Malgrate: 'dispetti' alla vicina, in due condannati per stalking

Il vice procuratore onorario Mattia Mascaro aveva chiesto la condanna degli imputati a un anno e sei mesi di reclusione, ritenendo provata la responsabilità penale di entrambi in ordine ai fatti che venivano loro contestati, a seguito della denuncia-querela presentata da una vicina di casa.
A processo in Tribunale a Lecco sono finiti due amici: una donna classe 1970 che abitava nella palazzina popolare di Malgrate scenario delle liti e un suo amico di sette anni più giovane, che pur non risiedendovi ufficialmente, in quella zona era solito trascorrere parecchio tempo. Entrambi erano chiamati a rispondere - a vario titolo - di stalking, sostituzione di persona e lesioni personali nei confronti di una malgratese classe 1947, per fatti avvenuti fra il 2017 e il 2018.
Nella sua sentenza pronunciata stamani, il giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore ha diversificato parecchio le due posizioni. Condannato a un anno e due mesi M.D.O., mentre ha beneficiato della pena sospesa l'amica M.A.C., che dovrà scontare ''soltanto'' cinque mesi.
Sarà necessario attendere il deposito della sentenza per conoscere le motivazioni che hanno portato il giudice Salvatore a ritenere i due colpevoli - a vario titolo - per quel che concerne lo stalking, limitatamente ad alcuni episodi, con l'esclusione delle aggravanti contestate nei relativi capi di imputazione. I due dovranno altresì corrispondere un risarcimento danni di 7.500 euro alla parte civile costituitasi tramite l'avvocato Sonia Bova, oltre al pagamento delle spese legali. Presente in aula la querelante, che negli scorsi mesi aveva reso una testimonianza parecchio lunga e a tratti confusa, ripercorrendo i momenti più difficili della convivenza con la vicina, parecchio più giovane e originaria come lei di una regione del Sud. Dopo un iniziale rapporto amichevole, la situazione sarebbe degenerata con continui dispetti che - a detta della 75enne - la dirimpettaia e l'amico avrebbero messo in atto ai suoi danni. Dal danneggiamento delle sue piante, alla rottura dei vasi scagliati contro la parte dell'abitazione di un'altra vicina, sino al pallone scagliato a più riprese contro le sue finestre. E poi ancora gli insulti, le minacce di morte e le lesioni; la donna aveva infatti riferito che in più di un'occasione l'imputata l'avrebbe aggredita, stringendole il braccio o prendendola a pugni sul capo, tanto da costringerla ad un ricovero ospedaliero. Per non parlare dalla corrente elettrica che i due - difesi dall'avvocato Paolo Rivetti - le avrebbero staccato in più di un'occasione.
Ben diversa invece la posizione dei due imputati, che la scorsa udienza avevano più che ridimensionato le accuse a loro carico, negando ogni addebito e dando al contrario la colpa alla vicina, che avrebbe messo in atto comportamenti irrispettosi nei loro confronti. Stamani la sentenza pronunciata dal giudice ha fatto calare il sipario - perlomeno in primo grado - sulla vicenda processuale. Attese entro quarantacinque giorni le motivazioni.
G.C.
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