Crisi di governo: la posizione di alcuni parlamentari lecchesi e l'appello dei sindaci
Crisi di governo. Con l'inflazione all'8%, la benzina stabile alla quota di 2 euro/litro e una guerra in Ucraina che non accenna a fermarsi, in Italia è scoppiata una crisi di governo. Il 14 luglio, il Movimento 5 Stelle, fino a poco tempo fa la forza politica con il maggior numero di eletti in Parlamento, non ha votato la fiducia posta sul decreto aiuti. Questo ha spinto il Presidente del Consiglio Mario Draghi a presentare le dimissioni, poi respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
''Servirebbero urgenti interventi economici da parte del governo, tanto è vero che era stato annunciato un secondo decreto aiuti entro la fine del mese. La riduzione delle accise, che pesa per circa 30 centesimi sul prezzo della benzina e del gasolio alla pompa, è coperta in termini di risorse solo fino al 2 agosto. Con l'approssimarsi dell'autunno e dell'inverno, inoltre, ci sarà un ulteriore aumento dei prezzi dell'energia che richiederà adeguati provvedimenti'' ha proseguito il senatore Arrigoni, responsabile del dipartimento Energia del partito guidato da Matteo Salvini. ''È chiaro che ci sono delle differenze insanabili tra noi e il programma politico del Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda la transizione ecologica, per esempio, crediamo che la politica dei grillini, fondata esclusivamente su fotovoltaico ed eolico, rischia di portare il paese a sbattere. Anche le proposte del Partito Democratico in materia di liberalizzazione della cannabis e ius scholae sicuramente non hanno aiutato a rasserenare il clima. Detto questo, aspettiamo di sentire ciò che il Presidente Draghi dirà mercoledì alle camere. La Lega è responsabile e lavorerà per il bene dell'Italia e degli italiani'' ha concluso il senatore, nonchè ex sindaco di Calolziocorte.
Tra le prime prese di posizione si è registrata in particolare quella di undici sindaci di importanti città italiane, compresi il sindaco di Milano Beppe Sala e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Il loro documento, secondo cui ''servono stabilità, coerenza e certezza'' e con cui ''chiediamo a Mario Draghi di andare avanti'', è stato sottoscritto da più di mille sindaci.
''Nel momento in cui è partita la raccolta di adesioni a livello di capoluoghi di provincia, io ho scelto di fare un po' di passaparola nel nostro territorio. Ho ricevuto risposte positive e adesioni da sindaci sia del centrosinistra sia del centrodestra'' ci ha spiegato Mauro Gattinoni, primo cittadino di Lecco. ''Da un lato ci sono gli interventi a favore della comunità, per esempio la riqualificazione del lungolago o il recupero dei magazzini ferroviari nell'ex Piccola Velocità. Dall'altro lato ci sono le riforme strutturali che il Parlamento deve approvare, per esempio quella del pubblico impiego o del diritto fallimentare. Queste riforme servono per rendere il paese più competitivo e per ottenere i fondi europei ma se il governo cade davvero non potranno essere approvate. Per di più, si aprirebbe una campagna elettorale dai toni molto aspri. Credo che non sarebbe un bene per il paese" ha concluso Gattinoni.
Non resta che aspettare mercoledì e vedere che cosa succederà.
''È una crisi incomprensibile. Il Movimento 5 Stelle ha fatto mancare la fiducia al governo Draghi su un decreto che stanziava 20 miliardi di aiuti a famiglie e imprese perché a loro non piaceva la norma sul termovalorizzatore a Roma. Come se Roma non avesse problemi di rifiuti da affrontare. Per di più i grillini hanno posto un ultimatum: o Draghi appoggia i 9 punti che abbiamo indicato oppure usciamo dal governo'' ha commentato il calolziese Paolo Arrigoni, senatore della Lega. Il riferimento è ai 9 punti che, in una discussione avvenuta il 7 luglio, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha elencato al presidente Draghi come ragioni del ''profondo disagio politico'' dei pentastellati.
Il senatore Paolo Arrigoni
Il Presidente Mattarella, infatti, non solo ha respinto le dimissioni ma ha rimandato il Premier alle camere. L'attesa ora è tutta per il discorso che Mario Draghi terrà prima a palazzo Madama e poi a Montecitorio mercoledì 20 luglio. Ad entrambi gli interventi seguirà un decisivo voto di fiducia.
La senatrice Antonella Faggi
''Sono sicura che il nostro leader Matteo Salvini, insieme agli altri leader del centrodestra, prenderà la decisione migliore possibile. Detto questo, io credo che il buonsenso debba prevalere. In questo momento gli italiani necessitano di un governo che sia in grado di lavorare senza fermarsi continuamente perché il tempo è prezioso. Se l'unico modo per ottenere questo sono le elezioni, si ridia la parola agli italiani. Un governo compatto potrebbe riprendere le fila dei provvedimenti del PNRR'' ha sostenuto Antonella Faggi, eletta anche lei nelle file della Lega. ''Come molti italiani credo che quanto sta succedendo sia un teatrino indecoroso andato in scena mentre c'è la guerra in Ucraina e con l'inflazione all'8%. La responsabilità è totalmente di Giuseppe Conte, poteva risparmiarsi questa crisi. Sicuramente le proposte del Partito Democratico non hanno contribuito a rasserenare il clima'' ha proseguito l'ex sindaco di Lecco.
L'onorevole Gian Mario Fragomeli
''Smettiamola di confondere gli italiani: provvedimenti come lo ius scholae sono iniziative parlamentari che non centrano assolutamente niente né con l'attività del governo né con quello che sta succedendo. L'attività del Parlamento non si esaurisce solo con l'approvazione delle proposte dell'esecutivo su temi economici. Per altro ci tengo a sottolineare che noi abbiamo sempre sostenuto l'attività del governo Draghi mentre per esempio i ministri della Lega non hanno votato la delega fiscale" ha replicato fermamente Gian Mario Fragomeli, capogruppo PD in Commissione Finanze a Montecitorio. ''Noi come partito democratico siamo sempre stati responsabili e coerenti e lo saremo anche mercoledì in aula. Mario Draghi è stato scomodato per la sua esperienza e le sue competenze. Noi continuiamo a sostenere che sia la persona più adatta a governare l'Italia in un momento così delicato della storia repubblicana. Crediamo che sarebbe da pazzi rinunciare a una figura simile. Con il voto di mercoledì si capirà finalmente se le altre forze politiche la pensano come noi oppure no. Il Partito Democratico non ha paura del voto'' ha proseguito l'ex sindaco di Cassago Brianza. ''Certo, qualora l'esito della crisi fossero le elezioni dovremo spiegare agli italiani perché non siamo riusciti a metterci d'accordo nonostante i lauti stipendi che prendiamo. Nessuno si aspettava che sarebbe scoppiata questa crisi in piena estate. Ci sono tanti decreti da approvare: il decreto semplificazioni di cui sono relatore, il secondo decreto aiuti previsto entro fine mesi. Cose che non si possono fare se si sciolgono le camere. Entro dicembre ci sono gli obbiettivi del PNRR da raggiungere, pena lo stop alle prossime tranche di fondi europei. Poi c'è il paese che sta chiedendo a gran voce la permanenza dell'attuale Presidente del Consiglio. La politica può ascoltare il paese e trovare un accordo oppure infischiarsene e andare al voto. Noi saremo responsabili'' ha concluso l'onorevole Fragomeli.
Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco
A prescindere che li si condivida o meno, gli appelli a favore della permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi si moltiplicano ora dopo ora. Associazioni di categoria, rettori delle università italiane, terzo settore, l'elenco si è fatto molto lungo. Tra le prime prese di posizione si è registrata in particolare quella di undici sindaci di importanti città italiane, compresi il sindaco di Milano Beppe Sala e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Il loro documento, secondo cui ''servono stabilità, coerenza e certezza'' e con cui ''chiediamo a Mario Draghi di andare avanti'', è stato sottoscritto da più di mille sindaci.
''Nel momento in cui è partita la raccolta di adesioni a livello di capoluoghi di provincia, io ho scelto di fare un po' di passaparola nel nostro territorio. Ho ricevuto risposte positive e adesioni da sindaci sia del centrosinistra sia del centrodestra'' ci ha spiegato Mauro Gattinoni, primo cittadino di Lecco. ''Da un lato ci sono gli interventi a favore della comunità, per esempio la riqualificazione del lungolago o il recupero dei magazzini ferroviari nell'ex Piccola Velocità. Dall'altro lato ci sono le riforme strutturali che il Parlamento deve approvare, per esempio quella del pubblico impiego o del diritto fallimentare. Queste riforme servono per rendere il paese più competitivo e per ottenere i fondi europei ma se il governo cade davvero non potranno essere approvate. Per di più, si aprirebbe una campagna elettorale dai toni molto aspri. Credo che non sarebbe un bene per il paese" ha concluso Gattinoni.
Non resta che aspettare mercoledì e vedere che cosa succederà.
Andrea Besati