Calolzio, crac Trafileria Brambilla: dopo 5 patteggiamenti, il 'caso' si chiude con due... assoluzioni


Il 7 aprile scorso la sua requisitoria aveva indubbiamente "colpito". Esattamente come succede quando guardi tutto un film e poi ti viene offerta una spiegazione che ribalta un finale che ormai ti pareva scontato. Ed il paventato "capovolgimento" nell'ultima scena, oggi, c'è stato davvero. Dopo ben cinque patteggiamenti per la stessa vicenda, di cui uno scelto quale "via d'uscita" proprio dalla terzo componente del collegio sindacale che rispondeva dunque delle medesime accuse, i commercialisti torinesi Francesco Ercole (classe 1933) e Mario Ercole (classe 1967), padre e figlio, assistiti da un fuoriclasse come l'avvocato Alberto Mittone, sono stati assolti dal Tribunale di Lecco. Il fatto non costituisce reato, ha scandito in Aula, dando lettura del dispositivo della sentenza, il Presidente Nora Lisa Passoni (a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi). La Procura, nella persona del sostituto Giulia Angeleri, subentrata a bocce ormai ferme al collega Paolo Del Grosso - titolare del fascicolo portato avanti a quattro mani con il compianto Nicola Preteroti - aveva chiesto la condanna dei due a ben tre anni di reclusione, ritenendo provata la penale responsabilità di entrambi in ordine a quel concorso in bancarotta fraudolenta che li aveva trascinati in giudizio, dopo il "crac" delle Trafilerie del Lario - già Trafileria Brambilla di Calolziocorte - dichiarate definitivamente fallite nel 2017,  con un "buco" da 55 milioni di euro. Nel dettaglio ai due Ercole, con il più anziano quale Presidente del collegio sindacale, veniva contestato l'omesso controllo su due operazioni (la supposta sopravvalutazione di un capannone nell'ambito della compravendita dall'immobiliare Brava e l'emissione di circa 280 fatture “sospette” in quanto doppie o stornate dopo essere state portate all'anticipo bancario) – ritenute dolose – che avrebbero concorso a aggravare il dissesto dell'impresa, incidendo – come ricordato dalla dottoressa Angeleri nelle proprie conclusioni – per 20-25 milioni di euro sul totale del passivo.  
L'avvocato Mittone nella propria arringa, a aprile, per l'appunto, aveva indirettamente ripercorso le spontanee dichiarazioni rese del dottor Mario Ercole. Il commercialista, prendendo la parola dinnanzi al collegio, circa la questione delle contestazioni mosse dalla Procura per la vicenda della supposta sopravvalutazione degli immobili in capo alle Trafilerie, aveva sostenuto di aver preso visione delle perizie di professionisti presentati come validi, non dubitando dunque delle loro stime. Quanto al nodo delle fatture “anomale” aveva ricordato come il collegio sindacale facesse verifiche a campione, non riscontrando problemi nelle pezze giustificative attenzionate. Lecita e consentita, secondo il difensore, quest'ultima pratica, in considerazione anche del volume d'affari della Trafileria, non ritenendo dunque di poter addossare responsabilità in capo al sindaci per non aver “pescato” dal malloppo proprio le – a suo avviso – poche fatture oggetto dell'imputazione. Quanto al capannone, la toga torinese, dopo aver sottolineato come ai suoi clienti non venisse contestata la sopravvalutazione in sé, aveva parlato di “oscillazioni da brividi” riscontrate nelle diverse stime, operate anche in tempi non sospetti, ritenendo che i signori Ercole, in quanto non immobiliaristi, avessero solo preso atto del valore indicato dal cda, “non così lontano” da quello poi ricalcolato dalla Procura.
L'avvocato Mittone aveva dunque chiesto l'assoluzione per entrambi. E così oggi è stato. Dopo i patteggiamenti, come detto, in udienza preliminare di tutti gli altri indagati, a cominciare dall'ex ministro Michela Vittoria Brambilla e dal padre. Un anno e 4 mesi la pena applicata alla parlamentare forzista, ritenuta dagli inquirenti l'amministratrice di fatto della società di famiglia. Un anno e 6 mesi, invece, per il "patron" Vittorio. Avevano optato per il medesimo rito alternativo davanti al gup anche Alessandro Valsecchi e Nicola Vaccani, rispettivamente cugino e cognato della "rossa", indagati quali amministratore delegato e liquidatore delle Trafilerie (2 anni ciascuno). Stessa scelta infine per la dottoressa Aida Tia (un anno e 6 mesi), terzo componente di un collegio sindacale di cui oggi gli altri due membri, gli unici ad andare a dibattimento, sono invece stati assolti.
A.M.
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