Elicottero precipitato ad Albosaggia, parla un papà di Abbadia: 'prima è salito mio figlio, poi il suo amico. Il biposto ha avuto un'avaria'

La foto di Giovanni Murari in decollo sul suo elicottero postata
come salutoda Roberto Venini sul suo profilo Facebook
Una videochiamata dal letto d'ospedale: qualche minuto con gli amici, seppur dietro lo schermo di uno smartphone, per rassicurarli e ricevere in cambio quella carica positiva che chi ti conosce da sempre sa infondere. Si sta riprendendo il 17enne di Abbadia Lariana estratto ancora vivo dalla carcassa dell'elicottero Robinson R22 precipitato nella serata di mercoledì 10 agosto ad Albosaggia. Non è stato altrettanto fortunato il pilota: Giovanni Murari, 60 anni, originario di Pressano (Verona) ma residente a Capriate San Gervaso, alle porte di Bergamo, è spirato nel prato in località Torcione dove il suo biposto si è schiantato, dopo aver tranciato la corda di guardia - il cavo privo di corrente - della linea elettrica. Lascia due figli ventenni, poco più grandi dunque del ragazzino che gli sedeva al fianco al momento dell'incidente e del compaesano con cui si era levato in volo poco prima. "Giovanni era mio cugino. Anzi, per la precisione, era il cugino di mia moglie ma per me era davvero un parente. Mercoledì eravamo io e mio figlio, l'altro ragazzo e suo padre. Tutti di Abbadia. Prima è salito in elicottero mio figlio, poi è stato chiesto anche al suo amico che era venuto con noi se volesse salire ed è partito anche lui per un giretto".
A parlare è Roberto Venini, titolare con il fratello di un'impresa del settore edile, con sede in paese. E' ancora incredulo per l'accaduto. Quando all'eliporto di Caiolo sono arrivate le prime informazioni, è stato il panico. Lui stesso ha avuto un mancamento, cadendo a terra e battendo la testa, con tanto di punti di sutura poi in ospedale. Ieri è voluto andare ad Albosaggia di persona per vedere il luogo scenario della tragedia. "Ho avuto la possibilità di parlare con persone che sono già state sentite anche dagli inquirenti che stanno portando avanti l'inchiesta aperta dopo l'incidente. Le testimonianze sembrerebbero essere chiare: l'elicottero è arrivato nella zona già in avaria. Faceva rumore, era ingovernabile già in quota. Si è avvicinato pericolosamente al terrazzo di una casa poi Giovanni con una manovra straordinaria, di quelle d'emergenza, è riuscito a portarlo verso il prato. Pare si sia rialzato, completamente fuori controllo, toccando il cavo per poi precipitare". Un racconto da pelle d'oca. Attimi concitati di cui il passeggero parrebbe non ricordare nulla se non il momento del decollo e poi le imprecazioni del pilota per un qualcosa che non andava. Murari, nell'affrontare la situazione, avrebbe tenuto i nervi saldi. "Era un pilota esperto" sottolinea Venini. "Firmava i check per gli altri colleghi, sapeva gestire le emergenze".
Quella di mercoledì gli è costata però la vita. Sull'accaduto indaga la Procura di Sondrio, con il fascicolo (al momento a carico di ignoti) nelle mani del sostituto Stefano Latorre sotto il coordinamento del Capo Piero Basilone, passato recentemente anche da Lecco nel valzer di facenti funzioni che si sono avvicendati tra il trasferimento di Antonio Angelo Chiappani a Bergamo e la nomina di Ezio Domenico Basso. Disastro aviatorio, omicidio colposo e lesioni le ipotesi di reato, identiche a quelle per l'incidente sul Legnone dello scorso 16 marzo, dove nello schianto di un jet Alenia Aermacchi M346 è morto il "top gun" inglese Dave Ashley, 49 anni.
Sulla salma di Giovanni Murari è stata disposta l'autopsia, per escludere possa essere stato colpito da malore. Un passaggio tecnico necessario prima di concedere il nulla osta per la restituzione dal corpo alla famiglia per l'ultimo saluto.
A.M.
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