Calcio Lecco, inizia l'era Foschi: 'Sarei venuto a piedi, amo questa piazza. Non sento la pressione'

A venti giorni esatti dall’inizio del campionato 2022-23, per la Calcio Lecco è già tempo di dare il via a una nuova era. All’ora di pranzo di oggi, venerdì 23 settembre, si è infatti presentato ufficialmente mister Luciano Foschi, l'allenatore designato dallo stesso patron Paolo Leonardo Di Nunno a prendere il posto dell’ex Juve Alessio Tacchinardi, esonerato dopo solo quattro giornate nella serata di sabato scorso, a seguito della sconfitta casalinga dei blucelesti contro la Pro Sesto.
"L'abbiamo vista tutti quella partita, il patron era già stato bravo dopo il Vicenza, non aveva detto una parola vista la corazzata che avevamo di fronte (gara persa 4-0 in trasferta, ndr.)" ha affermato il direttore generale Angelo Maiolo. "Alle 21.00 di sabato mi è arrivata la chiamata di Di Nunno, che aveva deciso di cambiare. A condannare Tacchinardi, che nessuno di noi ha mai richiamato, è stato il campo: da quella sera l'allenatore del Lecco è sempre stato Luciano Foschi".


Angelo Maiolo

55 anni, originario di Albano Laziale e già in bluceleste come giocatore dal 1994 al 1996 (per lui 66 presenze e 8 gol), il nuovo mister aveva vissuto la sua ultima esperienza in panchina a Carpi, tra il 21 gennaio e l'11 febbraio 2021, terminata con le sue dimissioni.
"Allenare è bello, per me era difficile stare a casa" ha dichiarato Foschi. "Ho tanto entusiasmo, ho sempre amato questa piazza e mi sento questa maglia addosso. Sarei venuto qui a piedi, quando Di Nunno mi ha chiamato mia moglie mi ha detto che sembravo un bambino con un giocattolo nuovo, ero molto emozionato. Per me questa è una grande opportunità. Dobbiamo fare in modo di sovvertire la situazione, i malumori. I ragazzi mi sembrano ben disposti, si sono messi subito al lavoro (Foschi ha già diretto più allenamenti in settimana, in preparazione della partita di domani alle 14.30 contro il Mantova, ndr.). Ho visto un gruppo bello e coeso, ci sono i presupposti per fare bene e per portare i tifosi da noi".
Il tecnico si è poi concentrato sul recente passato della squadra: "È stata costruita in un certo modo, nel tempo andremo a lavorare anche su cose diverse per creare alternative valide in base ai giocatori che abbiamo. A volte siamo obbligati a chiedere a un ragazzo di ricoprire un ruolo non suo, ma adesso tutte le posizioni sono coperte bene. Non so che idea c'era prima, io ho la mia, che è legata ai concetti base del calcio: chi vince più duelli vince la partita, solitamente".


Luciano Foschi

E sulle rivali del girone A: "Ci sono cinque squadre che sulla carta fanno un campionato a parte, le altre sono tutte uguali. Dipende da quanto saremo bravi a guadagnarci un posto, magari a inserirci tra le prime oppure a star lì e lottare fino all'ultimo. Se guardiamo le rose di Pergolettese, Pro Patria e simili, non mi sembra ci sia una netta differenza. Poi è chiaro che se non facciamo le cose fatte bene, o non le facciamo, non si va avanti. Finora ho visto una squadra che non faceva le cose, non brutta. In questi giorni, quindi, ho lavorato sulla testa dei giocatori, li ho trovati un po' bloccati e ho cercato di capire perché. Mi auguro di aver lavorato affinchè siano almeno il 30% in meno bloccati rispetto a prima, sarei già contento se fosse così. La sensazione, comunque, è quella di un bel gruppo, che lavora in armonia. Quando succedono queste cose ci si sente la responsabilità addosso, ma bisogna essere il più professionali possibili e dare il massimo. Ho lavorato su tante cose in carriera, ma ciò che non deve mai mancare è la grinta e la voglia di lottare".
"Al di là della piazza, che amo, per me è un'opportunità importante" ha ribadito Foschi. "Non sapevo neanche quanti soldi avrei preso, ma ho accettato subito perché ho tanta voglia, tanta fame e poche chance di fare ancora qualcosa di significativo. Che magari vuol dire salvarsi o fare anche meglio, arrivare ai playoff. Pressione? No, non la sento. So che se vinco nessuno dice niente, se perdo sono a rischio, e lo so da quando ho deciso di fare l'allenatore. Adesso dico solo grazie al presidente per questa opportunità".



Infine, sui giocatori a disposizione e in particolare sugli under: "Abbiamo una squadra predisposta a far bene, ma che può fare di più, quanto non lo so, lo scopriremo strada facendo. Domani? La formazione la fate voi, così vi divertite, e chissà che non mi date un'idea... Voglio tenere tutti sulla corda, mica che se succede qualcosa all'ultimo minuto. Per quanto riguarda i giovani, le squadre di Serie C non possono farne a meno, dobbiamo farli giocare anche perché sono una risorsa per il calcio italiano. Se un ragazzo è bravo gioca, a me non importa niente della carta d'identità. Gioca chi merita. Zambataro? Ognuno la pensa come vuole, ma per me non è una mezz'ala. L'ho già conosciuto e lo è stato, ma oggi è un esterno. Finché ho gente di ruolo è inutile snaturare qualcun altro".
B.P.
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