Siccità: 'una situazione è così grave l’abbiamo vissuta raramente'. Parla Mauri, il Presidente del Consorzio che gestisce la diga

Emanuele Mauri,
Lunedì 4 luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per la regione Lombardia, a causa dell’emergenza idrica dovuta alla siccità che prosegue da diversi mesi. A pochi giorni dalla dichiarazione, abbiamo approfondito la situazione del lago di Lecco e delle risorse idriche presenti con Emanuele Mauri, presidente del Consorzio dell’Adda, ente che gestendo la diga di Olginate regola sia l’acqua conservata nel Lario che i deflussi dell’Adda verso la pianura.

Presidente Mauri, qual è la situazione del lago di Lecco e dell’Adda?

Stiamo manovrando le paratoie della diga di Olginate per ridurre la portata in deflusso. Le norme prevedono una priorità per l’uso delle acque a fini irrigui, nei campi, che stiamo rispettando. Si tratta di un’esigenza pratica, la stagione agricola non può attendere. Stiamo cercando, a fatica, di garantire le portate necessarie per alimentari gli utenti [agricoli] che arrivano fino alle province di Lodi e Cremona, sempre restando nei limiti della concessione.

Cosa prevede la concessione?
Il Consorzio lavora in base a una concessione che stabilisce dei limiti minimi e massimi del livello idrometrico del lago di Lecco. Il limite minimo è stabilito in meno 50 centimetri sotto lo zero idrometrico, valore misurato al Fortilizio. Noi chiaramente non superiamo questo livello. Il corrispettivo limite a Malgrate, dato che vediamo normalmente diffuso, è meno 40 centimetri.

E’ ipotizzabile andare oltre queste soglie minime?
Non possiamo andare oltre il livello di concessione, a meno che non vi siano delle deroghe. Inoltre, più il livello del lago è basso più fatichiamo a garantire le portate in deflusso. Oggi siamo al 50% del regime ordinario, andremmo ancora più sotto. Attualmente, per tutto il mese di luglio, alle condizioni attuali, abbiamo una certa autonomia. Dopo la quale la situazione sarebbe ancora più grave. Dovremmo chiudere le paratoie, a quel punto la stagione irrigua sarebbe però quasi terminata, ma ci sarebbero comunque problemi sul fronte dell’acqua idropotabile.

In passato il lago è già sceso al di sotto di questi livelli…
In un periodo negli anni Settanta il lago è arrivato a meno 70 centimetri, ma era una sperimentazione. All’epoca vi era il problema inverso, ovvero l’alluvione e l’allagamento di piazza Cavour a Como. Non abbiamo dati storici rispetto alle portate che possiamo garantire a livelli così bassi; quindi, non sapremmo quale sarebbe la portata d’acqua in deflusso.

Da quanto tempo state affrontando questa situazione critica?

Dalla fine dell’anno 2021. Prima della stagione irrigua abbiamo ridotto moltissimo il deflusso, infatti il lago si era alzato notevolmente, creando una certa scorta idrica, poi abbiamo dovuto iniziare a rilasciare per l’avvio della stagione irrigua. Abbiamo anche chiesto a Regione Lombardia alcune deroghe, anche rispetto al deflusso minimo vitale (Dmv) che è stato, in alcuni casi, ridotto.

In questi giorni è stata posta l’attenzione sui bacini idroelettrici alpini. Il consigliere regionale Raffaele Erba ha diffuso un comunicato stampa chiedendo chiarimenti a Regione Lombardia sulla situazione che vede l’aumento dell’acqua trattenuta negli invasi alpini, a fronte di un calo del livello del lago di Lecco...
Per quanto riguarda i bacini alpini ci sono delle norme che regolano il deflusso e lo “svaso” in caso di livelli bassi come questo. In questa fase stanno “svasando”, a fronte di un accordo preso con Regione Lombardia, 4 milioni di metri cubi d’acqua al giorno. Una quantità che aiuta a mantenere stabile il livello del lago nonostante l’assenza di piogge e nonostante un livello non ottimale di deflusso: oggi siamo al 50% della portata che dovremmo garantire verso valle. A fronte di un deflusso previsto di 230 metri cubi al secondo, ne stiamo erogando molti meno, stiamo manovrando e andremo a ridurre attorno ai 130 metri cubi al secondo.

Il rilascio di acque dagli invasi per quanto tempo proseguirà?
L’accordo è stato rinnovato per tutto il mese di luglio; quindi, rilasciando 4 milioni di metri cubi al giorno, saranno 120 i milioni di metri cubi rilasciati dai bacini alpini durante questo mese. Parliamo di una media, chiaramente. Gli afflussi al lago, in assenza di pioggia, sono grossomodo legati a questo rilascio dagli invasi.

A quanto ammonta la riserva d’acqua potenziale negli invasi alpini e nel bacino del lago?
Come capacità di invaso i bacini alpini hanno circa il doppio della capacità di invaso del lago. Il lago ha 170 centimetri di capacità di invaso. Ogni centimetro corrisponde a un milione e mezzo di metri cubi d’acqua. Quindi 250 milioni di metri cubi d’acqua totali che il lago può “invasare”. Gli invasi alpini possono invasarne circa il doppio. Oggi, sono rimasti, credo, circa 120 – 150 milioni di metri cubi d’acqua, al netto di quelli di competenza della Svizzera.

Se dovesse persistere questa situazione di siccità ancora a lungo quale scenario dovreste affrontare?
Se le risorse idriche dei bacini andassero esaurite e non ci fossero piogge, arrivati al livello minimo di concessione [dell’altezza del lago] dovremmo chiudere le paratoie di Olginate, riducendo ancora di più la portata, anche al di sotto del 50% del deflusso minimo vitale. Ciò comporterebbe problemi enormi per la parte irrigua perché non è ancora conclusa la stagione. Saremmo in un’emergenza ancora più grave di quella attuale.

Nel caso invece in cui l’acqua fosse presente negli invasi, ma non venisse rilasciata?
In certe situazioni come questa i bacini sono tenuti a rilasciare tutta l’“acqua nuova” e quindi a non invasare più. In base a normative e accordi esistenti. In più sono stati fatti accordi legati all’emergenza idrica. I 4milioni di metri cubi rilasciati ogni giorno per i 30 giorni del mese di luglio arriveranno tutti. Dovrebbero arrivare anche le “acque nuove”, se ce ne fossero. Chiaramente sono poche perché lo scioglimento delle nevi è ridotto e le precipitazioni sono state limitate. Comunque, anche noi abbiamo i dati degli invasi e sulla base dei problemi riscontrati andiamo a chiedere chiarimenti. Complessivamente, gli accordi che sono stati presi vanno oltre a quello che è dovuto da parte delle aziende idroelettriche. Queste ultime hanno collaborato anche nel mese di giugno, prima che vi fosse un’esigenza tassativa dal punto di vista normativo. C’è stata una buona volontà da parte loro e penso che Regione Lombardia stia seguendo la linea delle buone relazioni che portano poi a far fronte a questa crisi epocale. In caso di problemi segnaleremmo le situazioni anomale a Regione Lombardia.

Con la dichiarazione dello stato di emergenza il lago potrà scendere anche sotto i livelli minimi stabiliti nella concessione?
La possibilità di scendere sotto i meno 50 centimetri l’abbiamo presa in considerazione. Però è una questione teorica perché difficilmente riusciremo a sfruttare al meglio questa opportunità. È un’ipotesi solo “sul tavolo”. Nei mesi di aprile e maggio abbiamo chiesto e ottenuto la riduzione del deflusso minimo vitale portandolo al 50%. Questo provvedimento lo abbiamo inoltrato nuovamente.  Fino al 65% della portata gli utenti [agricoli] riescono a gestire la situazione. Oggi siamo intorno al 50% del deflusso minimo. Gli utenti stanno testimoniando grande difficoltà soprattutto nelle zone più a valle. Vedremo cosa farà la “cabina di regia”. Cabina più legata alla situazione di emergenza che prevede ordinanze da parte dei sindaci per l’utilizzo più razionale dell’acqua. Tra l’altro, in questa fase, adottate “a macchia di leopardo”. Invece, una volta che tutte le regioni coinvolte avranno dichiarato lo stato di emergenza, il governo potrebbe nominare un Commissario.

Con un commissariamento come cambierebbe la gestione delle acque?
La situazione cambierebbe perché sarebbe attiva una cabina di regia unica, sovra territoriale e trasversale rispetto agli enti interessati. Potrebbero cambiare le strategie, perché ora i diversi enti hanno strategie ed esigenze differenti. L’Autorità di bacino del Po chiede acqua per problemi di livello, portata, acqua idropotabile e per il cuneo salino che, arrivato a 30 chilometri dalla foce, finisce per inquinare le falde. Noi abbiamo problemi sia a monte che a valle dello sbarramento di Olginate e l’utenza irrigua deve concludere la stagione. Le aziende idroelettriche possono rilasciare acqua e “turbinare” alla loro massima capacità. Ma, anche per loro devono conservare una riserva strategica. Nel caso in cui venissero a mancare altre forme di produzione di energia elettrica, le aziende idroelettriche sono tra le poche che possono intervenire in maniera pronta sopperendo alle esigenze. È, quindi, una questione strategica. Tutti questi aspetti li può “mettere d’accordo” solo un’autorità come un Commissario o un’autorità di Protezione Civile. A questo punto anche noi seguiremmo le direttive derivanti da un eventuale commissariamento.

Quali sono i problemi per il lago di Lecco raggiunto il livello negativo attuale?
Una situazione è così grave l’abbiamo vissuta raramente. L’Autorità di bacino ha già dragato alcune linee di navigazione, hanno già fatto alcuni interventi. Esistono linee più sensibili al calo idrometrico, altre magari non lo sono. Esistono problemi già conclamati sulla fauna ittica. Vi sono problemi per la stabilità degli argini che senza la pressione dell’acqua divengono instabili. In questo momento il mio pensiero va subito all’ambiente e alla fauna ittica dove abbiamo già una situazione di emergenza. Non possiamo pensare però di gestire la regolazione solo per la fauna ittica. Questo perché la legge prevede priorità per le acque idropotabili e per le attività irrigue. Ovviamente, anche se si dovesse scendere oltre, con le autorizzazioni, non si potrebbe fare molto per via del deflusso. Andremo a sforare questi livelli ma di poco. In passato è successo poche volte.

Considerando la crisi idrica e la siccità straordinaria di quest’anno, con quale ottica è necessario guardare al futuro?
Periodi di siccità come questo si sono già verificati ciclicamente ogni dieci o vent’anni. Oggi però ci sono delle situazioni meteo climatiche che invitano tutti quanti a pensare al futuro anche in termini di investimenti e utilizzo razionale di una risorsa, l’acqua, che, come abbiamo visto, può anche essere molto limitata. Servono investimenti volti a creare nuovi invasi, a conservare l’acqua piovana nel momento in cui questa è abbondante. Ma, volti anche a migliorare le tecniche irrigue per utilizzare meno acqua rispetto a quella usata attualmente. Bisogna interpretare la situazione in base a quelli che sono i fenomeni odierni. In passato preoccupava molto il fenomeno opposto, quello delle esondazioni delle acque. Oggi è una situazione critica di segno inverso che invita a una riflessione.
L.A.
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