Antifascismo: valore da nutrire
Da quel 25 luglio del 1943 si
rinnova la tradizione della "pasta antifascista" che i fratelli Cervi offrirono a tutto il paese all'indomani della caduta di Benito Mussolini.
Quel piatto era un anticipo di futuro e i Cervi lo sapevano bene: abituati com'erano a vedere avanti, oltre gli ostacoli.
Persino oltre la notte del Fascismo, oltre la tragedia del conflitto, quando sembrava impossibile non vedere altro che regime, nient'altro che violenza e prevaricazione. Nessun grande discorso, nessun proclama, nessuna promessa venne dal carro che i sette fratelli e il padre Alcide portarono in piazza, con la pasta in bianco nei bidoni del latte. Solo un gesto di solidarietà concreta, come erano loro, uomini e donne della terra, del fare. Antifascismo da mangiare, valori che nutrirono il popolo con un atto di autenticità.
Offrire ancora oggi quel piatto e distribuirlo a decine di migliaia di cittadine e cittadini di ogni provenienza, età e storia, rappresenta un genuino messaggio di democrazia.
Il gesto rinnova quel ricordo e i valori di libertà sanciti dalla nostra Costituzione.
È un'importante promessa di futuro animata dallo stesso spirito popolare, schiettamente democratico, che motivò la nostra Resistenza, porgendo al popolo stremato dalla guerra e dalla dittatura un piatto di pasta benaugurante.
Siamo quindi invitati tutti alla riflessione nell'ambito di un panorama politico nazionale ed internazionale poco edificante.
Si discute di antifascismo e di valori fondanti la nostra Costituzione con poca conoscenza e rispetto del passato.
Soprattutto, emerge nella sottocultura politica e sociale una "simpatia per il regime" sempre più dichiarata, un riflusso acido spesso apertamente razzista, antidemocratico, insofferente alla civiltà liberale.
Più in generale, una accondiscendenza sempre meno latente verso il passato fascista che lo trasforma così in un eterno presente.
La tendenza diffusa resta minimizzare, normalizzare, elaborare con un'alzata di spalle il più drammatico nodo storico del '900, cioè la nascita dei fascismi in Europa e nel mondo a partire proprio dal nostro Paese.
Responsabilità e consapevolezza storica sono essenziali per tutti, nel rispetto del passato e per la costruzione di un futuro democratico.
Il primo e più sincero contributo allo spirito del tempo è proprio la conoscenza della storia!
rinnova la tradizione della "pasta antifascista" che i fratelli Cervi offrirono a tutto il paese all'indomani della caduta di Benito Mussolini.
Quel piatto era un anticipo di futuro e i Cervi lo sapevano bene: abituati com'erano a vedere avanti, oltre gli ostacoli.
Persino oltre la notte del Fascismo, oltre la tragedia del conflitto, quando sembrava impossibile non vedere altro che regime, nient'altro che violenza e prevaricazione. Nessun grande discorso, nessun proclama, nessuna promessa venne dal carro che i sette fratelli e il padre Alcide portarono in piazza, con la pasta in bianco nei bidoni del latte. Solo un gesto di solidarietà concreta, come erano loro, uomini e donne della terra, del fare. Antifascismo da mangiare, valori che nutrirono il popolo con un atto di autenticità.
Offrire ancora oggi quel piatto e distribuirlo a decine di migliaia di cittadine e cittadini di ogni provenienza, età e storia, rappresenta un genuino messaggio di democrazia.
Il gesto rinnova quel ricordo e i valori di libertà sanciti dalla nostra Costituzione.
È un'importante promessa di futuro animata dallo stesso spirito popolare, schiettamente democratico, che motivò la nostra Resistenza, porgendo al popolo stremato dalla guerra e dalla dittatura un piatto di pasta benaugurante.
Siamo quindi invitati tutti alla riflessione nell'ambito di un panorama politico nazionale ed internazionale poco edificante.
Si discute di antifascismo e di valori fondanti la nostra Costituzione con poca conoscenza e rispetto del passato.
Soprattutto, emerge nella sottocultura politica e sociale una "simpatia per il regime" sempre più dichiarata, un riflusso acido spesso apertamente razzista, antidemocratico, insofferente alla civiltà liberale.
Più in generale, una accondiscendenza sempre meno latente verso il passato fascista che lo trasforma così in un eterno presente.
La tendenza diffusa resta minimizzare, normalizzare, elaborare con un'alzata di spalle il più drammatico nodo storico del '900, cioè la nascita dei fascismi in Europa e nel mondo a partire proprio dal nostro Paese.
Responsabilità e consapevolezza storica sono essenziali per tutti, nel rispetto del passato e per la costruzione di un futuro democratico.
Il primo e più sincero contributo allo spirito del tempo è proprio la conoscenza della storia!
Violen Orio