Siccità/6: Cosa resta nei torrenti senza l’acqua? Rifiuti di ogni genere e dimensione. In condizioni critiche anche molti argini

Abbiamo percorso il territorio della provincia di Lecco dalla Valsassina al lago, proseguendo verso sud lungo il corso dell'Adda. Il nostro viaggio, oltre ad osservare le conseguenze della siccità, ha permesso di toccare con mano le condizioni del nostro ambiente.

La situazione peggiore fra quelle che abbiamo incontrato al momento, è quella dei torrenti Curone, Molgoretta e Lavandaia che scorrono ai confini fra i comuni di Montevecchia, Cernusco Lombardone, Osnago e Lomagna. L'assenza di acque ha permesso di osservare con attenzione le condizioni degli argini e, soprattutto, cosa resta nel letto dei torrenti.

Camminando abbiamo incontrato ogni genere di rifiuto che, in condizioni normali, sarebbe rimasto nascosto al di sotto dell'acqua. Travetti e manufatti in cemento armato, plastiche di ogni genere, sacchi, alcuni contenenti ancora materiali cementizi o chimici, diversi pneumatici, anche di grandi dimensioni, pali di ferro, targhe d'auto, coperture di tetti, forse in amianto, sacchi dell'immondizia, lamiere, giocattoli, pattini, cassette in plastica, lastre di vetro, secchi con vernici e materiali cementizi, tubi, reti in nylon, bottiglie di vetro, oggetti in porcellana, scatole di conserve, schede elettroniche. Potremmo proseguire con la descrizione, ma è meglio fermarsi qui. Il quadro è chiaro. Ricordiamo solamente che tutto questo è stato visto in poco più di due chilometri percorsi lungo le rive dei torrenti Molgoretta, Curone e Lavandaia.

In diversi casi, la situazione delle sponde di questi torrenti non appare certo più confortante rispetto a quella dell'inquinamento causato dai rifiuti presenti nell'alveo. In alcune zone gli argini sono stati "puntellati" con travetti di cemento armato che, sotto l'azione congiunta delle radici degli arbusti e la forza delle acque, hanno finito per cedere finendo anche nel mezzo del letto dei torrenti. Non di frequente questi manufatti cementizi sono rotti, con i ferri esposti. Lungo le sponde del Lavandaia è possibile trovare due interi manufatti in cemento lunghi diversi metri, i più grandi fra quelli che abbiamo avuto modo di vedere. Non bastasse, a breve distanza, "sdraiato" come se nulla fosse nel letto del torrente vi è un intero palo in cemento armato. Osservando bene scopriamo che si tratta di uno dei pali normalmente usati nelle reti di distribuzione della corrente elettrica. Come sia finito lì, in quelle condizioni, resta un mistero.

Lungo i torrenti Molgoretta e Curone, in alcuni punti, gli argini sono scavati dalle acque, e diversi arbusti sono caduti all'interno dei letti dei due torrenti. Tronchi lunghi svariati metri, una volta piante ad alto fusto, sono ormai adagiati trasversalmente nei torrenti. Nel corso degli scorsi mesi hanno finito per creare vere e proprie barriere composte da rami, radici, e tutto quello che le acque dei torrenti hanno portato con sé. In alcuni casi, queste "barriere" sono alte diversi metri, complici anche le "buche" nei letti dei torrenti, tipiche di questi corsi d'acqua che possono restare a lungo secchi per poi divenire impetuosi alle prime piogge autunnali.

 

Inutile immaginare dove questi tronchi e rami finiranno quando il livello delle acque tornerà a salire. Potranno causare delle barriere al deflusso delle acque, causando inondazioni nei campi, oppure, se trasportati dalla corrente, potranno finire per incastrarsi contro i pilastri dei ponti che incontreranno muovendosi verso sud.

Sempre a causa dell'erosione delle sponde, altri alberi sono a un passo dal cadere. Le radici sono esposte e private del terreno trasportato via dall'acqua. Questi alberi sembrano restare in piedi solo in attesa della prossima piena. Camminando, oltre ai manufatti in cemento, forse posizionati proprio nel tentativo di rinforzare gli argini, troviamo anche delle reti metalliche, normalmente usate in edilizia, forse posate con il medesimo intento.

Galleria fotografica (47 immagini)

Nel recente passato alcuni interventi di sistemazione degli argini del Molgoretta sono stati eseguiti nei territori comunali di Lomagna e Osnago. L'impressione che abbiamo avuto è che siano stati solo degli interventi che hanno migliorato situazioni limitate. Restano però zone, anche a breve distanza, dove sono stati eseguiti interventi più inefficaci, oppure ancora dove non è stato eseguito nessun intervento e le sponde permangono in condizioni critiche. Scorrendo i documenti del comune di Osnago relativi al "Reticolo idrico minore" - in cui rientrano Molgoretta e Curone - ci imbattiamo in un passaggio che sembra descrivere bene quella che è la situazione. Leggiamo, relativamente alle condizioni di dissesto dei corsi d'acqua:

"[...] si sono anche rilevate situazioni di criticità conseguenti ad impropri interventi eseguiti sul corso d'acqua per la soluzione di un problema particolare. La soluzione di una condizione di difficoltà, in assenza di una visione strategica ed organica, ne ha innescate altre. Ciò è espressione della complessiva assenza di organicità nella gestione dei corpi idrici, che viene effettuata solo occasionalmente, per tamponare situazioni di disagio".

 

 

Se la memoria non ci inganna, la situazione che abbiamo di fronte non ci appare come nuova. Realizzando una rapida ricerca, troviamo una copia del giornale "Solaria" edito a Lomagna duranti gli anni Novanta. Era il novembre 1995 quando il periodico pubblicava un articolo intitolato "Quater pass adree a la rogia". Un racconto del tentativo di fare una passeggiata in riva al torrente Molgoretta, lungo gli antichi sentieri in un paesaggio gradevole. Lo scenario trovato e descritto non fu però troppo differente da quello attuale. Rifiuti nei letti dei fiumi e manufatti in cemento lungo gli argini, oltre a un degrado complessivo del contesto ambientale e della vegetazione. Scopriamo che 27 anni dopo la situazione è forse parzialmente migliorata, ma il problema ambientale è lontano dall'essere risolto.

Camminando in zona "Stretta" a Lomagna, nei pressi dell'omonimo ponticello agricolo che consente di attraversare il Molgoretta, troviamo un cartello. Posizionato dall' "Ente Parco di Montevecchia e Valle del Curone" ricorda il "Divieto di Pesca". Un tentativo di tutelare l'ambiente che appare stridente con il paesaggio circostante.

L.A.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.