PAROLE CHE PARLANO/82

COMUNE

Probabilmente la prima accezione che questa parola richiama alla mente è quella di suddivisione amministrativa territoriale, rappresentata e guidata dalle diverse giunte municipali. Ma uno sguardo più profondo ci porta a nuovi significati e nuovi derivati come comunione e comunanza (mettere in comune principi, fede o altro), comunità (insieme di persone aventi qualcosa in comune), comunicare (mettere in comune, anche i propri pensieri).
Diciamo subito che l'origine latina è la stessa: cum, insieme, e munus, obbligo ma anche dono. Aristotele, a ragione, affermava che l'uomo è un animale sociale e non può fare a meno del suo rapporto con gli altri. Quindi, come un neonato non è in grado di provvedere da solo ai suoi bisogni e alla sua sopravvivenza senza i genitori, similmente, gli adulti hanno la necessità di creare società complesse che, grazie all'interazione e alla cooperazione con altri simili, aiutino a stare bene e a raggiungere buoni livelli economici, scientifici, culturali e spirituali. Ciascuno, pertanto, è tenuto a donare, cioè mettere al servizio della comunità le proprie competenze e abilità. Ricordiamo che amministrare (parola n. 8) deriva da minus, di meno, e quindi proprio amministratori e ministri (ma anche deputati e senatori) non dovrebbero mai dimenticare, anche nei momenti politicamente più caotici, di essere innanzitutto servitori della comunità.
Se, tuttavia, un amministratore del bene comune si accorda con più persone per fini poco onesti, facendo quindi comunella (stessa etimologia), compie un atto degradante nei confronti della comunità e tradisce la fiducia di quel "neonato" che tutti noi siamo stati.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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