Lecco: automobilista preso a botte al Villaggio di Germanedo, in Aula spunta una sbarra 'fantasma'

Via Magenta al Villaggio di Germanedo
Tutto sarebbe iniziato in via dell'Eremo, non lontano dallo scalone d'accesso all'ospedale Manzoni, per ragioni viabilistiche. Una Audi avrebbe "tallonato" la vettura condotta da un anziano, "scortandola" fino alla vicina via Magenta, all'interno del così detto Villaggio di Germanedo. E' li che si sarebbe consumato poi il violento pestaggio che ha portato E.C., classe 1978, al cospetto del giudice monocratico del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore, chiamato a rispondere di lesioni e danneggiamento. Al banco degli imputato, solo idealmente, stante la sua assenza, anche la compagna L.C., 35 anni, tacciata del reato di minaccia nell'ambito del medesimo "parapiglia" quest'oggi ricostruito in Aula a più voci, con l'audizione tanto della presunta vittima, tanto della figlia dell'uomo - a sua volta persona offesa in quanto per l'appunto presa a male parole dalla passeggera dell'Audi - tanto dell'operante della Questura inviato in posto dalla centrale operativa, tanto di testimoni oculari che, ciascuno per il proprio pezzettino, sono tornati con la memoria a quel 27 luglio 2020 culminato nel sangue. Il 70enne, infatti, dopo aver accostato in via Magenta sarebbe stato "tirato giù" dall'auto o comunque fatto scendere da E.C., che avrebbe dapprima preso a calci la sua Seat Ibiza, salvo poi mettergli le mani addosso, facendolo cadere per poi colpirlo al volto anche una volta a terra. "Con le scarpe antinfortunistica" ha precisato una signora, prima ad essere intervenuta in difesa del lecchese. "La donna gridava" ha aggiunto altresì un'altra dei presenti alla scena, sentita su richiesta della Procura nella persona del vpo Caterina Scarselli, per far chiarezza anche sul ruolo giocato da L.C. nell'episodio in contestazione, costato una corsa in ospedale all'automobilista preso di mira, non costituitosi parte civile.
Hanno parlato invece di un incidente che si sarebbe consumato nei pressi della fermata del pullman al Manzoni e poi di una spranga usata dal 70enne per colpire E.C. il figlio di quest'ultimo e un giovane amico, sentiti su richiesta della difesa. Messo alle strette dal giudice, spazientito da racconti assolutamente vaghi e decisamente poco lineari, il secondo ragazzo ha poi ammesso di non aver visto la presunta sbarra in ferro (non citata dagli altri testimoni) ma di essere stato informato della sua supposta presenza solo in seguito. Il rischio di uno spin off del processo per valutare la "falsa testimonianza" è già stato annunciato dal dr. Salvatore che ha rinviato la causa, per il completamente dell'istruttoria e discussione, al prossimo 16 novembre.
A.M.
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