Olginate: Mercedes 'sparita' dopo una compravendita, chiesto un anno di condanna
Ha chiesto un anno di reclusione e 2.000 euro di multa il Vpo Mattia Mascaro per un 32enne residente nel varesotto finito al banco degli imputati in Tribunale di Lecco per rispondere dell'ipotesi di reato di truffa: secondo la Pubblica Accusa, infatti, il giovane avrebbe acquistato online una Mercedes Classe A tramite un sito di vendite salvo poi non pagare il corrispettivo. Non solo: pare che poco tempo più tardi l'autovettura sia stata ceduta ad una società e sia poi stata rintracciata solo grazie alle indagini dei Carabinieri presso la dogana in Montenegro.
La vicenda, risalente al 2019, era stata ricostruita in aula lo scorso marzo dalla presunta vittima del raggiro: prima l'annuncio online, poi i contatti con l'aspirante acquirente ed infine il passaggio di proprietà nel concessionario di Olginate dove l'odierno imputato aveva potuto prendere visione della Mercedes e dove il venditore avrebbe desiderato acquistare una nuova auto.
Circa 25mila euro la somma accordata per la classe A, che però - nonostante la copia di un bonifico inoltratagli via whatsapp a riprova del pagamento – la persona offesa non avrebbe mai ricevuto.
Ma si sarebbe trattato di un mero “inadempimento contrattuale” secondo l'avvocato difensore Matteo Basso del foro di Lecco, che ha sostenuto la tesi secondo cui non sussisterebbero i due caratteri necessari per la configurazione della fattispecie prevista dall'articolo 640 del codice penale, gli “artifizi” e “raggiri”.
Dopo aver ascoltato le richieste di assoluzione (in via principale “perché il fatto non sussiste”), il giudice monocratico Giulia Barazzetta ha rinviato per repliche al prossimo 3 ottobre.
La vicenda, risalente al 2019, era stata ricostruita in aula lo scorso marzo dalla presunta vittima del raggiro: prima l'annuncio online, poi i contatti con l'aspirante acquirente ed infine il passaggio di proprietà nel concessionario di Olginate dove l'odierno imputato aveva potuto prendere visione della Mercedes e dove il venditore avrebbe desiderato acquistare una nuova auto.
Circa 25mila euro la somma accordata per la classe A, che però - nonostante la copia di un bonifico inoltratagli via whatsapp a riprova del pagamento – la persona offesa non avrebbe mai ricevuto.
Ma si sarebbe trattato di un mero “inadempimento contrattuale” secondo l'avvocato difensore Matteo Basso del foro di Lecco, che ha sostenuto la tesi secondo cui non sussisterebbero i due caratteri necessari per la configurazione della fattispecie prevista dall'articolo 640 del codice penale, gli “artifizi” e “raggiri”.
Dopo aver ascoltato le richieste di assoluzione (in via principale “perché il fatto non sussiste”), il giudice monocratico Giulia Barazzetta ha rinviato per repliche al prossimo 3 ottobre.
F.F.