Lecco: 'Crisi e opportunità' nel 1° incontro del ciclo 'Scenari per il futuro' di Acinque
“La presenza sul territorio fa parte del DNA del nostro gruppo multiutility. Assumere un nuovo nome in un momento complesso come quello odierno significa mostrare la propria identità e dichiararsi pronti ad affrontare le sfide che ci riserverà il futuro”.
Marco Canzi
Così Marco Canzi, presidente di Acinque (già Acsm Agam fino a fine settembre), ha aperto la prima conferenza del ciclo “scenari per il futuro”, coordinato (anche in veste di moderatore) dal prof. Pierangelo Marucco (Design Culturale del territorio), tenutasi mercoledì sera al polo di Lecco del Politecnico.Pierangelo Marucco
"Crisi e opportunità: instabilità geopolitica e nuove prospettive" il tema dell'incontro.
“Il nostro interesse è quello di organizzare iniziative che possano accompagnare il territorio nel suo sviluppo. Crediamo che per capire come agire in un contesto attuale sia importante non solo conoscere ma anche comprendere quello che sta succedendo” ha proseguito.
“Il nostro interesse è quello di organizzare iniziative che possano accompagnare il territorio nel suo sviluppo. Crediamo che per capire come agire in un contesto attuale sia importante non solo conoscere ma anche comprendere quello che sta succedendo” ha proseguito.
Serena Viola Giusti
Per fare luce sui complessi meccanismi che stanno dietro agli eventi raccontati dai telegiornali ogni sera, sono stati chiamati alcuni esperti di relazioni internazionali ma anche del mercato energetico. La prima a prendere la parola è stata Serena Viola Giusti, docente alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa e ricercatrice ISPI. “L’attuale sistema internazionale è particolarmente complesso. Ci sono gli stati, ognuno dei quali è dotato di risorse e fonti di potere sempre più instabili. Poi ci sono le multinazionali, i gruppi terroristici, le mafie. In questo quadro così articolato dispiegano i loro effetti processi economici come la globalizzazione” ha spiegato la professoressa. Globalizzazione, una parola densa di significato che si è affermata fin da subito come il cuore del dibattito. “La pandemia e la crisi in Ucraina hanno stimolato un rallentamento della globalizzazione ma la deglobalizzazione è un processo molto delicato. Deglobalizzazione significa ripensare le relazioni internazionali e i rapporti economici tra Paesi, riorganizzare le catene di approvvigionamento, aggiornare la governance delle regioni e della città” ha evidenziato Serena Viola Giusti.Andrew Spannaus
Proprio a partire da questo tema della globalizzazione si è sviluppato il successivo intervento, quello di Andrew Spannaus. “La campagna elettorale di Donald Trump, fondata sulla lotta alla globalizzazione, ha avuto successo perché ha intercettato il disagio della classe post – industriale del Midwest. Sebbene la sua presidenza sia finita malissimo, Trump ha impresso un importante cambio di direzione alla politica economica statunitense. L’accordo di libero scambio con Canada e Messico è stato riscritto in senso favorevole ai lavoratori e sono state riportate sul territorio statunitense alcune produzioni industriali strategiche” ha sottolineato il politologo e scrittore. “Trump è uno degli effetti dei danni causati dalla globalizzazione e dalla finanziarizzazione dell’economia. L’espansione economica della Cina nei paesi dell’Africa o dell’America Latina è stata possibile anche perché la nostra influenza presso quei paesi è diminuita. Per anni abbiamo proposto strumenti finanziari che hanno finito per peggiorare le condizioni di vita di quei popoli”. Infine, la chiosa. Una chiosa su un futuro incerto. “Le sanzioni contro la Russia hanno favorito l’affermazione di fazioni politiche molto più nazionaliste di Putin. Ci dobbiamo chiedere in che direzione stiamo andando. Certo è che la vera partita è quella con la Cina. Il punto sarà stabilire se ci sarà un rapporto di competizione e collaborazione oppure se esploderà uno scontro armato. Dobbiamo decidere come ci vogliamo rapportare con i cinesi” ha concluso Spannaus.Diego Gavagnin
Ex Direttore relazioni esterne all’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Diego Gavagnin ha aggiunto alla riflessione alcuni dettagli molto concreti. “Oggi il mercato energetico vive sostanzialmente sulla paura. È venuta meno quella stabilità su cui ci si è appoggiati negli ultimi decenni. Prima, quando serviva un po’ più di gas, bastava alzare il telefono e chiamare i russi. Dall’inverno scorso i russi hanno iniziato a rifiutare le richieste di gas a pronti” ha raccontato. “Poi hanno iniziato ad accampare scuse con cui hanno diminuito le forniture previste dai contratti pluriennali. Il sabotaggio di Nord Stream rientra in questo quadro perché consente ai russi di avvalersi della clausola sulle cause di forza maggiore”. Gavagnin ha insistito sul punto, cercando di evidenziare la gravità della situazione. “I russi hanno sviluppato questo piano da tanto tempo. Oggi il loro mercato è chiuso. Se negli Stati Uniti non ci fosse stato un inverno mite, cosa che gli ha consentito di risparmiare del gas che i cinesi non hanno comprato, saremmo entrati in crisi con gli approvvigionamenti dieci giorni prima dell’invasione dell’Ucraina” ha ribadito il consulente per la comunicazione e lo sviluppo di progetti energetici. Ad una domanda dal pubblico inerente all’inverno 2023, infine, la risposta di Gavagnin è stata perentoria: “Dipende dai cittadini di Piombino”.Giovanni Perrone
“Gavagnin ha ragione, abbiamo bisogno dei rigassificatori. Installare quelle strutture significa ridurre notevolmente la nostra dipendenza da fonti energetiche come il gas russo perché poi una nave con il metano liquido può arrivare da qualsiasi parte del mondo” ha spiegato Giovanni Perrone, amministratore delegato di Acinque Energia, nell’ultimo intervento della serata. “Per quanto ci riguarda, noi come Acinque abbiamo cercato di diffondere un approccio introducendo misure come la firma grafometrica, la bolletta online, il pagamento direttamente in conto corrente. Questo ci ha consentito di ridurre l’impronta ecologica delle nostre attività” ha proseguito. “Immaginiamo la nostra multiutility come un albero che con le sue radici aiuta a tenere compatto il territorio. Attraverso specifici investimenti, cerchiamo di mantenere le risorse sul territorio in cui operiamo per massimizzarne il benessere”.Infine l’invito: “Uno dei pochi vantaggi di questi prezzi così alti è che si può investire. Chi può dovrebbe cambiare la caldaia o installare i pannelli fotovoltaici sui propri tetti per esempio. Purtroppo, ci sono dei problemi legati alla burocrazia soprattutto per quanto riguarda questi ultimi”. Diego Gavagnin ha voluto essere più specifico. “Oltre alla burocrazia c’è un conflitto di interessi grosso come una casa. L’ENI è contemporaneamente il controllore della rete e il fornitore del prodotto. È chiaro che se smetti di comprare il prodotto da ENI per fare i pannelli fotovoltaici quelli ti fanno aspettare anni per gli allacciamenti”.
A.Bes.