Spaccio in Viale Turati: non solo i due membri della crew di Simba, indagati altri 8 soggetti. In tre mesi documentato 'giro' da 130.000 euro

Non solo Gapea e Momo, tornati sotto i riflettori per la vicenda dei rapper. Altri otto soggetti sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per il fiorente giro di spaccio avente quale fulcro Viale Turati. Nei giorni scorsi, il Gip del Tribunale di Lecco Salvatore Catalano, in particolare, ha disposto, su richiesta della Procura, l'applicazione di cinque misure cautelari.

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Il via vai degli indagati dal box utilizzato quale base per l'attività di spaccio



Due i nomi, all'apparenza, nuovi alla cronaca: per Joseph Eze, classe 1992, nato in Nigeria ma residente a Bernareggio (assistito dall'avvocato monzese Marco Martini) è stato previsto il divieto di dimora in Provincia di Lecco mentre a Ebrima Sajaw, classe 1998, del Gambia ma con casa nel centro storico del capoluogo sono stati stabiliti i domiciliari. Si torna poi nell'alveo delle "vecchie conoscenze" con David Gapea, classe 1999, recentemente condannato a tre anni e rotti per una rapina messa a segno sulle spiagge romagnole, fratello dell'altro Gapea, Dago Fabio Carter, quello appunto già associato a questo business della droga in rione Santo Stefano e zone limitrofe, essendo stato arrestato il flagranza di reato nell'aprile scorso. Completa il quadro, l'altro già citato, Alan Christopher Momo - classe 1998, ivoriano residente a Lecco - fermato anch'egli con il 25enne: ottenuti, dopo un breve periodo "al fresco" i domiciliari con braccialetto elettronico grazie ai suoi legali - gli avvocati Marilena e Ilaria Guglielmana che assistono anche i due "bro" - è stato riportato "dentro" venerdì scorso, in quanto raggiunto come, Fabio Gapea, da altra ordinanza di custodia cautelare in carcere, quella ormai celeberrima del GIP di Milano Guido Salvini nell'ambito dell'indagine sulla faida tra i rapper Simba La Rue e Baby Touchè.

Il Questore Ottavio Aragona e il Capo della Squadra Mobile Gianluca Gentiluomo

Sono stati proprio gli operanti della sezione antidroga della Squadra Mobile di Lecco a captare con le microspie piazzate sulla Leon in uso a Momo l'intero racconto di quanto accaduto l'1 maggio di quest'anno, in zona Porta Venezia, dove Akrem Ben Haj Aouina (considerato vicino al trapper Baby Touché) e Thomas Calcaterra, secondo gli inquirenti, sono stati attirati in una trappola per poi essere aggrediti e derubati, dal rivale e da soggetti ritenuti dagli operanti meneghini parte della sua crew, i due lecchesi inclusi. Ecco dunque che in quel sottobosco delle seconde generazioni di stranieri, la violenza si mischia con lo smercio di stupefacente. A fiumi.

Gianluca Gentiluomo

Come spiegato dal dottor Gianluca Gentiluomo, a capo della Mobile, in tre mesi di indagine, i suoi uomini hanno stimato infatti un volume d'affari di almeno 130.000 euro, con circa 2.300 cessioni di sola cocaina documentate ed il sequestro di mezzo chilo di polvere bianca pronta per essere immessa sul mercato, così come 3.7 chili di hashish e 3.6 chili di marijuana. Rinvenute anche tre pistole, tra cui una Walther con matricola abrasa. Mai usate - per fortuna - ma, ha aggiunto il dirigente, più volte infilate nella cintura dei pantaloni da alcuni degli indagati. "Per fortuna non abbiamo portato il ferro", del resto, si legge anche nelle trascrizioni relative alla faida tra rapper, con riferimento ad un controllo di polizia subito da membri della gang mentre si apprestavano a raggiungere un pugile per quello che avrebbe dovuto essere un altro regolamento di conti, nella ricostruzione tracciata dalla Procura, non portato a termine solo grazie alle ambientali e dunque al “pronto intervento” chiesto dagli agenti lecchesi ai colleghi competenti per territorio.
"E' stato inoltre accertato - fa sapere la Squadra Mobile - che gli indagati svolgessero anche un servizio di security durante i concerti e le esibizioni di Simba La Rue spesso portando con loro le armi illegittimamente detenute".

Parte del materiale sequestrato in occasione dell'arresto di Momo e Gapea

Come già emerso,  lo smercio della droga a Lecco, aveva quale "quartier generale" un garage di via Privata Zanella, traversa dei Viale. Una scelta tattica, come argomentato dal dottor Gentiluomo, affiancato dal nuovo Questore Ottavio Aragona: gli indagati potendo facilmente raggiungere al bisogno il box, non erano costretti a muoversi con troppo stupefacente appresso, rischiando dunque poco o nulla in caso di controllo; lasciando lì la "merce", in luogo non direttamente riconducibile a loro, una eventuale perquisizione domiciliare non avrebbe portato ad alcun esito. Ma si sa, anche chi si crede furbo, prima o poi viene scoperto. E così è stato.
A.M.
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