Calolzio: a processo per violenza sulla compagna, la minaccia anche in aula

Potrebbe costargli caro lo sfogo messo in atto non appena il collegio giudicante ha lasciato l'aula d'udienza: se fino a quel momento il 46enne di Calolziocorte oggi al banco degli imputati con l'accusa di violenza sessuale nei confronti della compagna ha assistito tranquillamente al processo a suo a suo carico, dopo essersi visto rigettare l'istanza presentata dai difensori Marilena ed Ilaria Guglielmana di modificare la custodia cautelare dalla detenzione in carcere ai domiciliari si è scagliato contro la ex, minacciando lei e i loro figli.
Ci sono voluti gli agenti della polizia penitenziaria per placarlo, ma la frase “ti conviene uscire dalla Lombardia, lo giuro sulla morte tua e dei tuoi figli” è stata sentita inequivocabilmente da tutti i presenti. Incluso il pubblico ministero Andrea Figoni. Rischia l'apertura di un altro fascicolo a suo carico per minaccia.
Tornando ai fatti contestati quest'oggi all'uomo, in mattinata hanno sfilato in qualità di testimoni alcuni parenti del 46enne. Il primo di loro a comparire davanti al Tribunale in composizione collegiale (presieduto dal giudice Paolo Salvatore a latere dei colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi) è stato il fratello, che con la voce rotta ha ricordato come all'alba del 24 ottobre di un anno fa fosse stato buttato giù dal letto da una chiamata allarmante. “Papà è impazzito” gli avrebbe detto la più giovane dei nipoti e quella frase gli sarebbe bastata per precipitarsi in loro soccorso, essendo a conoscenza dei problemi di tossicodipendenza di cui soffriva il fratello. “Continuava a spaccare gli oggetti e dire cose senza senso, urlava” ha dichiarato il testimone. “Non mi ha detto cosa fosse successo ma si capiva che non era in sé, sono rimasto lì finché non si è addormentato”. Solo dopo sarebbe venuto a conoscenza della scena agghiacciante a cui avrebbero assistito i ragazzi.
Pare che quello del 24 ottobre 2021 fosse solo l'ultima di una lunga serie di violenze, durate vent'anni: l'incubo della donna (presente in aula in qualità di parte civile ed assistita dall'avvocato Manola Mazza del foro di Lecco), infatti, sarebbe iniziato con la nascita della secondogenita.
“Ora che non è più a casa sono tutti più sereni” ha continuato, riferendosi ai nipoti e alla cognata. “Lei non se n'è mai andata perchè aveva paura delle conseguenze”.
Anche due cugini dell'uomo sono stati chiamati a testimoniare oggi, ma, mentre erano a conoscenza dei problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti del parente, nulla hanno saputo riferire in merito ad un eventuale rapporto burrascoso dei conviventi.
Ha invece difeso a spada tratta l'imputato suo zio: “Ho un rapporto molto bello con lui, è un bravo ragazzo” ha detto ai giudici. “Io, mia madre e mia sorella siamo gli unici della famiglia che andiamo a trovarlo in carcere a Pavia”.
Una brevissima camera di consiglio per valutare l'istanza sollevata dai difensori (“questo ragazzo non sta bene” ha dichiarato l'avvocato Marilena Guglielmana chiedendo gli arresti domiciliari a fini terapeutici), pochi minuti per fissare il rinvio al 26 settembre prossimo e poi, compreso il rigetto della domanda, il putiferio in aula.
F.F.
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