Lago: per la difesa erano solo litigi di coppia, ma l'imputato è condannato a 4 anni e 4 mesi
Condanna pesante quella irrogata nella mattinata odierna a carico di un 41enne di origini siciliane a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni. 4 anni e 4 mesi (con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici) la pena sentenziata, con il riconoscimento di un risarcimento quantificato in 15.000 euro (oltre le spese processuali) in favore della persona offesa e dunque della donna che, dopo aver vissuto due anni da incubo, avrebbe trovato la forza di mettere un punto ad una relazione insana.
Lecco e il Lago l'ambientazione dei diversi episodi snocciolati in Aula nel corso dell'istruttoria e ripercorsi in alla scorsa udienza tanto dal PM Giulia Angeleri tanto dall'avvocato Elda Leonardi per la parte civile. Il primo risalirebbe al 4 luglio 2018 quando la donna, incinta - "non me la sono sentita poi di portare avanti la gravidanza" - sarebbe stata colpita con un calcio in pancia dal compagno, al rientro, ubriaco, da una serata con gli amici. Tutto ciò ad un anno dall'inizio di una relazione che si sarebbe conclusa solo a fine 2019, dopo una seria di altri momenti di tensione, per lo più legati - secondo il racconto dalla vittima - dalla gelosia accecante del convivente e dall'abuso di alcol (se non di sostanze). Il 41enne sarebbe arrivato, per fare un esempio, a vedere nel letto della compagna un altro uomo... che però non c'era effettivamente.
Il 9 giugno 2019, le avrebbe dato della poco di buono con la discussione poi degenerata, con oggetti danneggiati o lanciati fuori casa e la donna spintonata. Nella notte tra il 5 e 6 agosto, l'imputato avrebbe poi avuto un incidente con l'auto di lei, facendosi trovare l'indomani al bar - con il bicchiere in mano - per poi rincorre la compagna per casa, prima che lei riuscisse a scappare via. In un'altra circostanza, dopo un'uscita, l'uomo avrebbe preso a pugni in faccia la denunciate, mentre la stessa guidava, facendole anche dei "dispetti" come tirare il freno a mano durante la marcia, per poi "fare il matto" anche alla presenza del figlioletto di lei, appena ritirato a casa di un amico. "Mi ha fatto insultare anche da mio figlio che ha dovuto dirmi che sono una puttana, altrimenti - diceva - sarebbe andato contro un muro", aveva sostenuto, nella propria deposizione, la persona offesa.
4 anni e mezzo la richiesta del PM. 4 anni e 4 mesi il verdetto letto quest'oggi con le motivazioni della sentenza disponibili in 60 giorni.