SCAFFALE LECCHESE/115: ''Il pestifero e il professore'' e una leggendaria parentela

Come la celebre pedagogista Maria Montessori, anche Gian Burrasca va annoverato fra i nipoti del nostro Antonio Stoppani.
Ricapitoliamo. All'anagrafe, il ragazzino terribile faceva Stoppani: Giovanni, detto Giannino, Stoppani. Appunto. Delle sue intemperanze ebbe contezza lo stesso zio o prozio Antonio che sul finire dell'estate del 1888 lo ospitò per qualche giorno a Lecco. Per quanto in quell'anno il monellaccio toscano non risultasse ancora in vita. Licenze romanzesche, già. Perché se un personaggio letterario è immortale sarà vissuto anche prima del libro che l'ha svelato al mondo. Nella fattispecie, "Il giornalino di Giamburrasca" che lo scrittore Vamba, al secolo Luigi Bertelli, pubblicò a puntate sulla "Domenica del Corriere" tra 1907 e 1908, quando l'abate riposava già nel suo sepolcro lecchese da più di tre lustri. "Il giornalino" sappiamo avere poi avuto una grandissima fortuna che resiste tuttora.

 

Licenze romanzesche, si diceva. Perché, oltre un secolo dopo dalla sua apparizione pubblica, il monello per antonomasia della letteratura italiana diventa anche il coprotagonista di un libro scritto da Guido Quarzo, torinese, insegnante e autore di molte storie per ragazzi. Come "Il pestifero e il professore" edito dalla lecchese Teka Edizioni nel 2018. Si sarà capito che il pestifero è Gian Burrasca e il professore l'abate Stoppani. Il quale ospita l'incontenibile ragazzino in un'immaginaria casa lecchese: «I genitori del ragazzo l'avevano praticamente supplicato di tenerlo con sé per qualche tempo, per vedere se gli riusciva di raddrizzarlo (o forse, sospettava l'abate, per toglierselo dai piedi per un po')».

La vicenda comincia con una fetta di salame che inopinatamente il professore ritrova tra i denti della «testa di gesso del lariosauro, posata sulla scrivania e circondata come sempre da pile di libri e carte» e che quella mattina sembrava appunto avere «qualcosa di strano». Il seguito scoppiettante lo possiamo immaginare. Tra l'altro, al netto degli aspetti didattici e pedagogici, è lettura gustosa anche per lettori più che cresciuti. Sarà che ci piace immaginare il nostro geologo - che Quarzo tratteggia come un educatore un po' pedante - alle prese con uno scavezzacollo impenitente che tra l'altro legge quelle storie di Giulio Verne sulle quali proprio lo Stoppani aveva espresso severi giudizi introducendo "Il Bel Paese", appunto pensato come opera alternativa a quelle «di Verne che hanno inondato l'Italia e a cui la nostra gioventù, gli stessi uomini seri corrono dietro con sì vergognosa passione. Al così detto romanzo storico si sostituisce il romanzo scientifico. Uguale mostruosa miscela di vero e di falso; uguale intento a dilettare l'immaginazione piuttosto che ad arricchire la mente, mentre finora non possiam dire certamente che il romanzo scientifico abbia trovato il suo Manzoni».

 

Ma dei personaggi che popolano la storia di Quarzo - tra gli altri, un postino ricercato come anarchico e brigante, un botanico sordo come una campana, la domestica Agnese, un dottor Colombo quale medico condotto - c'è n'è uno in particolare sul quale ci soffermiamo. Ed è il motivo per cui parliamo di un libro per ragazzi, genere che non siamo soliti frequentare. Ci riferiamo a appunto a un'altra nipote dello Stoppani: ella pure dovrebbe venire in visita dallo zio che in quell'arrivo confida per arginare le intemperanze di Giannino. Si tratta, naturalmente, di Maria Montessori. Lei sì, autentica nipote dello Stoppani. Stando almeno a una convinzione diffusa. Che però sarebbe soltanto leggenda. Alla quale abbiamo dato credito anche noialtri, proprio scrivendo del "Bel Paese" (CLICCA QUI) e riprendendo le parole di Luigi Clerici, docente di letteratura alla Statale di Milano.

Nell'introduzione all'edizione 2009 del "Bel Paese" da parte dell'editore Aragno, Clerici infatti scrive: «Anche Maria Montessori, la celebre pedagogista, è nipote dello scienziato; molto interessata da giovane alle materie scientifiche, nel 1876 ha sei anni, e potrebbe essere ritratta in Marietta, una delle bimbe più vivaci del gruppo», di quel gruppo di nipoti che ascolta i racconti dello zio Antonio.
Dobbiamo a Bruno Biagi, il lecchese per anni libraio Einaudi e oggi animatore del gruppo di lettura "I promessi sposi in circolo", l'accorta messa in guardia: di semplice leggenda si tratterebbe.

Da parte sua, Guido Quarzo sembra sguazzare nell'equivoco, approfittandone per divertirsi e divertire, accostando Giannino Stoppani (che, avendo il cognome dell'abate, «fingeremo sia suo parente») a Maria Montessori, «nipote (alla lontana)» e che poi «si trovò a riflettere più volte sul fatto che era stato divertente occuparsi di quel ragazzino. Sì, divertente: interessante e... molto istruttivo. Insomma, era stata una bella esperienza. Che potesse un giorno diventare un mestiere? Chissà...»
A quanto pare, però, tra l'abate Stoppani e Montessori non c'è parentela alcuna. Nemmeno alla lontana. Eppure, è tesi avallata anche di studiosi di tutto rispetto. Come appunto il citato Clerici.
Punto di riferimento montessoriano è Chiaravalle in provincia di Ancona, dove la pedagogista nacque nel 1870. Lì ha sede la Fondazione Chiaravalle Montessori che, interpellata, risponde come «a ricerche effettuate già alcuni anni fa, non risulta alcuna parentela tra Antonio Stoppani e Maria Montessori. In particolare, l'albero genealogico della famiglia di Renilde Stoppani (madre di Montessori, ndr) non riporta alcun nominativo riconducibile all'abate Antonio Stoppani».
Ad approfondire la questione è la pedagogista Grazia Honegger Fresco (1929-2020) nel volume "Maria Montessori, una storia attuale. La vita il pensiero, le testimonianze" (l'ultima edizione è uscita nel 2018 da "Il leone verde" di Torino). Leggiamo: «Renilde aveva un cognome importante, lo stesso del celebre abate Antonio Stoppani, uno dei più brillanti studiosi dell'epoca» e una cui opera, "La purezza del mare e dell'atmosfera fin dai primordi del mondo animato"), «testo del 1875, tuttora godibilissimo (...) affascinerà Maria Montessori, come si legge nella sua "Antropologia pedagogica". Ne riprenderà taluni concetti (...) per introdurre i ragazzi della seconda infanzia a una visione globale ("cosmica") del pianeta»
«Spesso si afferma - prosegue la studiosa - che l'abate Stoppani fosse zio di Renilde o magari un parente meno prossimo, ma è cosa dubbia data la sua nascita a Lecco. A prescindere dalle coordinate geografiche è difficile credere che di tale legame non si sia conservato alcun oggettivabile riscontro. Già, circa trent'anni addietro, il sociologo Nedo Fanelli, allora direttore del Centro Studi Maria Montessori di Chiaravalle, si era impegnato in un approfondita indagine sulla famiglia d'origine dell'illustre marchigiana, senza approdare ad alcun risultato dirimente. C'è poi chi invece continua a dar credito a questa ipotesi, riferendosi senz'altro a lui come a uno zio materno della scienziata, sulla scorta di una discutibile interpretazione di quanto affermato dalla stessa Montessori. Durante il Convegno delle Donne Italiane tenutosi a Milano nel 1908, la scienziata, rivolgendosi a un folto uditorio, menzionò uno zio... che "quando cercavo di spiegargli l'opera sublime dello spontaneo sviluppo dell'uomo, mi diceva: Non mi raccontare di queste cose perché mi sento d'impazzire". E' poco credibile, però, che un uomo di scienza come Stoppani avesse bisogno di essere illuminato dalla nipote su argomenti che dovevano essergli assai più familiari e che per essi mostrasse un tale fervoroso entusiasmo. In ogni caso non esiste prova di un incontro tra l'abate e la giovane Maria». Ventenne, quando Antonio Stoppani moriva a Milano il 1° gennaio 1891.
Sarà dunque quel convegno l'origine della parentela leggendaria? Non è dato sapere. Di fatto, la leggenda si è diffusa e continua a riprodursi. Considerata probabilmente una semplice "nota di colore", gli stessi studiosi sembra non ci spendano tempo ed energie. Si limitano a riprenderla, per dedicarsi ad altri aspetti più qualificanti. E in questo modo si tramanda di libro in libro, di enciclopedia in enciclopedia.

Non è soltanto Wikipedia, che sappiamo necessitare di una consultazione molto cauta, a scrivere che «la giovane Maria Montessori ebbe nell'abate Stoppani un punto di riferimento». Addirittura nel Dizionario biografico degli Italiani dell'Istituto Treccani, un'indubbia autorità, alla voce su Maria Montessori compilata da Fulvio De Giorgi, leggiamo che «la madre [di Maria] Renilde Stoppani (1840-1912), marchigiana, proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ed era parente dell'abate Antonio Stoppani (morto nel 1891), figura di spicco del cattolicesimo conciliatorista e filorosminiano e certamente punto di riferimento significativo nella formazione della giovane Montessori».
E la storica olandese Marjan Schwegman nella sua biografia di Maria Montessori pubblicata da "Il mulino" nel 1999, scrive: «Univa una mente aperta al processo di modernizzazione ad un profondo attaccamento alla tradizione religiosa, ed in questo si sentiva ispirata dallo zio, Antonio Stoppani (...). Stoppani era morto nel 1891 ed è quindi probabile che Maria stessa subisse la sua influenza durante l'infanzia e la giovinezza, sia attraverso il contatto personale che attraverso i suoi libri. Anche se non parla mai di questa influenza, è certo che l'esempio di Antonio Stoppani fu molto importante per lei. Se ne vedono le tracce non solo nel contenuto dei suoi libri, ma anche nel suo stile, che è molto fluido e ricco di immaginazione (...) i libri di Maria possono essere letti come narrazioni affascinanti, proprio come i libri dello zio, che oltre a essere scienziato era anche poeta e giornalista. Anche se possiamo ipotizzare che l'esempio della madre e dello zio fossero importanti per la Montessori, non ci è dato sapere come e quando questi esempi abbiano incominciato a far intravedere a Maria un modello di vita che la attraesse».
Una risposta che, noialtri che oggi abbiamo letto Quarzo, possiamo dare pensando all'incontro con Gian Burrasca.
Certo è che le sicurezze di Schwegman sono riprese dalla studiosa italiana Elena Zanoni che nel 2014 ha pubblicato per "Franco Angeli" quello che vuole essere il primo moderno profilo biografico esauriente dell'abate lecchese ("Scienza, patria, religione. Antonio Stoppani e la cultura italiana dell'Ottocento") e nel quale si legge in una nota: «Peraltro non si può ignorare l'influenza che la figura e l'opera di Stoppani ebbero sulla nipote Maria Montessori».
Insomma, un bel mistero.




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Dario Cercek
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