Bicicletta pagata con i soldi di Carlo Gilardi? Assolte le due amministratrici. Senza riscontro anche le altre insinuazioni

Carlo Gilardi
Non è stata raggiunta la prova della sussistenza del fatto. Dunque, assolte.
Così ha deciso il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni chiamata a vagliare il fascicolo aperto a carico degli avvocati Carolina Boghi e Adriana Lanfranconi, a processo con l'accusa di peculato, quali ex amministratrici di sostegno di Carlo Gilardi, l'ormai noto professore airunese di cui si è interessata la trasmissione televisiva Le Iene sollevando un polverone mediatico con strascichi anche su altre emittenti - quest'oggi fuori da Palazzo di Giustizia c'erano gli operatori di Telelombardia - e in rete, con la creazione di "gruppi" che invocano la "liberazione" dell'anziano, ricoverato da tempo ormai in una RSA, dopo aver elargito parte del proprio ingente patrimonio a soggetti finiti a giudizio con l'accusa di circonvenzione di incapace. Se quel procedimento entrerà nel vivo solo il prossimo mese di novembre con l'escussione dei primi operanti che si sono occupati delle indagini, quest'oggi è arrivato al pettine il "nodo" della bicicletta elettrica (con struttura "da donna") che ha portato al banco degli imputati le due professioniste lecchesi che si sono susseguite nel ruolo di amministratore di sostegno di Gilardi, incarico ora in capo all'avvocato Elena Barra, costituita parte civile, nell'interesse del novantenne e rappresentata dal collega Flavio Natali. La due ruote al centro dell'attenzione era stata acquistata per l'aiurunese in un negozio di Mandello per 1.200 euro. Non sarebbe mai stata ritirata in quanto l'uomo poi si sarebbe rifiutato di accettare quel nuovo "mezzo" in sostituzione dei vecchi velocipedi con cui era solito muoversi sul territorio.
Lasciata in negozio, dunque, la bici sarebbe stata "rivenduta" a altro acquirente, a fronte della restituzione di 700 euro gli amministratori di Gilardi, soldi che, nella ricostruzione della Guardia di Finanza, non sarebbero poi però tornati nelle disponibilità dell'anziano. Da qui la “chiamata in causa” di Boghi e Lanfranconi, con l'accusa di peculato formulata dal sostituto procuratore Andrea Figoni, lo stesso PM del filone madre e dunque il titolare del fascicolo per circonvenzione di incapace ma anche di tutti gli "spin off" del caso-Gilardi, a cominciare dal procedimento per diffamazione a carico della giornalista Nina Palmieri, dell'autrice delle Iene Carlotta Bizzari e dell'ex badante del professore Brahim El Mazoury per arrivare a quello per violazione di domicilio, molestia o disturbo alle persone e turbamento di funzioni religiose prossimo ad aprirsi a carico invece di Viviana Tononi, la donna bresciana che nel 2021 si era incatenata fuori dagli Airoldi e Muzzi per chiedere libertà per Carlo.
Entrambe le amministratrici, convinte di poter provare la loro estraneità alle accuse, hanno optato per il rito abbreviato e dunque per essere processate di fatto sulle carte. Dopo il deposito, lo scorso 25 maggio, di una memoria con il risultato di indagini difensive, il dottor Figoni aveva chiesto e ottenuto dal giudice Passoni un differimento della discussione, per poter valutare la documentazione prodotta dall'avvocato Anna Maria Assini, comune a entrambe le imputate. Quest'oggi per la Procura le conclusioni sono state esposte dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, che ha raccolto all'ultimo il testimone del collega, da martedì in servizio a Cremona. La PM al termine della propria requisitoria - a porte chiuse, visto il rito scelto - ha chiesto la condanna delle due professioniste. Di diverso avviso il giudice che, nel tardo pomeriggio, dopo una lunga camera di consiglio, si è espressa per l'assoluzione ai sensi dell'articolo 530 secondo comma ccp.
“Mi sono costituito parte civile nell'interesse del signor Carlo Gilardi per il tramite della mia collega di studio e amministratrice di sostegno Avvocato Elena Barra. Gli avvocati Boghi e Lanfranconi sono state assolte. Doverosa è comunque per noi la costituzione di parte civile in tutti quei processi in cui Carlo Gilardi riveste la qualifica di persona offesa” precisa l'avvocato Flavio Natali, a bocce ferme. Con un ulteriore chiarimento. “È doveroso altresì precisare che in questo procedimento penale le indagini portate avanti dalla Procura della Repubblica, delegate alla Guardia di Finanza, sono state precise e meticolose ed hanno riguardato tutte le contestazioni mosse dal “circo mediatico” e da qualche “complottista social” agli amministratori di sostegno che hanno preceduto la collega Elena Barra, compresa quella completamente inventata del bonifico di 40.000 euro che un amministratore di sostegno si sarebbe fatto, a suo favore. Queste indagini hanno quindi escluso la sussistenza di qualsiasi fattispecie di reato o mera irregolarità nella gestione economica di Carlo Gilardi da parte di tutti gli amministratori di sostegno che fin qui lo hanno seguito”.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.