Reddito di cittadinanza: nel lecchese 1.235 percettori, in calo la tendenza. Importo medio 460 €

“Sostituzione dell'attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”. Con queste parole – che ottengono l’esime risultato di dire tutto e niente contemporaneamente – la coalizione di centro-destra si è presentata agli italiani per le elezioni del 25 settembre. Nel comizio di chiusura di Giorgia Meloni a Bagnoli, Napoli, la futura premier nella sua crociata contro il reddito di cittadinanza si è scagliata contro la sinistra (a ben sentire contro lo Stato) che elargirebbe il sussidio a giovani scansafatiche ai quali si darebbe la possibilità di fumare le canne standosene nel frattempo seduti sul divano di casa. Prima di scrivere questo discorso avrà forse ascoltato la canzone vecchia di 20 anni di Afroman “Because I got high” per trarne ispirazione. Fin lì, la campagna elettorale e tutto era più o meno consentito.

La distribuzione dei voti al Movimento 5 Stelle nei collegi uninominali

 


Dal giorno successivo sono cominciati i distinguo, le precisazioni prudenti. Si è iniziato a sentir dire da alcuni esponenti di centro-destra che non si vuole eliminare il reddito di cittadinanza, ma concederlo solo a chi ne ha veramente bisogno (quali categorie abbiano in mente non è dato sapersi) e per il resto rivisitarlo radicalmente. E comunque non subito. In una terza guerra mondiale in cui siamo coinvolti senza rendercene conto, con lo spettro concreto dell’uso di armi tattiche nucleari, forse si è capito che con una prevedibile economia allo stremo il reddito di cittadinanza sarà l’ultimo dei problemi e, anzi, potrebbe costituire un’ancora di salvezza per molte famiglie.
 

A qualche giorno dal voto, a bocce ferme, tentiamo di snocciolare qualche numero ricavato dall’Inps per comprendere meglio a quale platea il reddito di cittadinanza si rivolge e quali sono gli ordini di grandezza. Può essere richiesto da chi versa in condizioni di povertà, definita in base a dei criteri ben chiari (ISEE, patrimonio immobiliare e mobiliare, reddito famigliare). Il beneficio dura fino a 18 mesi, rinnovabili per ulteriori 18. La misura è stata attivata nel corso del 2019. In quell’anno, da aprile a dicembre, è stata ottenuta per almeno una mensilità da 975.133 nuclei famigliari in Italia (61,8% al Sud, 23,4% al Nord, 14,8% al Centro). I nuclei beneficiari sono andati via via crescendo nel 2020 (da gennaio a dicembre 1.421.076) e nel 2021 (nei dodici mesi 1.602.371). La distribuzione sulla penisola in termini percentuali non ha avuto grossi scostamenti (nel 2020 Sud 60,8%; Nord 23,8%. Nel 2021 Sud 60,7%; Nord 23,1%). La dinamica della curva ha interessato in simili proporzioni anche la Lombardia. 127.250 percettori nel 2020 e 139.713 nel 2021.
 


Pare che la curva stia continuando a salire. Con i dati cristallizzati ad agosto, con ancora quattro mesi per completare l’anno solare, i percettori in Italia sono stati 1.479.809. Una certa variazione sta nella composizione geografica. Il Sud (isole comprese) copre il 63,1% del totale. Il Nord rappresenta il 20,9% delle erogazioni in Italia, contro il 27,1% del 2021. Si è ampliato così il divario, una spia da tenere sotto controllo a livello sociale ed economico, anche perché l’importo mensile medio è differente tra Nord e Sud (521,7 euro al Nord e 609,4 euro al Sud). Sul piano politico ci ha pensato il Movimento 5 Stelle prima a rivendicare la bontà di questa misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, poi ad incassare alle urne, specialmente nel Mezzogiorno. Se si vuole assecondare la voce impastata di Giuseppe Conte che si è sforzata negli ultimi giorni di campagna elettorale a non far etichettare il M5S come il partito del Sud, bisognerà allora dire che i 5 Stelle sono il partito del reddito di cittadinanza. La cartina che colora lo stivale in base ai risultati nei collegi elettorali del Movimento 5 Stelle combacia sostanzialmente con quella che evidenzia il tasso di inclusione RdC/PdC per Provincia ogni mille abitanti (riferita al 2021). Guidano la Campania, la Sicilia e la Calabria (rispettivamente 165, 153 e 136 persone coinvolte ogni mille abitanti, sempre nel 2021). In Lombardia erano 33 persone ogni 1000 abitanti, in Provincia di Lecco 29 su 1000.

Il dato più aggiornato è sul mese di agosto, durante il quale 1.063.164 nuclei hanno percepito il reddito di cittadinanza, di cui circa il 30% con almeno un minore a carico. Circa il 17% ha un componente disabile in famiglia. Gli stranieri che ne beneficiano sono circa l’8%, in linea con la percentuale della loro presenza rispetto al totale dei residenti italiani. Va ricordato che per accedere al reddito o alla pensione di cittadinanza gli stranieri devono possedere un permesso di soggiorno di lungo periodo, avere la residenza in Italia per almeno 10 anni di cui gli ultimi due senza interruzioni.

Richiedenti reddito di cittadinanza

 Il quadro nella provincia di Lecco si presenta in controtendenza rispetto all'andamento nazionale. Nel 2019 i richiedenti del reddito di cittadinanza erano 3.451 pari allo 0.2% mentre la regione Lombardia “pesava” nel contesto della distribuzione nazionale per il 10%. Nel 2020 i richiedenti nel lecchese erano scesi a 2.397. Ancora in calo nel 2021 con 2.207 soggetti richiedenti del reddito. L’ultimo dato noto è quello relativo a agosto 2022: i richiedenti del provvedimento sono ulteriormente scesi a quota 1.586 portando l’incidenza su scala nazionale allo 0.1%. E’ presumibile che entro fine anno, pur considerando nuove richieste, il dato complessivo non supererà i duemila beneficiari. In Lombardia il dato più elevato è riscontrabile, per ovvie ragioni, a Milano con 37.469 beneficiari a agosto 2022 pari a una incidenza su scala nazionale del 3.4%. L’incidenza minore in regione è nel lecchese e nel sondriese.

Passando allo scorporo delle elargizioni statali – dati sempre a agosto 2022 – abbiamo:
- Reddito di cittadinanza: 1.235 nuclei famigliari – 2.435 le persone coinvolte – 503,03  l’importo medio mensile erogato dallo Stato.
- Pensione di cittadinanza: 295 i nuclei famigliari – 326 le persone coinvolte – 280,39 euro il beneficio medio.
- Dati riassuntivi: 1.530 le prestazioni erogate come reddito e/o pensione di cittadinanza – 2.761 il numero delle persone coinvolte – 460,10 euro l’importo medio erogato.
 
Come in ogni settore, anche per questo strumento si sono annidati i cosiddetti “furbetti”. I casi più eclatanti sono passati agli onor della cronaca. Non si può dire che non vengano fatti però dei controlli. Tra gennaio e giugno 2022, a livello nazionale, è stato revocato il beneficio a circa 34 mila nuclei. Sono stati quasi 110 mila nell’anno 2021 e 26mila nel 2020. I motivi per cui è possibile che il sussidio venga revocato sono molteplici. Quello più frequente, fa sapere l’Inps, è l’accertamento della “mancanza del requisito di residenza/cittadinanza”.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.