Presunta violenza sulla nipote della sua ex: lecchese condannato a 4 anni e 8 mesi
Quattro anni e otto mesi. E' la condanna inflitta nel primo pomeriggio odierno (in rito abbreviato) dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano nei confronti di un uomo chiamato a rispondere della grave accusa di violenza sessuale.
Secondo la ricostruzione della Procura lecchese l'imputato avrebbe infatti riservato attenzioni ''particolari'' nei confronti della nipote della sua ex compagna, minore di sedici anni.
Il fascicolo d'indagine è stato aperto a seguito di un episodio avvenuto nel gennaio di quest'anno in un comune alle porte del capoluogo. Una presunta verità emersa poco dopo l'accaduto, con la successiva denuncia alle forze dell'ordine e i riflettori sul caso puntati poi dall'autorità giudiziaria.
Se la scorsa udienza il sostituto procuratore Giulia Angeleri - titolare del fascicolo - aveva chiesto la condanna dell'imputato a sei anni e quattro mesi, il suo difensore si era battuto per dimostrare l'estraneità ai gravi fatti che gli venivano contestati. Costituiti parte civile tramite una penalista di Bergamo, i familiari della ragazzina.
Stamani l'epilogo della vicenda, con la decisione del giudice Catalano che oltre ad aver condannato l'uomo alla pena di quattro anni e otto mesi, ha disposto che il risarcimento del danno subito venga quantificato in sede civile.
Secondo la ricostruzione della Procura lecchese l'imputato avrebbe infatti riservato attenzioni ''particolari'' nei confronti della nipote della sua ex compagna, minore di sedici anni.
Il fascicolo d'indagine è stato aperto a seguito di un episodio avvenuto nel gennaio di quest'anno in un comune alle porte del capoluogo. Una presunta verità emersa poco dopo l'accaduto, con la successiva denuncia alle forze dell'ordine e i riflettori sul caso puntati poi dall'autorità giudiziaria.
Se la scorsa udienza il sostituto procuratore Giulia Angeleri - titolare del fascicolo - aveva chiesto la condanna dell'imputato a sei anni e quattro mesi, il suo difensore si era battuto per dimostrare l'estraneità ai gravi fatti che gli venivano contestati. Costituiti parte civile tramite una penalista di Bergamo, i familiari della ragazzina.
Stamani l'epilogo della vicenda, con la decisione del giudice Catalano che oltre ad aver condannato l'uomo alla pena di quattro anni e otto mesi, ha disposto che il risarcimento del danno subito venga quantificato in sede civile.