Feste, sagre e processioni sul territorio per San Rocco

Giungono notizie di feste, sagre, atti devozionali, anche pali della cuccagna in onore di San Rocco, nell’imminente Ferragosto, da Lecco alla Brianza, dal lago alle valli. La sua straordinaria popolarità “esplode” in questa estate di rilancio e di ripresa delle diffuse tradizioni popolari dovute, in particolare, al ruolo di intercessore speciale, in secoli trascorsi, nella guarigione della terribile peste.


La processione a Valmadrera con la Confraternita, nel 1940

Il volume di Alfredo Cattabiani “Calendario: le feste i miti, le leggende e i riti dell’anno” rende noti numeri che confermano la popolarità di San Rocco. Solo in Italia è così presente che ben 28 Comuni e 36 frazioni ne portano il nome. La festa sarebbe celebrata in più di 3000 chiese e cappelle dedicate al santo con la mantellina, la “zucca”, il bastone, l’abbigliamento più singolare e tradizionale per il viandante.


La Confraternita a Valmadrera nel 1964

Rocco è da sempre il patrono dei pellegrini, rappresentato in tante edicole sacre lungo frequentati sentieri, al bivio di mulattiere campestri, nei pressi di punti di sosta e di ristoro di antichi tracciati. La tradizione vuole che dedicasse larga parte della sua vita all’assistenza di ammalati e infermi, e tante volte è raffigurato con la piaga di una pestilenza sulla coscia. Sulla rotta verso la città di Pietro i romei potevano contare sull’ospitalità delle Confraternite che non si limitavano a sfilare nelle processioni solenni con stendardi e crocifissi dorati, ma erano impegnate nelle opere di accoglienza con luoghi di riposo e di ristoro dopo tanto faticoso camminare.


Processione nella Brianza lecchese

L’oratorio dei confratelli era, in tanti casi, attiguo alla parrocchiale e presentava locali che diventavano ostello per i romei. Nella componente delle Confraternite c’era una diffusa partecipazione popolare delle classi laboriose e umili, dai contadini ai muratori, dai fabbri ai bottegai, dai ristoratori agli osti, e altro ancora.


Confraternita a Limonta di Oliveto Lario

Le Confraternite, nate e cresciute dopo il Concilio Vaticano I, sono entrate in declino dopo il Vaticano II. Hanno vissuto secoli di gloria e di potenza, esercito disciplinato e compatto del laicato della Chiesa. Sono ultimamente ricomparse in diverse località e parrocchie, rinnovando le antiche processioni per il voto di San Rocco, in occasione di gravi calamità e di tristi avvenimenti.


Processione a Premana

Non mancano nel lecchese i cortei solenni, come quello a Cremeno in Valsassina che trae origine anche da una presenza valligiana risalente all’Ottocento nella Roma vaticana non ancora capitale d’Italia. In alcune celebrazioni la processione è preceduta dall’incanto della statua, che viene “conquistata” da coloro che hanno presentato le offerte maggiori a beneficio delle opere parrocchiali e per le finalità di assistenza.


Statua di San Rocco a Cremeno

Un dato sulla forza delle Confraternite viene dall’attuale città di Valmadrera, sulla base di numeri forniti dal compianto e indimenticabile storico locale Achille Dell’Oro. Nel 1939/1940, all’inizio della seconda grande guerra mondiale, risultavano 110 confratelli rispetto ai 70 militanti del gruppo di Azione Cattolica. Le processioni più solenni erano caratterizzate dalla presenza di uomini con la mantellina rossa e il camice bianco con cordone.


Stendardo con San Rocco a Cremeno

Ed era lo stesso Dell’Oro a riferire in una nota marginale - ma sicuramente singolare e curiosa - quando, assistendo al passaggio di una processione, al momento del transito di giovani confratelli, una mamma si rivolse alla figlia affermando: “Questi sono i ragazzi da sposare, quelli che sfilano devotamente mentre loro coetanei sono nelle osterie, nei cinema, nei locali da ballo”. E’ stato proprio così? Al che qualcuno disse: “Achille, perchè pur essendo così attento alla tradizione non hai mai sfilato con i confratelli? Perché non volevi correre il pericolo del matrimonio?”. Ci fu solo un timido sorriso, senza risposta.
A.B.
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