Bellano: non solo ulivi sul Lago, Giovanni Miatto ci apre le porte della sua limonaia di Bonzeno. 350 piante, per oltre 100 kg di raccolto

Quando si percorre la strada interna alla frazione bellanese di Bonzeno, non si può fare a meno di notare, in questo periodo, all’interno di un grazioso cancelletto, una pianta di limoni. Attira con i suoi frutti belli gialli, insoliti per un territorio come quello delle colline sul lago decisamente più votato ad altra coltivazione, quella degli ulivi che, da anni ormai, regala “oro verde”, quell'olio del Lario conosciuto e apprezzato da chi se ne intende.

La curiosità, a Bonzeno, porta poi ad alzare lo sguardo per accorgersi che “l'alberello” sull'uscio è in buona compagnia. All'interno del giardino si notano infatti altre piante, piccole, un po' più grandi, grandi-grandi... Sono 350 in tutto, conferma Giovanni Miatto, il proprietario che ci accompagna nella visita alla sua limonaia di cui si prende cura animato da vera passione. Una passione di famiglia, “ereditata da mio padre, ancora prima dal nonno e dal bisnonno - spiega – Le piantine le ottengo tutte per talea, tagliando un rametto che successivamente viene immerso nel liquido radicante e poi messo a dimora nel vaso e l’anno successivo trapiantato”.

L'esemplare di 33 anni

L'esemplare più vecchio ha ben 33 anni. Ed è il “papà” ovviamente di tantissimi altri limoni, di varietà quattro stagioni fiorentino. Anche se non mancano, nel giardino, anche qualche “mano di Buddha” nonché un arancio, uno pompelmo, un mandarino e un bergamotto.
Di origine veneta la famiglia Miatto si è poi trasferita in Piemonte, portandosi dietro una pianta di limone e da qui poi Giovanni si è insediato a Bellano, ovviamente con il suo pezzettino di eredità “gialla” da cui ha ricavato poi, con il tempo, l'intero “patrimonio” di cui ora dispone. 350 alberelli per una produzione di oltre 100 chi di limoni l’anno, in quattro raccolti.
In estate ogni vaso richiede innaffiature “quotidiane nel periodo di maturazione dei frutti e ogni due giorni circa nel resto della bella stagione – racconta il bellanese – Mentre da fine novembre e per tutto l’inverno fino alla fine di marzo devo sistemarle all’interno di una serra che ho costruito e che le protegge dal freddo”, essendo la zona particolarmente esposta alle correnti di aria fredda che scendono dalla Valsassina e “in ombra per un paio di mesi l’anno”. Una stufa a pellet, tiene i limoni al calduccio.

Un “mano di Buddha” e a destra una spalliera

Le talee

Secondo i manuali di giardinaggio la propagazione degli agrumi andrebbe poi fatta da maggio ad agosto “ma ho appurato che qui il periodo ideale e che ottiene i migliori risultati è quello di fine agosto e inizio di settembre”. Proprio in questi giorni,  insomma. E per permettere ai frutti una maturazione ottimale, Miatto sta sperimentando, con successo, la crescita “a spalliera”.
Il tutto, mantenendo un suo “ordine”, con tanto di etichetta che per ogni pianta riporta la data dell’ultimo rinvaso che – argomenta ancora - “avviene ogni 3 anni”.

Insomma, l'impegno richiesto non è da poco. Ma... dà veramente i suoi frutti, nel vero senso della parola, visti i limoni profumati e succosi che vengono raccolti.
La speranza è che la  passione di Giovanni, nonno di 4 splendidi nipoti, contagi anche a loro, in modo di continuare questa bella tradizione di famiglia.
Moira Acquistapace
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