Colico: medico 'palettato' durante il covid, si va verso la sentenza
Si chiuderà con tutta probabilità il prossimo 11 novembre il procedimento penale avviato davanti al Tribunale di Lecco a carico di un medico di base di Morbegno. La dottoressa è accusata dalla Procura della Repubblica lecchese di resistenza, false dichiarazioni a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti di Autorità e violazione del testo unico delle leggi sanitarie in materia di contenimento di malattie infettive.
Nei primissimi periodi di lockdown (precisamente il 21 marzo 2020) la professionista sarebbe infatti stata sorpresa da una pattuglia dei Carabinieri di Colico a circolare insieme alle due figlie, al fidanzato della maggiore e ad un collega lungo via Nazionale Nord. Secondo quanto ricostruito dal capo di imputazione il gruppo di cinque (che procedeva con due vetture separate, una davanti all'altra) alla vista del posto di blocco avrebbe effettuato un'inversione di marcia, salvo essere fermato poco più avanti dagli operanti. “Adesso dichiaro che devo andare a Morbegno per aprire il mio ambulatorio e li frego tutti” avrebbe detto il medico al proprio passeggero, senza rendersi conto di essere stata sentita dalle divise.
La professionista, difesa in aula dagli avvocati Michele Cervati e Laura Redaelli del foro di Lecco, sarebbe quindi stata ammanettata e portata in Caserma dopo essersi dimostrata – questa la tesi della pubblica accusa - violenta verbalmente e fisicamente nei confronti dei Carabinieri, spintonandoli e pronunciando frasi come “Ho il covid. Sto andando a fare il tampone, sono venuta in contatto con tanti positivi”.
“La signora era in evidente stato di agitazione e odorava di alcol”: nulla di più hanno saputo riferire in merito alla vicenda i due militari oggi escussi in aula, che quel giorno di due anni fa si sarebbero trovati sì in caserma a Colico, ma affaccendati in altre mansioni.
Il giudice Gianluca Piantadosi, conclusa la fase istruttoria ha rinviato per la discussione finale fra le parti all'udienza del prossimo novembre.
Nei primissimi periodi di lockdown (precisamente il 21 marzo 2020) la professionista sarebbe infatti stata sorpresa da una pattuglia dei Carabinieri di Colico a circolare insieme alle due figlie, al fidanzato della maggiore e ad un collega lungo via Nazionale Nord. Secondo quanto ricostruito dal capo di imputazione il gruppo di cinque (che procedeva con due vetture separate, una davanti all'altra) alla vista del posto di blocco avrebbe effettuato un'inversione di marcia, salvo essere fermato poco più avanti dagli operanti. “Adesso dichiaro che devo andare a Morbegno per aprire il mio ambulatorio e li frego tutti” avrebbe detto il medico al proprio passeggero, senza rendersi conto di essere stata sentita dalle divise.
La professionista, difesa in aula dagli avvocati Michele Cervati e Laura Redaelli del foro di Lecco, sarebbe quindi stata ammanettata e portata in Caserma dopo essersi dimostrata – questa la tesi della pubblica accusa - violenta verbalmente e fisicamente nei confronti dei Carabinieri, spintonandoli e pronunciando frasi come “Ho il covid. Sto andando a fare il tampone, sono venuta in contatto con tanti positivi”.
“La signora era in evidente stato di agitazione e odorava di alcol”: nulla di più hanno saputo riferire in merito alla vicenda i due militari oggi escussi in aula, che quel giorno di due anni fa si sarebbero trovati sì in caserma a Colico, ma affaccendati in altre mansioni.
Il giudice Gianluca Piantadosi, conclusa la fase istruttoria ha rinviato per la discussione finale fra le parti all'udienza del prossimo novembre.
F.F.