Green economy e diritto al voto: due ordini del giorno dalla maggioranza

Alessio Dossi
I più maliziosi hanno ipotizzato che si trattasse di escamotage per rimpolpare un ordine del giorno scarno, fatto sta che sono state approvate nell’assise di lunedì sera due istanze presentate dalla maggioranza che hanno visto anche l’accordo o almeno l’astensione delle forze di opposizione.
Il primo ordine del giorno è stato portato dai consiglieri di Ambientalmente Alessio Dossi e Paolo Galli e aveva per oggetto il “sostegno alla Green Economy”, in particolare per spingere l’amministrazione comunale verso il monitoraggio dell’applicazione delle misure previste dalla legge sui cosiddetti appalti verdi e sull’applicazione di Criteri ambientali minimi nelle forniture della Pubblica amministrazione. “Presentiamo questa mozione nella convinzione che la transizione si faccia con le imprese e con i lavoratori - ha detto il capogruppo Dossi - L’applicazione di criteri ambientali minimi da parte della pubblica amministrazione permette di mettere al centro sostenibilità ambientale in moltissimi contesti: dagli arredi interni, all’arredo urbano, dall’edilizia, all’illuminazione pubblica, dai rifiuti urbani, alla ristorazione collettiva e il verde pubblico, generando anche risparmi. Si tratta di criteri obbligatori da applicare ma spesso in Italia non sono rispettati. La nostra è una proposta strategica, con la quale chiediamo alla giunta di monitorare l’applicazione di questi criteri, di relazionare in commissione sui passi avanti fatti in tal senso e di farsi soggetto attivo nelle proprie partecipate affinché a lavoro volta monitorino questo aspetto”.

Variegate le reazioni dei diversi gruppi di minoranza. Filippo Boscagli ha definito l’ordine del giorno “meritevole” sottolineando che è un’attività che il Comune non solo dovrebbe monitorare ma anche incentivare. Giacomo Zamperini ha poi suggerito che sia l’amministrazione comunale a dare il buon esempio, stimolando la nascita di comunità energetiche, promuovendo l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e vigilando sulla raccolta differenziata all’interno delle mense scolastiche. Cinzia Bettega ha invece lanciato una frecciata alla maggioranza: “Pensavo che il Comune di Lecco avesse già questa attenzione e non ci fosse bisogno di un ordine del giorno”. Emilio Minuzzo ha riconosciuto la bontà dell’intervento, aggiungendo però che “dobbiamo vedere quel che fa il Comune di Lecco perché sono gli stanziamenti di bilancio che indicano se la strada viene percorsa o no”. Dalla maggioranza Vittorio Campione ha ribadito che “l’amministrazione può con le sue scelte impattare sull’ambiente”, facendo così anche il bene delle aziende: “La sostenibilità è una questione di sopravvivenza per le imprese e se il Comune premia quelle che vanno in questa direzione fa due volte il loro bene”.

Pietro Regazzoni
Cambiando discorso, il capogruppo del Partito democratico Pietro Regazzoni ha presentato un ordine del giorno che impegna la giunta a sostenere una proposta di legge del 2019 per permettere l’esercizio del diritto di voto anche in un comune diverso da quello di residenza: “I trasferimenti per motivi di studio o di lavoro sono sempre più frequenti e riguardano quasi tre milioni di persone, in particolare giovani tra i 18 e i 35 anni. Chi è fuori sede deve affrontare costi elevati per esercitare un diritto e questo può disincentivare la partecipazione elettorale. Il voto a distanza o per corrispondenza è già garantito in molti paesi europei e potrebbe almeno essere introdotta la possibilità di scegliere se votare nel comune di residenza o in quello di domicilio”. Corrado Valsecchi ha sottolineato come quello della partecipazione al voto stia diventando un problema democratico e che dovrebbe essere introdotto il principio “voto dove vado”: “Devo aver diritto al voto laddove mi trovo”. Stefano Parolari della Lega ha evidenziato come anche il Comune di Lecco possa fare delle piccole cose per incentivare il voto, come ad esempio la scelta dei seggi: “A Pescarenico bisogna fare un chilometro a piedi per andare a votare”. Alberto Anghileri ha puntato l’attenzione sulla contraddizione legata al fatto che “se uno abita in Argentina e non è mai stato in Italia ma ha il bisnonno italiano può votare, mentre un lecchese in trasferta in Sicilia no” e ha invitato a riflettere sulla possibilità di trovare seggi alternativi alle scuole, costrette a chiudere ogni volta che si vota. Giacomo Zamperini ha giudicato positivo qualunque intervento migliori l’accesso al voto, chiarendo però che serve una riforma strutturata. Fuori dal coro Emilio Minuzzo: “Votare è un diritto ma anche un dovere, quanto costa questa proposta?”, “Se è un diritto costi quello che deve costare” ha replicato Paolo Galli.
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