Calolzio: presidio fuori dalla ex Legler, i lavoratori 'siamo arrivati al limite'
"Per i calolziesi, soprattutto i più anziani, residenti in centro, quella che per tutti è rimasta "la Cooperativa" garantiva un servizio. Ma era anche un posto dove ci si ritrovava. Negli ultimi mesi, quando in negozio ormai era rimasto poco niente, c'era chi organizzava il proprio pranzo in funzione di ciò che trovava sugli scaffali. I clienti più affezionati ci dicevano: "continuiamo a venire qui a fare la spesa anche se non c'è più nulla perché non vogliamo che chiuda tutto". Ma così è stato". C'è una vita di lavoro e di relazioni nelle parole di Elena e Sonia, affiancate poi da Barbara e Fabio. La ex Legler di Calolzio, del resto sono loro. La "Cooperativa" per anni ha avuto il loro volto, il loro sorriso. Il market si è retto sul loro mettersi al servizio, con cortesia, della clientela: chi alla cassa, chi tra gli scaffali, chi al banco della gastronomia.
Fabio, Elena, Barbara e Sonia del punto vendita di Calolzio
Dal 30 aprile sono a casa, senza prospettiva alcuna. Senza stipendio (per il mese di giugno sembrerebbe non essere stato emesso nemmeno il cedolino), senza la corresponsione della quattordicesima, senza nemmeno essere riusciti ad accedere al bonus per i 200 euro pur avendone diritto. "Dopo la chiusura, il negozio avrebbe dovuto riaprire nell'arco di 20 giorni, poi il primo giugno, poi forse il 20. Adesso abbiamo ricevuto un messaggio che parla di settembre. Ma eccoci qui, la situazione è questa", raccontano dal presidio organizzato questa mattina fuori dal punto vendita di viale Dante. Con Elena, Sonia, Barbara e Fabio anche i colleghi dei punti vendita di Ponte San Pietro e Treviolo. Tutti sulla stessa barca, alla deriva. Sette (dopo il mancato rinnovo di un collega a cui nel frattempo è scaduto il contratto) i lavoratori calolziesi in preda ai marosi. 19 in tutto sui tre negozi, al netto dei cinque che hanno optato per il licenziamento per giusta causa, potendo così accedere alla NASPI o accettando proposte di ricollocamento. Tutti tra i flutti di una tempesta silente, senza nemmeno avere la contezza di chi, al momento, sia il capitano della nave.
"Ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Gli unici a cui possiamo dire grazie sono i sindacalisti che ci hanno aiutato fino a questo momento" commenta una dipendente del negozio di Ponte San Pietro, a nome di tutti i colleghi. "Andiamo avanti non dormendo la notte per la preoccupazione. Oltre a non essere pagati, non riusciamo a ricevere risposte" aggiunge un'altra commessa. "Ieri ci hanno informati di una probabile riapertura a settembre: ben venga. Per noi è importante avere i soldi. Altrimenti cosa facciamo? Andiamo a rubare o facciamo altro? C'è chi vive da solo e ormai non arriva alla fine del mese. Siamo arrivati al limite". I lavoratori dei tre punti vendita oggi in presidio a Calolzio, dopo analoga iniziativa settimana scorsa a Ponte San Pietro
Come già raccontato (QUI l'articolo) da Rino Maisto della Filcams CGIL Lecco, con l'avvio della liquidazione dell'ormai ex Legler, il ramo tessile dell'impresa è stato cessato, lasciando a casa i dipendenti. Ora parrebbe - mai i sindacati lo hanno appreso dalla stampa - essersi fatto avanti un soggetto cinese, per riaprire alcuni punti vendita, Calolzio incluso, senza che si disponga di ulteriori dettagli. Quello alimentare - cui afferiscono i 19 lavoratori in presidio - ha registrato invece l'avvicendamento di due società parte della stessa Holding, Armonie e Sinergie, fino al primo giugno quando avrebbe dovuto concretizzarsi un terzo passaggio ad altra impresa, MB che invece - aggiunge Matteo Errico, funzionario della Filcams CGIL Bergamo - si sarebbe poi sfilata, a fronte della situazione venutasi a creare con la precedente gestione e dunque affitti e utenze arretrate per diverse migliaia di euro. "Non sappiamo nemmeno più a quale "parrocchia" appartengono questi lavoratori" l'amaro sfogo del funzionario, lamentando le difficoltà nell'interfacciarsi con la controparte.
A.M.