Sulla tragedia della Marmolada

Leggo, e non posso che apprezzare e condividere, le riflessioni del Professor Stefano Motta su Leccoonline, relative alla tragedia della Marmolada.
Con un arretramento certificato di 5-6 metri l'anno, il ghiacciaio della Marmolada morirà entro il 2050 e al suo posto ci saranno solo rocce. Lo afferma il CNR, non i soliti esalatati ambientalisti.
Jeffrey Sachs, economista della Columbia University e a lungo consulente del'ONU per le tematiche ambientali, lo conferma: non solo ghiacciai, ma anche foreste pluviali, aree umide, barriere coralline "sono in via di distruzione per la conseguenza diretta di folli comportamenti umani".
Ma quando si parla di "folli comportamenti umani" non dobbiamo pensare a qualcosa di astratto, a un qualcuno, chissà chi e chissà dove, che provoca tutti questi danni senza che noi persone comuni si possa fare nulla.
Noi persone comuni siamo complici di questa follia, anche nelle nostre comunità locali, nelle nostre città e nei nostri paesi.
Nonostante i cambiamenti climatici, ormai evidenti anche sul nostro territorio, in Valsassina un progetto dell'Amministrazione Comunale di Barzio vuole rilanciare le vocazioni turistiche del paese, a favore della stazione sciistica dei Piani di Bobbio, attraverso il potenziamento delle aree di posteggio con oltre 500 nuovi posti auto, andando così a denaturare ulteriormente il territorio, occupando e attraversando gran parte di quelli che erano gli ultimi spazi non edificati del paese.
Il prezzo di questa scelta? Perdita di suolo agricolo e aree boscate, più strade, più parcheggi, più asfalto e più cemento.
E considerato che buona parte di questa cementificazione è finalizzata a favorire gli impianti di Bobbio, allora non si può evitare una riflessione sull'importante modificazione delle condizioni climatiche, testimoniate, purtroppo, anche dalla tragedia della Marmolada.

Nell'arco di un ventennio è prevista una drastica riduzione delle precipitazioni nevose sulle fasce prealpine a sud delle Alpi, proprio alle quote comprese tra i 1.300 e i 1.800 metri. "Nell'arco di un ventennio" significa che, in un tempo inferiore a quello di UNA generazione umana, lo scenario climatico sarà completamente stravolto, lasciando letteralmente sul terreno, come già successo in altre realtà sciistiche alpine, cattedrali nel deserto diventate sovradimensionate, inutili, abbandonate.
In questa situazione climatica, qualcuno ancora pensa allo sci a 1.600 metri di quota, devastando il territorio e andando a consumare beni preziosi come il suolo e l'acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico, né reali benefici per la comunità, né un futuro sostenibile dal punto di vista non solo economico, ma soprattutto ambientale.
Dovremmo provare ad adattare le nostre abitudini all'ambiente in cui viviamo, invece di cercare di piegare la natura a nostro piacimento, e invece avanti con la creazione di nuovi impianti, ampliamento di quelli esistenti, realizzazione di parcheggi, nuove strade di accesso alla montagna, parchi giochi e giostrine in quota. E ovviamente bacini per realizzare l'innevamento artificiale, con ulteriore devastazione del suolo e un costo ambientale enorme.
Potete dirmi che non è certo il Comune di Barzio che può fermare il cambiamento climatico, che il danno ambientale dei Piani di Bobbio è piccola cosa in confronto a quello che stiamo perdendo sulla Marmolada e quasi nulla se lo guardiamo rapportato al Pianeta. È vero. È solo una piccola goccia, ma sono queste gocce che moltiplicate per dieci, cento, mille Barzio, ci stanno portando alla distruzione, nella nostra indifferenza.
Fermiamoci.
Lello Bonelli - Presidente WWF Lecco
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