Tempo e ragioni per la legalizzazione della cannabis

Cara Leccoonline

La senatrice Faggi ha ragione.
La cannabis è una droga.
Come il potere. Soprattutto quello di non capire. E la senatrice Faggi, da tempo, è drogata. Tanto. Troppo.
La sua si chiama “aprassia costruttiva”,

Le va ricordato, anche per questo, che abbiamo già vissuto la bulimia da caccia alle streghe con l'approvazione, nel 2006, della Legge Fini Giovanardi che aveva come motto “la droga è droga” equiparando tutte le sostanze in una unica tabella e punendo la detenzione con il carcere, prima di essere ritenuta, finalmente ma tardivamente, una Legge Anticostituzionale.

La senatrice Faggi non riesce a realizzare e tantomeno comprendere le conseguenze nefaste della repressione, che si manifestarono con tragedie individuali e con l’esplosione delle presenze in carcere.

Dovrebbe rileggersi Umberto Veronesi e il suo intervento del 2000 a Genova alla Conferenza sulle Tossicodipendenze, quando, da Ministro della Sanità, disse:

"E’ necessario riprendere un sereno dibattito perché, ragionando in termini razionali e scientifici, le droghe leggere possono essere oggetto di nuove proposte più aperte.”

Forse, ma a questo punto ne dubito, la senatrice Faggi ha letto la "Relazione annuale (2021) al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia",  dove si scrive che "il mercato delle sostanze stupefacenti muove attività economiche per 16,2 mld € di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis (...)". 6,3 miliardi!

Questi 6,3 miliardi alimentano un'economia sommersa il cui indotto favorisce ingiustizie, sfruttamento e disuguaglianze e non ritorna sotto forma di servizi alla comunità, ai cittadini.

6,3 miliardi, per aiutare la sen.Faggi, sono lo stesso valore che il Pnrr stanzia per tutte le politiche del lavoro in Italia.

Nel 2020, nello Stato del Colorado le tasse sulla vendita legale di marijuana sono state 387 milioni, Washington 474. 1 miliardo in California.

Credo che sia tempo, anche per la senatrice Faggi, di rimuovere un ostacolo culturale e mentale così da poter osservare e misurare la realtà.

E serenamente accettare l'uso personale della cannabis, la sua legalizzazione e depenalizzazione.

Altrimenti resterà nel solco di chi continua a terrorizzare i cittadini prospettando incremento di incidenti, spesa sanitaria e tossicodipendenze, soprattutto tra i giovani

La realtà è totalmente diversa.
La legalizzazione porterebbe:

- Ad un minor consumo proprio da parte dei giovanissimi, che oggi acquistano liberamente da spacciatori.

- Alla tutela di tutti i consumatori che oggi consumano un prodotto scarso o addirittura potenzialmente nocivo

- Ad un incremento dell’introito economico

- Le statistiche dicono che nonostante le leggi proibizioniste e la dura repressione, siamo tra i primi consumatori in Europa.

- In quegli Stati che han abbandonato le politiche proibizioniste, son nate centinaia di aziende agricole e attività commerciali specializzate e migliaia di persone han trovato lavoro.

- Si sferrerebbe un duro colpo alle mafie

- Si potenzierebbe lo spazio alla ricerca e cura con cannabinoidi.

- Si libererebbe la Giustizia dei Tribunali e Questure da quell'inutile lavoro di ricerca e repressione di chi si fuma una canna

Son migliaia le persone che per questo subiscono procedimenti penali o amministrativi praticamente inutili. Manco avessero rubato 49 milioni di €

Il vero problema è rifiutare la realtà.
Basterebbe ammettere, non solo da parte della senatrice Faggi, ma almeno iniziamo dal basso, che il proibizionismo ha fallito e che, per ottenere davvero una “riduzione del danno”, non c’è altra soluzione che legalizzare.
Paolo Trezzi
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