Lecco: 60 anni fa il Teatro della Società rischiò la demolizione

Vecchia immagine di piazza Garibaldi,
con il monumento ancora al centro
Non è ricordata come calda, nel lecchese, l’estate di 60 anni fa, quella del 1962; “temperature elevate” di tensione politica si registrarono invece intorno allo storico Teatro della Società di piazza Garibaldi, che rischiò la demolizione. L’edificio era chiuso dal 1951, quindi da oltre un decennio, perché non più rispondente alle norme vigenti di sicurezza pubblica per gli spettacoli.
In quel periodo quasi interminabile il teatro rischiò anche di essere demolito per costruirne un complesso più ampio o per dare più visibilità alla piazza Garibaldi, sulla direttrice di “un asse centrale” che, scendendo dalla via Cavour, imboccasse poi via Leonardo da Vinci, al termine della quale, nell'autunno 1955, sulla riva tra Lario ed Adda, era stato costruito il Ponte Nuovo, poi dedicato, dopo il 1963, al compianto presidente USA Kennedy.
Nell’estate 1960 i tecnici impegnati nel nuovo piano regolatore avevano dichiarato alla stampa locale che era da ritenersi “urbanisticamente positiva la demolizione del Teatro Sociale”. Nella valutazione della situazione si sottolineava che “l’inattività dell’edificio nuoce alla situazione urbanistica della piazza, che vorrebbe essere il centro di vita cittadina e che verso tale funzione si trova già gravemente appesantita dal carattere chiuso della piazza stessa”.
Tali argomentazioni vennero contestate nel corso di un'assemblea pubblica, convocata dal Centro di Cultura con l’avvocato Rigoli, nella quale si fecero voti affinchè i palchettisti, l’Amministrazione Comunale, le associazioni di cultura ed altri enti cittadini “si ritenessero moralmente impegnati a risolvere in modo fattivo e sollecito il problema di restituire al teatro la sua funzionalità”.


La lettera-invito di Alfredo Mandelli ai lecchesi per salvare il Sociale

Interveniva in proposito, con un’accorata lettera aperta pubblicata in prima pagina da un settimanale locale, il noto critico musicale Alfredo Mandelli, direttore artistico dell’Ente Concerti del Politecnico di Milano, che sottolineava: “Per favore non mollate il Sociale”. E nell’autunno 1960 si costituiva un primo gruppo di volontari che intendeva opporsi alla demolizione e avviare una decisa azione di salvataggio del Sociale. In tale programma, grazie all’appoggio di Giacomo De Santis, direttore del settimanale del lunedì “Il Giornale di Lecco”, si avviò una campagna popolare di sensibilizzazione per il restauro del Teatro della Società. In tale operazione venne organizzato un sopralluogo con il maestro Alfredo Mandelli, accompagnati dagli architetti Delsante e Gianni Rigoli. Quest’ultimo era autore di un progetto di restauro che aveva incontrato l’interessamento della Pro Loco (poi Azienda Turistica) con il presidente Meschi. Mandelli giudicò ottimo l'edificio sotto il profilo tecnico e architettonico; i palchettisti decidevano, quindi, di opporsi alla demolizione e si pronunciavano favorevoli, con scelta unanime, al restauro del complesso. Passava una proposta del presidente del teatro, Guido Bertarelli, per costituire una Commissione di studio partendo dallo stesso progetto sostenuto da Meschi, che prevedeva una nuova struttura, con la capienza di 800 posti. La Commissione venne formata, oltre che da Bertarelli, da Costantino Fiocchi, Nino Cugnasca, Luciano Aldè e Ulisse Guzzi.


Titolo della stampa locale quando il teatro risciò la demolizione

La svolta decisiva avvenne però dall’assemblea straordinaria dei palchettisti, presenti 21 soci su 32, che deliberava la cessione al Comune dell’edificio, stabilendo un compenso di 300/500 mila lire per palco. C’era, comunque, l’invito per la donazione all'ente che si impegnava al recupero del teatro, a renderlo agibile, a gestirlo con apposita commissione.
Alcuni si pronunciarono subito in quell'assemblea per la donazione delle rispettive quote. Toccò al sindaco Alessandro Rusconi, nominato a tale carica all’inizio dl dicembre 1962, subentrando ad Angelo Bonaiti, a raccogliere donazioni e cessioni dei palchettisti che, passando la proprietà al Comune, impegnavano lo stesso all’intervento di restauro.
L’operazione relativa, i progetti d’intervento e problemi di occupazione dei locali attigui al teatro di circoli privati e di esercizi pubblici richiesero ulteriori preparativi. Il Teatro Sociale venne ufficialmente riaperto nel dicembre 1969, quando era sindaco Alessandro Rusconi e presidente della commissione Gianni Discacciati, già alla guida dell’Azienda Turismo. Il Sociale era stato salvato dalla demolizione; era rimasto chiuso per 18 anni, dal 1951 al 1969.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.