Malgrate: un presunto caso di 'corruzione tra privati' approda dalla Clinica all'Aula... di Tribunale
Stando al capo d'imputazione, a fronte di utilità per sé, avrebbe ordinato per la Clinica dove lavorava in qualità di caposala – la San Martino di Malgrate – materiale in sovrabbondanza rispetto alle reali esigenze della struttura che gestiva – il blocco operatorio – arrivando anche a immagazzinare commesse troppo prossime alla scadenza per essere smaltite per tempo se non già scadute. Per questa ragione A.F., infermiera libera professionista con casa nel casatese, risultata tra l'altro secondo quanto dichiarato oggi da un finanziere anche “evasore totale”, è già stata ammessa all'istituto della messa alla prova. In Tribunale a Lecco questa mattina è entrato invece nel vivo il processo alla sua “controparte” ovvero F.P., classe 1978, rappresentante della HTC e dunque della società specializzata nella commercializzazione di dispositivi per la protezione individuale, strumentario chirurgico, apparecchiature per sala operatoria e materiale di consumo, ritenuta fino allo scoppio del “caso” oggetto del procedimento “fornitore validato” ma finita ora a giudizio e chiamata a rispondere di “corruzione tra privati” (in concorso, ai sensi dell'articolo 2635 del codice civile).
Numerosi i testimoni sfilati al cospetto del collegio giudicante (presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi), a cominciare dal legale rappresentante dell'ospedale privato e dal responsabile amministrativo, seguiti poi da un chirurgo e delle infermiere del blocco operatorio, il “reparto” governato, dal febbraio 2019, per qualche mese, da A.F., attesa quale testimone per la prossima udienza fissata. Facile immaginare si avvarrà della facoltà di non rispondere, non essendo la sua posizione ancora del tutto chiusa.
“Scritturata” - non assunta come dipendente - dalla San Martino come caposala, la casatese, secondo quanto emerso finora, si sarebbe dovuta occupare di gestione del personale e approvvigionamento materiale, procedendo in autonomia ad ordinare quanto necessario. A stretto giro sarebbero però sorti dubbi sia sulle sue qualità professionali - “non si lava mai” avrebbe detto un medico, con riferimento al suo non essere mai presente in sala operatoria – sia sulle modalità di organizzazione del magazzino, con un riflettore sulle scorte acceso anche da un messaggio arrivato sul suo telefono ma letto da un'infermiera in cui si faceva riferimento ad un ordine senza consegna e a un bonifico da 500 euro, ritenuti essere il “profitto” del suo prestarsi in favore di F.P..
Durante l'inventario, ordinato dalla direzione, per fare chiarezza, sarebbero state riscontrate “anomalie”, inclusi molti campioni in teoria gratuiti e non commercializzabili, in un quantitativo ritenuto incompatibile con omaggi quali prova. Oppure ancora, per usare gli esempi fatti dal direttore amministrativo, centinaia di tamponi faringei utilizzati invece effettivamente molto poco o contenitori per ferri non idonei alla sterilizzatrice in uso in struttura. Tra i 50 e i 60 mila euro, circa, il “danno” arrecato alla Clinica, che ha già revocato la propria costituzione quale parte civile, avendo trovato soddisfazione.
Al luogotenente Francesco Mancuso – già a capo della tenenza di Cernusco – il ruolo di tratteggiare ai giudici gli accertamenti compiuti, con la collaborazione del maresciallo Gabriel Del Biondo (a capo del nucleo mobile), a cominciare dalla perquisizione compiuta nel dicembre 2019 a casa di A.F., per poi tornare a occuparsi del caso nel giugno 2020 alla notifica della conclusione delle indagini anche per F.P., con delega della Procura per l'escussione della professionista che si sarebbe presentata alla Finanza esibendo la fattura 3 del 2019 da 500 euro emessa da HTC per l'infermiera quale libera professionista. Un dettaglio che “giustificherebbe” la somma citata nel messaggio che ha aveva acceso un faro sui rapporti tra le due. Se non fosse per gli accertamenti nel registro degli acquisti compiuti dai baschi verdi, recuperando anche le fatture 1 e 2, emesse tutte non in corrispondenza dei reali incassi delle cifre in ballo (1.200 euro in tre tranche, oltre i 500 euro in contestazione). E tutte registrate poi solo a dicembre. La spiegazione degli inquirenti: “sono state emesse solo per coprire i pagamenti”. Si torna in Aula per l'audizione di A.F e dei testimoni residui (della difesa, rappresentata oggi dall'avvocato Stefano Savarino) il 9 febbraio.
Numerosi i testimoni sfilati al cospetto del collegio giudicante (presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi), a cominciare dal legale rappresentante dell'ospedale privato e dal responsabile amministrativo, seguiti poi da un chirurgo e delle infermiere del blocco operatorio, il “reparto” governato, dal febbraio 2019, per qualche mese, da A.F., attesa quale testimone per la prossima udienza fissata. Facile immaginare si avvarrà della facoltà di non rispondere, non essendo la sua posizione ancora del tutto chiusa.
“Scritturata” - non assunta come dipendente - dalla San Martino come caposala, la casatese, secondo quanto emerso finora, si sarebbe dovuta occupare di gestione del personale e approvvigionamento materiale, procedendo in autonomia ad ordinare quanto necessario. A stretto giro sarebbero però sorti dubbi sia sulle sue qualità professionali - “non si lava mai” avrebbe detto un medico, con riferimento al suo non essere mai presente in sala operatoria – sia sulle modalità di organizzazione del magazzino, con un riflettore sulle scorte acceso anche da un messaggio arrivato sul suo telefono ma letto da un'infermiera in cui si faceva riferimento ad un ordine senza consegna e a un bonifico da 500 euro, ritenuti essere il “profitto” del suo prestarsi in favore di F.P..
Durante l'inventario, ordinato dalla direzione, per fare chiarezza, sarebbero state riscontrate “anomalie”, inclusi molti campioni in teoria gratuiti e non commercializzabili, in un quantitativo ritenuto incompatibile con omaggi quali prova. Oppure ancora, per usare gli esempi fatti dal direttore amministrativo, centinaia di tamponi faringei utilizzati invece effettivamente molto poco o contenitori per ferri non idonei alla sterilizzatrice in uso in struttura. Tra i 50 e i 60 mila euro, circa, il “danno” arrecato alla Clinica, che ha già revocato la propria costituzione quale parte civile, avendo trovato soddisfazione.
Al luogotenente Francesco Mancuso – già a capo della tenenza di Cernusco – il ruolo di tratteggiare ai giudici gli accertamenti compiuti, con la collaborazione del maresciallo Gabriel Del Biondo (a capo del nucleo mobile), a cominciare dalla perquisizione compiuta nel dicembre 2019 a casa di A.F., per poi tornare a occuparsi del caso nel giugno 2020 alla notifica della conclusione delle indagini anche per F.P., con delega della Procura per l'escussione della professionista che si sarebbe presentata alla Finanza esibendo la fattura 3 del 2019 da 500 euro emessa da HTC per l'infermiera quale libera professionista. Un dettaglio che “giustificherebbe” la somma citata nel messaggio che ha aveva acceso un faro sui rapporti tra le due. Se non fosse per gli accertamenti nel registro degli acquisti compiuti dai baschi verdi, recuperando anche le fatture 1 e 2, emesse tutte non in corrispondenza dei reali incassi delle cifre in ballo (1.200 euro in tre tranche, oltre i 500 euro in contestazione). E tutte registrate poi solo a dicembre. La spiegazione degli inquirenti: “sono state emesse solo per coprire i pagamenti”. Si torna in Aula per l'audizione di A.F e dei testimoni residui (della difesa, rappresentata oggi dall'avvocato Stefano Savarino) il 9 febbraio.
A.M.