Introbio: vacanze... in missione, la 23enne Alessia racconta la sua esperienza in Thailandia

Anche se a migliaia di chilometri di distanza, quando è arrivata in Thailandia Alessia si è sentita subito a casa. Nell'ostello della missione a Thoet Thai, nel nord del Paese, al confine con il Myanmar, che l'ha ospitata per il suo cammino spirituale di un mese al servizio della comunità locale, la giovane valsassinese ha trovato una grande accoglienza e "nessuna difficoltà ad ambientarsi, né per il cibo né tanto meno per il fatto di parlare una lingua diversa" dice, ormai tornata, dopo questa bella parentesi estiva, alla sua quotidianità.

Alessia, seconda della seconda fila, con le sue compagne e alcuni bimbi della missione

Dove è stata inviata, l'inglese non è parlato ed anche il thailandese è poco conosciuto: la popolazione parla quasi esclusivamente un dialetto locale, Haka. Intendersi con i bambini di cui si è occupata, nel dopo scuola e nei giorni di vacanza breve, non è stato però complicato per la 23enne introbiese, partita per la Thailandia con Giulia e Serena che, come lei, hanno aderito al progetto Giovani e Missione, promosso dal PIME per ragazzi e ragazze dai 18 ai 30 anni.

“Attraverso i giochi ci siamo capiti subito, senza bisogno di parlare la stessa lingua. Avevamo il traduttore di Google sul telefono ma non veniva quasi mai utilizzato” spiega ancora Alessia che, durante il mese di permanenza a Thoet Thai, ha seguito Padre Paolo Salamone anche nelle sue visite, nel fine settimana, ai villaggi fuori dalla missione. “Gli spostamenti avvenivano a bordo di un pick-up e con noi sul cassone si sedevano i bambini: le strade collinari e i continui movimenti oscillanti per questi piccoli somigliavo alle montagne russe e creavano un grande divertimento" racconta sorridendo.

"Una volta giunti a destinazione, sempre in luoghi diversi, la gente ci accoglieva a mani giunte e con l’inchino, poi con una calorosa stretta di mano, non tralasciando di salutare nessuno e anche se la funzione veniva celebrata in thailandese, il catechista traduceva tutto nel dialetto locale, permettendo a tutti di comprendere”.

Una bella ed entusiasmante esperienza. “Il tempo è volato: un mese è sembrato durare pochissimo. Sicuramente il luogo e le persone mi resteranno nel cuore” afferma Alessia non nascondendo un poco di nostalgia per questa "avventura" che già pensa di ripetere, con un nuovo viaggio per ritrovare le persone che hanno segnato questo momento della sua vita. Nel mentre, proseguirà il proprio percorso con il PIME, avendo la possibilità, nei prossimi incontri, di condividere le emozioni vissute con gli altri ragazzi che hanno vissuto nel corso dell'estate un qualcosa di analogo. Per ora, è già tornata al lavoro al bar, poi si concederà una breve vacanza prima di riprendere gli studi.
M.A.
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