Olginate, crac Maggi Group: assolto il figlio del patron, 'cercare la giustizia, senza scappare, premia'

La sede di Olginate
L'arringa difensiva per buona parte l'ha condotta... il PM. Con assoluta onestà, lasciando trapelare un pizzico anche di quel coinvolgimento emotivo che rende l'Ufficio della Procura meno impersonale, il sostituto Chiara Di Francesco, erede di un fascicolo passato più volte di mano, ha quest'oggi convintamente chiesto al collegio giudicante del Tribunale di Lecco di mandare assolto - su tutta la linea, pur con dei distinguo - l'ingegner Corrado Maggi. Ed assoluzione, poi, è stata, salutata con commozione dall'imputato, presente personalmente in Aula insieme al proprio difensore, l'avvocato Ruggero Panzeri, al suo fianco dall'inizio del calvario giudiziario a cui il fallimento dell'azienda di famiglia ha dato il la. Pesanti le accuse mosse al 55enne dopo il crac della Maggi Group, la società con sede a Olginate, specializzata nella produzione di catene – in particolare da neve – dichiarata "estinta" nel 2019 con un deficit quantificato in prima battuta, nella sentenza con cui il Tribunale di Lecco le staccato la spina, in oltre 23 milioni di euro.

Bancarotta fraudolenta l'ipotesi di reato ascritta in primo luogo al padre Giuseppe Maggi, uscito di scena in udienza preliminare patteggiando: all'attenzione della Procura, nello specifico, erano finite una serie di operazioni per oltre 20 milioni (tra le quali la fusione per incorporazione della Maggi Catene nella Maggi Group e dunque nella holding alla quale erano già state ricondotte altre imprese di famiglia e la supposta sopravvalutazione delle rimanenze di magazzino) nonché compensi liquidati in favore degli amministratori per circa 2 milioni di euro, con le accuse estese poi a Corrado per il periodo nel quale ha retto l'azienda e dunque da fine 2017 quando assunse la carica di A.D. a garanzia dell'iter concorsuale in quel momento in definizione, in assenza del papà, “fermato” da problemi di salute dopo aver gestito tutto, da sempre, a modo suo.

Da "padre-padrone" come si è permessa di sottolineare, senza voler mancare di rispetto a nessuno, quest'oggi, la dottoressa Di Francesco, per evidenziare come il 55enne in realtà abbia sempre ricoperto solo un ruolo operativo, ritrovandosi poi a gestire la crisi, in una situazione - dal punto di vista dei conti - non chiara, tanto da dover avvalersi di consulenze.

Il dissesto - dunque - ha detto il PM "è emerso ma non si è creato nella sua gestione". A cascata tutte le altre considerazioni, circa la non responsabilità di Corrado Maggi tanto nella sopravvalutazione delle rimanenze tanto nella genesi dei debiti tributari, anche in riferimento alle cartelle poi ricevute mentre era A.D. ma legate a annualità precedenti. E ancora la sua estraneità rispetto alla fusione operata nel 2015 fino alle non sindacabilità circa i compensi percepiti dall'imputato, avendo lo stesso effettivamente lavorato per l'azienda (con i 2 milioni in contestazione, tra l'altro, nemmeno ripartiti per anno e per soggetto percettore essendo comunque riferiti anche alle spettanze del fratello e del padre).

Condividendo - chiaramente - l'impostazione della PM, l'avvocato Panzeri ha ulteriormente fornito al collegio - presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi - elementi a supporto dell'innocenza del proprio assistito, riportandosi poi per le conclusioni alla memoria depositato in apertura d'udienza.

Veloce la camera di consiglio. "Sono contento" ha commentato, dopo il verdetto, l'ingegner Maggi, ricordando come il crac abbia fatto soffrire tante persone, ribadendo altresì l'impegno personalmente profuso "per cercare di fare le cose in maniera giusta". "Ad un uomo, a un imprenditore, ad un figlio di imprenditore, può capitare di affrontare un percorso così. Oggi posso dire che cercare di fare le cose per bene, cercare la giustizia, premia. Tanta gente invece scappa e ha paura...". Trovatosi, insomma, a far da timoniere a una nave che imbarcava acqua, non ha optato per la “soluzione Schiettino”. "Ho provato a metter a posto le cose. Non ritenevo di dover essere punito per questo". E, come detto, assoluzione è stata.

A.M.
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