Asst: Scorzelli condannato a 8 mesi (pena sospesa) per diffamazione verso il dg Favini

Francesco Scorzelli e Paolo Favini
Si è concluso con una condanna a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) il procedimento a carico di Francesco Scorzelli, il rappresentante sindacale USB e infermiere presso l'ospedale Mandic di Merate, accusato dalla Procura di Lecco di diffamazione a mezzo Facebook ai danni del direttore generale dell'ASST di Lecco Paolo Favini.
"Nel mio profilo possono entrare diverse persone tra colleghi e compagni di partito e di sindacato: non ricordo se ho scritto io quei commenti" si è difeso nel corso del suo esame l'odierno imputato "avrei potuto censurarli, ma non l'ho fatto proprio perchè ritenevo che non fossero offensivi".
I due post "incriminati", risalenti a marzo 2020, nel pieno dell'emergenza pandemica, secondo l'interpretazione data oggi in aula da Scorzelli (che all'epoca era coordinatore del servizio trasporti centralizzato nel nosocomio meratese) potevano essere una polemica più che all'ASST di Lecco, al Comitato Infezioni Ospedaliere: "a me ed altri caposala aveva negato scorta di mascherine e di gel igienizzante".
Anzi, il rappresentate USB ha definito il suo rapporto con il direttore generale "normale, niente di drammatico: non ci siamo mai insultati direttamente". Certo è che la dialettica Azienda-sindacato abbia messo più volte nei guai il signor Scorzelli, tanto - come ha ricordato quest'oggi il diretto interessato - da procurargli 12 proposte di sanzioni disciplinari (di cui 10 andate a in porto) dall'inizio della sua esperienza lavorativa meratese.
In particolare l'infermiere ha riferito al giudice Maria Chiara Arrighi di non sapere per quale motivo il dottor Favini si sia sentito chiamato in causa dall'espressione pubblicata sul social network con cui l'autore auspicava una "nuova Norimberga" per i responsabili del dilagare dell'infezione.
Al concludersi della fase istruttoria il Vpo Pietro Bassi ha formulato una richiesta di condanna di 4 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre l'avvocato Antonio Tornasello, costituitosi parte civile per l'ASST di Lecco non ha chiesto risarcimenti pecuniari, ma come unico ristoro la pubblicazione dell'eventuale sentenza di condanna su alcuni giornali.
"Un elemento scomodo che l'azienda sta cercando di far arrivare al licenziamento per giusta causa" è invece stata la descrizione del proprio assistito fatta in sede di requisitoria dal difensore Stefania Scotto del foro di Messina. Non solo secondo il legale dell'infermiere non sarebbe stata provata nel corso del dibattimento la paternità dei messaggi oggetto del giudizio, ma non vi sarebbe nessuna espressione che potesse attribuire le offese al dott. Favini.
Inoltre l'avvocato Scotto nel proporre l'assoluzione dell'imputato ha chiesto al giudice di valutare i post in questione come "satira sindacale", sempre garantita da costituzione e giurisprudenza.
Dopo il verdetto di oggi si attende la seconda vicenda giudiziaria che ad ottobre, con l'apertura della fase istruttoria, vedrà per la seconda volta Francesco Scorzelli protagonista di un episodio di presunte diffamazioni online, questa volta nei confronti del sindaco di Merate Massimo Augusto Panzeri.
F.F.
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