Valtellina 1987: Lecco divenne retrovia dei soccorsi

Trentacinque anni or sono, nel pomeriggio di sabato 18 luglio 1987, sotto pesanti nubi oscure di pioggia, Lecco divenne la retrovia degli interventi di soccorso per la tremenda alluvione di Valtellina. Il primo segnale d’allarme giunse con la notizia della frana di Tartano, alla Grande Baita. Nella notte l’Adda rompeva gli argini al Pian della Selvetta, allagando la zona verso Ardenno. Il fiume divenne incontenibile a Talamona e verso Morbegno, dove travolse ponti, strade ed anche tratti della linea ferroviaria.

Cartello indicatore sul lungo lago nelle vicinanze delle Caviate

Lecco divenne il centro di passaggio delle colonne di soccorso dirette alla provincia di Sondrio. Nella notte tra il 18 ed il 19, mentre continuava intensamente a piovere, iniziarono i transiti dei convogli scortati da vigili urbani motociclisti di Lecco, a sirene spiegate, dal ponte Nuovo di via Leonardo da Vinci sino all’imbocco della superstrada 36 alle Caviate. Passarono automezzi dei Carabinieri del battaglione Lombardia di Milano, Polizia di reparti celeri e di scuole allievi, Vigili del Fuoco provenienti da tutta l’alta Italia, nuclei di genieri, alpini, bersaglieri, artiglieri e di sanità militare. La 6^ legione di Como della Guardia di Finanza aveva mobilitato tutta le compagnia di Lecco delle Fiamme Gialle. Passarono unità mobili della Protezione Civile, autoambulanze, autocisterne, cucine da campo, gruppi elettrogeni, ruspe ed idrovore. Alle 2 di notte, con un viaggio avventuroso, riuscì a raggiungere la Prefettura di Sondrio il ministro Giuseppe Zamberletti. Alla periferia meridionale di Sondrio il piccolo stadio della Castellina diventava sul rettangolo calcistico la base di riferimento per gli elicotteri.

Il ministro Gasparri con militari alpini durante le operazioni di soccorso

Vi erano preoccupazioni per un gruppo di lecchesi che, abbandonata precipitosamente Bormio, dove era in vacanza, era stato bloccato dalla furia dell’Adda presso il ponte del Diavolo. I cimponenti della comitiva trovarono rifugio arrampicandosi sul pendio sovrastante e raggiungendo un’azienda agricola. Vennero dati come dispersi; fra loro c’era anche il sindaco di Mandello, Mainetti. Sono stati poi raggiunti grazie ad un radioamatore che era riuscito a collegarsi con Radio Morbegno e quest’ultima con l’emittente televisiva lecchese TSL. Anche un campeggio di boy scout lecchesi, in Val Mello, era irraggiungibile, con preoccupazione dei parenti in città.

Pian della Selvetta allegato dall'esondazione dell'Adda

I tecnici della SIP con un intenso lavoro riuscirono a ristabilire i primi collegamenti ed a riparare poi il 92% degli impianti nelle prime 48 ore. Le ferrovie dello Stato cercarono di riattivare il prima possibile la linea spezzata alla furia delle acque, tra Morbegno e Sondrio e ciò avvenne otto giorni dopo il ritiro delle acque. L’ENEL segnalò che il servizio elettrico era saltato in 21 dei 71 Comuni della provincia; l’erogazione dell’energia elettrica venne ripristinata quasi completamente entro il 22 luglio.
L’estate dell’alluvione e delle frane in Valtellina ebbe poi nuovi giorni tremendi il 28 luglio per la spaventosa frana staccatasi dal monte Coppetto e precipitata sull’abitato di Sant’Antonio Morignone e sulla squadra di operai che lavorava allo sgombero della strada principale di collegamento valligiano devastata dall’alluvione del 18. Era una nuova, incredibile batosta con altri diversi morti mentre la Valtellina riprendeva a lavorare ed a sperare dopo l’alluvione di dieci giorni prima nella zona di Pian della Selvetta e dei Comuni vicini. Nelle zone disastrate venne in visita il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il presidente del Consiglio Giovanni Goria, i ministri Gasparri e Zamberletti, il presidente della regione Lombardia Tabacci.
A.B.
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