Divieto di avvicinamento alla ex? Lei era d'accordo. 43enne assolto
Assolto. Il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio si è espressa in questo modo mercoledì mattina, nei confronti di un 43enne finito a processo per non aver rispettato il divieto di allontanamento nei confronti della sua ex compagna, e chiamato altresì a rispondere del reato di violenza privata.
Una sentenza che conferma in qualche modo la tesi della Procura, rappresentata in aula dal vpo Caterina Scarselli; quest'ultima ha ricordato alcuni passaggi della deposizione della parte offesa che, nella precedente udienza, aveva ammesso di essere legata all'imputato da un forte sentimento tanto da spingerla a cercarlo personalmente, recandosi addirittura nei pressi della comunità della provincia di Sondrio dove l'ex si trovava per curare alcune delle sue dipendenze. ''Manca l'elemento soggettivo del reato per poter chiedere una condanna'' ha detto la rappresentante della Procura nel suo intervento, chiusosi con la richiesta di assoluzione nei confronti dell'uomo, tradotto in tribunale dal carcere lecchese, dove si trova detenuto per altra causa.
Una tesi ''sposata'' chiaramente anche dal difensore dell'imputato, l'avvocato Elvira Borsani del Foro di Milano che ha proposto anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare eventuali contestazioni nei confronti della querelante, costituitasi parte civile nel procedimento. Il legale che l'assiste si è invece battuta per la condanna del lecchese, ritenendo come la donna sia in qualche modo succube dell'ex compagno, parlando di ''Sindrome di Stoccolma'' e pertanto di una deposizione non attendibile. Il suo intervento si è chiuso con la richiesta di una provvisionale di 4mila euro quale risarcimento per i danni morali.
Al termine della camera di consiglio, il giudice Beggio ha assolto il 43enne da entrambi i capi di imputazione.
Una sentenza che conferma in qualche modo la tesi della Procura, rappresentata in aula dal vpo Caterina Scarselli; quest'ultima ha ricordato alcuni passaggi della deposizione della parte offesa che, nella precedente udienza, aveva ammesso di essere legata all'imputato da un forte sentimento tanto da spingerla a cercarlo personalmente, recandosi addirittura nei pressi della comunità della provincia di Sondrio dove l'ex si trovava per curare alcune delle sue dipendenze. ''Manca l'elemento soggettivo del reato per poter chiedere una condanna'' ha detto la rappresentante della Procura nel suo intervento, chiusosi con la richiesta di assoluzione nei confronti dell'uomo, tradotto in tribunale dal carcere lecchese, dove si trova detenuto per altra causa.
Una tesi ''sposata'' chiaramente anche dal difensore dell'imputato, l'avvocato Elvira Borsani del Foro di Milano che ha proposto anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare eventuali contestazioni nei confronti della querelante, costituitasi parte civile nel procedimento. Il legale che l'assiste si è invece battuta per la condanna del lecchese, ritenendo come la donna sia in qualche modo succube dell'ex compagno, parlando di ''Sindrome di Stoccolma'' e pertanto di una deposizione non attendibile. Il suo intervento si è chiuso con la richiesta di una provvisionale di 4mila euro quale risarcimento per i danni morali.
Al termine della camera di consiglio, il giudice Beggio ha assolto il 43enne da entrambi i capi di imputazione.