Faida tra rapper: 'non abbiamo sequestrato Touché', parla Simba. Per l'altro episodio ammesso il pestaggio ma non la rapina

Simba La Rue in una foto tratta da Instagram
Nessun sequestro. Solo una messa in scena. Come già i co-indagati, quest'oggi anche il rapper Simba La Rue (all'anagrafe Mohamed Lamine Saida) ha optato per rispondere al Gip del Tribunale di Milano Guido Salvini fornendo la propria ricostruzione dell'episodio avvenuto nella notte tra l'8 e il 9 giugno, quando, nella versione degli inquirenti, con un manipolo di membri della sua crew, avrebbe avvicinato il rivale Mohamed Amine Amagour aka Baby Touché nei pressi di via Boifava a Milano: malmenata, la vittima, sarebbe poi stata caricata con la forza su una Mercedes Classe A e liberata solo due ore dopo a Calolzio, con tanto di filmato di quel viaggio tra umiliazioni e sberleffi postati sui social.
"Ci eravamo messi d'accordo perché Touché era interessato a sfruttare mediaticamente il video. Abbiamo anche programmato di fare una canzone insieme" sembrerebbe aver detto, assistito dall'avvocato Niccolò Vecchioni, nel corso del lungo interrogatorio di garanzia, reso per ultimo, dopo gli altri otto destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere cui i Carabinieri hanno dato esecuzione all'alba di venerdì.

Ad aprire la "passerella" dinnanzi al Gip, già sabato, erano stati coloro i quali risultano indagati solo per l'altro episodio in contestazione ovvero la rapina con violento pestaggio e accoltellamento patita, l'1 maggio di quest'anno, in zona Porta Venezia da Akrem Ben Haj Aouina (considerato vicino al trapper Baby Touché) e Thomas Calcaterra. Tra loro la ventenne verderese Sara Ben Salha e i lecchesi, già destinatari di altra ordinanza nell'ambito di un'indagine della Squadra Mobile di Lecco su un giro di spaccio in città, Alan Christopher Momo e Dago Fabio Carter Gapea. Proprio per vendicare un accoltellamento subito da quest'ultimo a Padova (città di Amagour), anche secondo quanto riferito quest'oggi al Gip da Simba, sarebbe stato organizzato il pestaggio di via Panfilo Castaldi. "Gli abbiamo fatto (il soggetto è Akrem Ben Haj Aouina, il presunto autore dell'aggressione avvenuta in Veneto) questa specie di trappola" avrebbe detto il rapper confermando l'aiuto ricevuto dalla ragazza per attirare la vittima e il suo amico, negando però la rapina e dunque il reato su cui poggia - per questo episodio - l'ordinanza.

Quanto al fatto successivo e dunque, appunto, al presunto rapimento di Baby Touché - denunciato dal fratello dopo aver visto un video su Instagram e negato dallo stesso Amagour quando è raggiunto dai Carabinieri a Mandello dopo la "liberazione" - Simba ha ammesso di essere arrivato allo scontro fisico con il rivale, negando però il sequestro e dunque l'altro pilastro della misura applicata a suo carico.
La stessa linea tenuta dal suo "manager" Chakib Mounir di Calolzio, da Ndiaga Faye di Garlate e da Pape Ousmane Loum di Lecco, tutti assistiti dall'avvocato Vecchioni. "Tutti gli arrestati - aveva detto ieri all'AdnKronos il legale - hanno confermato di aver incontrato casualmente Baby Touché in zona Barona, quindi dopo un'iniziale colluttazione tra i due trapper, legata a vecchi dissapori, hanno deciso di sfruttare mediaticamente il clamore. E' in questo modo che nascono le storie su Instagram in cui Baby Touché deve ammettere e scusarsi dei suoi dissing contro Simba La Rue".

E l'accoltellamento subito poi a Treviolo da quest'ultimo? "Probabilmente erano amici di Touché" ha sostenuto Saida, che ancora necessita delle stampelle per reggersi in piedi, parlando di 6-7 persone senza però fornire particolari utili all'identificazione. L'ultimo inquietante atto, secondo gli inquirenti di una vera e propria faida iniziata a febbraio, degenerata nel sangue. Ma in parte per finta, nella versione dei protagonisti.

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