Faida tra rapper: per il GIP la comunità non ha sortito effetto, niente domiciliari per Simba La Rue
Simba La Rue in una foto tratta dai social
Il giudice ha autorizzato però Mohamed Lamine Saida - questo il nome all'anagrafe dell'artista - a lasciare il carcere per l'ospedale di Monza dove sarà sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico per limitare i danni riportati ad una gamba quale conseguenza dell'accoltellamento patito nella notte del 15 giugno a Treviolo quando, come noto, era stato raggiunto, accerchiato e aggredito da un gruppo di sconosciuti, probabilmente nell'ambito della stessa faida che lo ha poi portato dietro le sbarre il 29 luglio.
Nel motivare il diniego alla concessione degli arresti domiciliari presso la comunità Kairos di Vimodrone, gestita da don Claudio Burgio, il GIP nel proprio provvedimento ha evidenziato come da Simba La Rie non sia arrivata "alcuna accettazione e disponibilità" in merito a un eventuale programma di recupero da attuarsi presso la struttura indicata, struttura - annota poi il giudice - dove il ventenne, prima dell'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare, risultava già collocato "in relazione ad un'accusa di rapina avvenuta quando egli era minorenne". "Tale esperienza - aggiunge altresì il dottor Salvini - non ha sortito evidentemente alcun effetto positivo. Anzi, risulta dagli atti che essendo non solo Saida ma anche altri indagati collocati in tale comunità essi l'hanno liberamente utilizzata per concordare l'aggressione". Il riferimento è al pestaggio di due ragazzi, ritenuti vicini al rivale Baby Touchè, avvenuta a Milano quale "vendetta" per l'accoltellamento patito poco prima a Padova da Dago Fabio Carter Gapea, anch'egli nell'elenco dei nove destinatari dell'ordinanza eseguita a fine luglio, nonché poi raggiunto da provvedimento dello stesso tipo adottato dal GIP del Tribunale di Lecco Salvatore Catalano al termine dell'indagine della Squadra Mobile cittadina che ha permesso di eradicare un fiorente giro di spaccio avente quale "base" un box a ridosso di viale Turati. Avvalsosi della facoltà di non rispondere, in interrogatorio di garanzia, in riferimento a questo ulteriore fascicolo, non aveva negato invece, al cospetto del dottor Salvini, la propria partecipazione all'aggressione in zona Porta Venezia, senza chiedere poi alcun alleggerimento della misura in essere. “Ne riparleremo a bocce ferme” aveva detto il suo legale, l'avvocato Marilena Guglielmana. Stessa scelta per Alan Christopher Momo, anch'egli implicato sia nel fascicolo milanese sia il quello lecchese.