Faida tra rapper: 4 ore di interrogatorio di garanzia per Sara Beh Salha, vent'anni di Verderio, che risponde al giudice

Sara Beh Salha
L'interrogatorio di garanzia a carico di Sara Beh Salha, tra i nove indagati per la sanguinosa faida tra bande di rapper rivali nel milanese, al centro di un'ampia indagine della procura meneghina con reati contestati che vanno dalla rapina alle lesioni aggravate fino al sequestro di persona, si è concluso attorno alle 15 di oggi. Un'audizione lunga e intensa (quattro ore circa) davanti al giudice Guido Salvini che si è riservato di decidere entro i primi giorni della prossima settimana se concedere all'indagata, classe 2002 residente a Verderio, gli arresti domiciliari.

Una possibilità sulla quale i legali della difesa, sono ottimisti dato che la giovane è incensurata e ha un profilo minore nella vicenda. "La nostra assistita ha risposto ad alcune domande del giudice ed ha precisato alcuni fatti riguardanti le sue responsabilità, precisando i contorni dell'unica vicenda che la vede coinvolta e facendo chiarezza su altri aspetti pubblicati nei giorni scorsi e che non corrispondono a realtà" ha commentato l'avvocato Antonino Crea, oggi rappresentato dal collega Alessandro Corrente dello Studio SLC - Milan Law firm "Ha ammesso di essersi prestata per "adescare" il soggetto nell'inconsapevolezza però che si sarebbe verificato il pestaggio e poi il sequestro. Ha risposto alle domande del giudice che ne ha apprezzato la disponibilità a collaborare con le autorità. L'indagine è molto più ampia di quella che oggi è stata resa pubblica ed è molto complessa e si andrà ad espandere anche in altri ambiti. Una volta chiariti questi primi aspetti, Sara affronterà il procedimento con una maggior tranquillità, alla luce dell'udienza di oggi".

Sara Beh Salha era stata incaricata dalla sua gang di attirare Aouina Ben Haj presso un locale di Milano così da rendere possibile l'agguato nonchè regolamento di conti a suo danno. Rimasta in contatto con Fabio Carter Dago Gapea, per tutta la durata dell'appuntamento con la vittima, tramite la condivisione della posizione whatsapp per ben 8 ore, aveva celato dietro i capelli una cuffietta bluetooth così da aggiornare in tempo reale i complici di eventuali spostamenti (particolare quest'ultimo riportato dalle intercettazioni ambientali ma negato tuttavia dalla stessa). Ripercorrendo l'episodio criminoso dell'aggressione, "raccontano" le intercettazioni, tra "battute e retroscena", la giovane a bordo di una Seat Leon sulla quale si trovava con altri due soggetti, Gapea e Alan Christopher Momo, diceva di essersi fatta male durante l'aggressione, inciampando in un vaso fatto cadere da Simba La Rue nella concitazione, e ironizzando che Aouina Ben Haj non avesse sospettato per nulla del suo coinvolgimento tanto da sincerarsi delle sue condizioni di salute dopo "l'incidente" e scusandosi per l'accaduto. Nel medesimo frangente il ferito, riferisce sempre la ragazza intercettata, si era appoggiato a lei sporcandola di sangue.
La stessa per sviare le indagini delle forze dell'ordine intervenute sul posto, con freddezza e lucidità aveva dichiarato (almeno stando a quanto ripreso dalle intercettazioni) di essere stata aggredita al fine di essere rapinata della borsa, mentendo anche sul colore delle auto degli assalitori. "Sara Ben Salha ha dimostrato di sapere depistare le indagini di Polizia sin dal loro inizio" si legge nelle conclusioni "in quanto agli agenti accorsi ha dichiarato astutamente e falsamente di essere stata una vittima dell'aggressione poiché il gruppo puntava anche ad impadronirsi della sua borsetta e ha indicato un colore delle autovetture a bordo delle quali gli aggressori erano giunti diverso da quello reale al fine di renderne più difficile l'identificazione".

Ora la giovane dovrà attendere l'inizio della prossima settimana per sapere se il giudice per le indagini preliminari le concederà i domiciliari.
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