parrebbe non centrare, essendoci "dietro" soltanto una questione di soldi, con una delle vittime che si sarebbe fatto da garante per una locazione - con la propria carta di credito - in favore di un conoscente che ne avrebbe poi approfittato, "protetto" da amici, parte - a suo dire - "di una gang che operava nella zona di Milano e Lecco, non nuova a violenze e aggressioni". Ed eccoli di nuovo: Simba La Rue e Baby Gang, due nomi ormai noti anche a chi non ascolta musica trap, quest'oggi sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. A firmarla il Gip del Tribunale di Milano Guido Salvini, che ormai conosce bene il primo essendosi occupato anche dell'inchiesta sulla "faida" con la crew di Baby Touché. Lo stesso giudice che si era opposto alla concessione dei domicialiri per il giovane tunisino, all'anagrafe Mohamed Lamine Saida, motivate dalle sue condizioni di salute per le conseguenze delle ferite riportate ad una gamba dopo l'accoltellamento patito il 16 giugno scorso a Treviolo. E del resto, dopo quel ulteriore "fattaccio", come apprende oggi, il ventenne con casa a Merone, non avrebbe "tirato i remi in barca" ma, di contro, avrebbe preso parte l'aggiuntivo fatto di sangue al centro di questa nuova vicenda giudiziaria, servendosi - dettaglio di colore - delle stampelle quale strumento per... menare.
Rissa (aggravata dall'uso di armi), rapina e lesioni le nuove contestazioni per un episodio avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 luglio in Corso Como a Milano. Nei guai con lui sono finiti, raggiunti tutti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, anche, come anticipato Baby Gang - alias Zaccaria Mouhib, nato a Lecco nel giugno 2021 e già più volte protagonista della cronaca locale (e non solo), Eliado Tuci (albanese, classe 1990, di Vignate), Marilson Paulo Da Silva (nato in Guinea Bisseau, classe 1995, di Sirone), Andrea Rusta (albanese, 22 anni, di Lecco), Alassane Faye (senegalese, classe 1996, di Garlate) e suo fratello Ndiaga Faye (classe 1997) già coinvolto nella "questione trapper" come pure Pape Ousmane Loum (senegalese, classe 1998, di Lecco) e Chakib Mounir (classe 1998, caloziese), il "Malippa" considerato il manager di Simba La Rue.
Tutti insieme, in concorso con due minorenni per i quali si procede, chiaramente, separatamente, avrebbero preso parte - stando all'impianto accusatorio, con tanto di filmato però che riprende l'intera scena - alla rissa scoppiata fuori da un locale di via Alessio di Tocqueville ai danni di due soggetti, a loro volta poi denunciati, entrambi percossi e poi "gambizzati" a seguito dell'esplosione di colpi d'arma da fuoco. A Baby Gang, Simba, Tuci, Ndiaga Faye e Loum è poi contestato anche la detenzione del "ferro".
Per il GIP Salvini "non sembra trattarsi di una rissa banale ed estemporanea ma di un episodio di grave violenza e sopraffazione originato da una logica di banda e da una volontà di controllo del territorio". Egli parla infatti "una totale astrazione dalla realtà" da parte dei due trapper, "con l'ego totalmente incluso in quello della banda che impedisce loro anche solo di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose poste in essere, peraltro esaltate nei video e nei pezzi musicali prodotti dal gruppo e diffusi via social, con un grave rischio imitativo quindi nei confronti di altri soggetti molto giovani".
E sempre a proposito di trapper, in concomitanza con il nuovo provvedimento del dottor Salvini, i carabinieri di Bergamo hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dei quattro presunti autori di un tentato omicidio ai danni dello stesso Simba La Rue, per l'accoltellamento di Treviolo. Sono finiti in manette, al momento, uno dei supposti “mandanti” dell'agguato, una donna di 31 anni bergamasca, nonché i presunti esecutori materiali ovvero un milanese di 24 anni, un moncelinese suo coetaneo e un 30enne marocchino già ristretto presso il centro di detenzione della polizia di Vordenberg.
A.M.
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